D’Alema, Massimo

(Roma 1949, viv.). Uomo politico italiano. Dirigente della Federazione Giovanile Comunista Italiana (di cui fu segretario nazionale dal 1975 al 1980) e del PCI, dal 1988 al 1990 fu direttore del giornale del partito L’Unità. Fu con Achille Occhetto tra i protagonisti della svolta che portò allo scioglimento del PCI e alla nascita del Partito Democratico della Sinistra (PDS) nel 1991. Nel 1994, anno della sconfitta elettorale dello schieramento progressista nei confronti del Polo delle Libertà guidato da Silvio Berlusconi, sostituì Occhetto alla guida del partito. Contribuì alla costituzione dello schieramento di centrosinistra dell’Ulivo, che vinse le elezioni politiche del 1996 e governò il paese con l’esecutivo diretto da Romano Prodi. Nel 1997 presiedette la Commissione Bicamerale per le riforme istituzionali, che non riuscì a produrre risultati significativi. Nel 1998, caduto il governo Prodi per l’abbandono della maggioranza da parte di Rifondazione Comunista, divenne Presidente del Consiglio, carica che abbandonò nel 2000 in seguito alla sconfitta del centrosinistra nelle elezioni regionali. Dal 2004 al 2006 fu parlamentare europeo e, all’indomani della vittoria della coalizione di centro-sinistra nelle elezioni politiche del maggio dello stesso anno, fu nominato Ministro degli Esteri, incarico che mantenne fino al gennaio del 2008. Nel 2007 fu promotore di una moratoria, presentata all’ONU, della pena di morte nel mondo. Dal 2000 al 2007 fu presidente dei Democratici di sinistra (DS). Nel 2003 e nel 2008 fu nominato vicepresidente dell’Internazionale socialista. Nel 2007 fu tra i fondatori del Partito Democratico (PD).
Dal 2010 presiede il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), cioè l’organo preposto al controllo dei servizi segreti.