Crispi, Francesco

(Ribera 1818, † Napoli 1901). Uomo politico italiano. In gioventù fu repubblicano e autonomista siciliano e nel 1848 fece parte del governo provvisorio di Palermo in occasione della rivolta antiborbonica. Negli anni successivi, durante l’esilio, conobbe Mazzini (Londra, 1855), dal quale assorbì l’ideale nazionale unitario. Tornò a Palermo nel 1859 per organizzare un moto nazionale che non lasciasse l’iniziativa risorgimentale nelle mani della dinastia sabauda. Nel 1860 si recò in Piemonte per convincere Garibaldi a intervenire in Sicilia. Durante la spedizione dei Mille, fu segretario di Stato della Dittatura di Garibaldi in Sicilia. Deputato della Sinistra, non condivise l’avventurismo dell’iniziativa garibaldina del 1862 e nel 1865 maturò il definitivo distacco dal repubblicanesimo e si avvicinò alla monarchia, convinto che i repubblicani fossero causa di divisione e di ostacolo all’unità nazionale. Acceso anticlericale, dopo la presa di Roma criticò la legge delle “guarentigie”. Quando la Sinistra storica conquistò il governo (1876) divenne presidente della Camera e fu ministro dell’Interno sotto Depretis (1877). Alla morte di Depretis divenne capo del governo (1887) e tenne per sé anche i ministeri degli Interni e degli Esteri, accentuando la gestione autoritaria dell’esecutivo cominciata negli anni precedenti. Continuò la politica di riforme della Sinistra, con l’istituzione dell’eleggibilità dei sindaci e con il Codice Penale Zanardelli, che abolì la pena di morte e consentì la libertà di sciopero. Grande ammiratore di Bismarck, rafforzò la Triplice Alleanza, che assunse un carattere sempre più marcatamente antifrancese. Convinto colonialista, intensificò la presenza italiana nel Corno d’Africa, firmando il trattato di Uccialli (1889) col negus Menelik e istituendo la colonia di Eritrea (1890). Per favorire lo sviluppo industriale nazionale, adottò una politica protezionistica, che determinò una guerra commerciale con la Francia, avvantaggiando le industrie del nord e i latifondisti del sud (produttori di cereali destinati al consumo nazionale), ma colpendo le esportazioni dell’agricoltura meridionale, col risultato di frenarne lo sviluppo. Costretto alle dimissioni nel 1891 per una richiesta di aumento delle imposizioni fiscali, tornò al potere nel dicembre 1893, invocato dalle classi dominanti come “uomo forte” che riportasse l’ordine in Sicilia, dov’era scoppiato il movimento dei Fasci siciliani. Oltre ai Fasci Siciliani, represse con mano ferma anche i moti anarchici di Lunigiana e sciolse il neonato Partito socialista (1894), convinto che le lotte sociali costituissero un grave attentato alla sicurezza e all’unità nazionale. La ripresa dell’avventura coloniale in Etiopia si rivelò un fallimento e Crispi, dopo le sconfitte dell’Amba Alagi (1895) e di Adua (1896), fu costretto alle dimissioni (marzo 1896) e abbandonò la vita politica.