Crimea, guerra di

È la guerra che oppose da un lato la Russia e dall’altro l’impero ottomano, sostenuto da una coalizione internazionale formata da Francia, Gran Bretagna e Regno di Sardegna. Il conflitto ebbe come causa immediata il rinnovato tentativo della Russia di acquistare la supremazia nei Balcani a danno dell’impero ottomano. Il pretesto fu costituito dal rifiuto da parte del sultano di accettare il protettorato russo sulle comunità ortodosse dell’impero. Dopo che la Russia invase la Moldavia e la Valacchia, tributarie dell’impero, la Turchia dichiarò guerra il 4 novembre, forte dell’appoggio di Gran Bretagna e Francia – le quali, timorose dell’espansionismo russo, entrarono esse stesse in guerra nel marzo 1854. Successivamente anche il Piemonte inviò contro la Russia un corpo di spedizione per ottenere l’appoggio di Gran Bretagna e Francia alla propria azione in Italia. L’assedio di Sebastopoli da parte delle forze della coalizione, iniziato nell’ottobre 1854, continuò – dopo le importanti vittorie degli anglo-francesi nelle battaglie di Balaklava del 25 ottobre e di Inkerman del 5 novembre 1854 – fino al settembre del 1855, quando la città venne abbandonata dai russi. Nonostante avesse riportato alcuni successi sui turchi nel Caucaso, lo zar Alessandro II fu costretto alla resa e ad accettare le condizioni di pace fissate al congresso di Parigi (25 febbraio – 30 marzo 1856): il rispetto dell’integrità e dell’autonomia dell’impero ottomano, la rinuncia al ruolo di protettore degli ortodossi dell’impero, la concessione dell’autogoverno a Moldavia, Valacchia e Serbia. Fortemente ridimensionata nelle sue ambizioni, la Russia dovette per qualche tempo ripiegare sui propri problemi interni, cessando di giocare un ruolo attivo sulla scena internazionale. Al congresso di Parigi il Piemonte dei Savoia e di Cavour, che aveva partecipato al conflitto con un rilevante contingente di uomini, poté perorare la causa dell’indipendenza italiana dall’Austria.