Costa Rica (Costarica)

Stato attuale dell’America centrale.

  1. Le origini
  2. Il Costarica indipendente
  3. Il Costarica dopo il Duemila
1. Le origini

Il Costarica fu scoperto da Cristoforo Colombo nel 1502, durante il suo quarto viaggio in America, e colonizzato dagli spagnoli. Divenuto provincia della capitaneria generale del Guatemala nel 1540, i suoi confini furono fissati tra il 1560 e il 1573 da Juan Vásquez de Coronado che ne esplorò il territorio e ne divenne governatore, distinguendosi per l’abilità e la coscienziosità con cui seppe amministrare il paese. Durante l’epoca coloniale si affermò nel Costarica una classe di piccoli e medi proprietari creoli, dediti per lo più alla coltivazione del tabacco, il cui commercio illegale col Panamá e con i contrabbandieri inglesi divenne una delle principali risorse del paese. L’indipendenza dalla Spagna fu ottenuta assieme agli altri territori del Centro America nel 1821, allorquando la capitaneria generale del Guatemala decise di unirsi al Messico, liberatosi dalla dominazione spagnola proprio in quell’anno. Nel 1823 la capitaneria si staccò dal Messico e le sue province (Costarica, Guatemala, Honduras, Nicaragua ed El Salvador) formarono la Federazione dell’America Centrale, che si sciolse nel 1838.

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2. Il Costarica indipendente

Da allora in avanti il Costarica costituì una repubblica indipendente e autonoma. Vi furono negli anni successivi conflitti armati tra partiti rivali e con i paesi confinanti, in particolare col Nicaragua, ma nell’insieme grazie alla relativa omogeneità culturale ed economica della sua popolazione – composta in larga maggioranza di agricoltori bianchi – la vita politica del Costarica fu caratterizzata da un grado di violenza minore rispetto agli altri stati del Centro America. La coltivazione del caffè introdotta agli inizi dell’Ottocento e la produzione su vasta scala della banana, iniziata con la massiccia penetrazione del capitale statunitense durante la presidenza del generale Tomás Guardia (1870-82), permisero un consistente aumento del reddito pro capite e un miglioramento generale delle condizioni di vita della popolazione. A partire dal 1890, anno in cui si ebbero le prime elezioni libere, il Costarica conobbe un periodo di relativa stabilità politica, interrotto soltanto nel 1917-19 dalla dittatura militare del generale Federico Tinoco e nel 1948-49 da una rivolta, scoppiata in seguito al rifiuto del Congresso di riconoscere il neoeletto presidente riformista Otilio Ulate. La ribellione fu sedata, dopo un breve periodo di guerra civile, dal socialista José Figueres Ferrer che riportò Ulate al governo. Nel 1949 una nuova costituzione, l’ottava a partire dal 1825, pose le premesse per la costruzione di uno stato di tipo socialdemocratico: i due principali partiti alternatisi alla guida del paese furono il Partito unitario di opposizione (PUO), di orientamento conservatore, e il Partito di liberazione nazionale (PLN), socialista. Nel 1953 fu eletto presidente Figueres (1953-58), che avviò un programma di riforme economiche e sociali e ottenne dalla United Fruit Company, la potente corporation che si era assicurata il monopolio della produzione delle banane in Centro America, un consistente incremento della quota di profitto versata allo stato. Nel 1955, i governi conservatori dell’Honduras e del Nicaragua, adducendo a pretesto le presunte simpatie “comuniste” di Figueres, tentarono di deporlo con l’aiuto di fuoriusciti. Scoppiò una grave crisi, che fu risolta con la mediazione dell’Organizzazione degli Stati Americani. Da allora fino al 1978 si susseguirono alla carica di presidente esponenti del PLN. Le elezioni del 1978 diedero la vittoria a Rodrigo Carazo Odìo, candidato di una coalizione di partiti di centrodestra, ma nel 1982 il socialista Luis Alberto Monge riconquistò la presidenza e la maggioranza assoluta dei seggi all’assemblea legislativa. Monge attuò una politica di austerità per far fronte al caos economico ereditato dalla precedente amministrazione. In politica estera, la preoccupazione per lo stato di crisi crescente nell’America centrale lo indusse a rinsaldare i rapporti con gli Stati Uniti: il governo, tuttavia, dichiarò la neutralità del Costa Rica e nel 1983 condannò l’invasione statunitense di Grenada. Accusato dal Nicaragua di ospitare sul proprio territorio guerriglieri antisandinisti, i cosiddetti contras, Monge cercò invano di ottenere l’invio di una forza multinazionale di pace da parte dell’Organizzazione degli Stati Americani. La sua politica, tesa alla ricerca di una soluzione pacifica dei conflitti regionali, fu continuata dal suo successore Oscar Arias Sánchez, il quale nel 1987 elaborò un piano di pace per il Centro America sottoscritto dai cinque paesi dell’area: un piano che gli valse, nel 1987, il premio Nobel per la pace. Ingerenze esterne (degli Stati Uniti da una parte e di Cuba e dei paesi filocastristi dall’altra) limitarono fortemente le possibilità di successo di Arias che, oltre alle difficoltà di politica estera, dovette affrontare gli effetti di una grave crisi economica che investì tutta l’America Latina. Nuove misure di austerità, richieste dalla situazione, suscitarono un’ondata di proteste che sfociarono nel 1988 in violenti disordini. La firma da parte di Arias di un accordo soddisfacente con il Fondo Monetario Internazionale per il debito estero nel 1989 non fu sufficiente a risollevare le sorti del suo partito. Le elezioni del 1990 segnarono la vittoria del candidato conservatore Rafael Calderón Fournier che, all’atto del suo insediamento, si dichiarò favorevole a una politica liberistica. Nel 1994 venne eletto presidente Jose Maria Figueres, che, come poi anche il suo successore Miguel Angel Rodríguez, eletto nel 1998 come esponente del Partito di unità socialcristiana (PUSC), si trovò a dover fronteggiare una pesante situazione economica. Alle successive elezioni presidenziali gli successe Abel Pacheco (PUSC).

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3. Il Costarica dopo il Duemila

Le elezioni legislative del 2002, registrarono, per la prima volta, la sconfitta dei due principali partiti, il PUSC e il PLN, che furono superati dal Partito di azione civica (PAC). Nel 2003, grazie a un emendamento costituzionale, fu permesso al’ex presidente Arias di ricandidarsi alle presidenziali del 2006, in occasione delle quali batté di margine il candidato del PAC. Avviò la liberalizzazione di alcuni importanti settori economici – tra cui quello dell’elettricità e delle telecomunicazioni – e caldeggiò la ratifica del CAFTA-DR nel 2007. Nel 2009, grazie a una sentenza della Corte internazionale di giustizia, fu posto termine alla pluridecennale disputa di confine con il Nicaragua.


Le elezioni presidenziali del 2010 furono vinte, per la prima volta, da una donna, Laura Chinchilla, candidata del PLN, che si impegnò nella lotta contro la criminalità organizzata legata al traffico degli stupefacenti.

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