Costantino I, Flavio Valerio

(Naisso 285 circa, † Nicomedia 337). Imperatore romano dal 306 al 337. Figlio di Costanzo I Cloro, trascorse la gioventù a Nicomedia, alla corte di Diocleziano prima e di Galerio poi, in qualità di ostaggio a garanzia della buona condotta paterna. Nel 306 raggiunse Costanzo, ormai vecchio e malato, in Britannia dove, alla morte di questi, fu acclamato imperatore dalle truppe. Nel frattempo a Roma, dove Galerio aveva tentato di applicare l’imposta fondiaria, la popolazione insorse proclamando imperatore Massenzio, figlio di Massimiano, e Valerio Severo, sceso in Italia, venne catturato ed eliminato. Nel 308 si tentò di ricostruire il sistema tetrarchico, ma esso era ormai irrimediabilmente fallito. Massimiano fu catturato e ucciso a Marsiglia dalle forze di Costantino (310), Galerio morì di cancrena progressiva (311): restarono a fronteggiarsi Costantino e Massenzio in Occidente e Licinio e Massimino Daia in Oriente. Nel 312 Costantino scese in Italia, vinse le città del nord e marciò su Roma sconfiggendo Massenzio al Ponte Milvio; secondo la tradizione egli, grazie a una visione, avrebbe fatto apporre sullo scudo dei soldati il monogramma di Cristo, simbolo di vittoria: i cristiani lo considerarono un novello Mosè. L’anno successivo Costantino emanò insieme a Licinio, giunto in Italia per sposare sua sorella Costanza, l’editto di Milano che riconosceva la libertà di culto ed equiparava il cristianesimo a tutte le altre religioni; pochi mesi dopo i due cognati, grazie alla vittoria nei Balcani di Licinio su Massimino Daia, rimasero gli unici padroni dell’impero. Ben presto, però, si delinearono i primi disaccordi che precipitarono definitivamente nel 320, anno in cui Licinio riprese le persecuzioni contro i cristiani d’Oriente. Sconfitto il rivale ad Adrianopoli e a Crisopoli (324), Costantino rimase unico imperatore. Seguendo il cammino tracciato da Diocleziano egli completò l’evoluzione del principato in senso monarchico e accentratore, portò a compimento la separazione dei comandi civili da quelli militari, creò un poderoso esercito campale (comitatenses), meglio pagato delle truppe di frontiera (limitanei), riformò il sistema monetario. Nel 326 iniziarono i lavori per la fondazione di Costantinopoli, nuova Roma, sorta sull’area di grande importanza strategica dell’antica Bisanzio e capitale dell’impero. Emotivo e superstizioso, profondamente colpito dalla forza del cristianesimo nonostante le persecuzioni, Costantino appoggiò concretamente la chiesa, pur non arrivando mai a perseguitare i pagani. Avendo come obiettivo il mantenimento dell’unità ecclesiastica, indispensabile per l’unità dell’impero, convocò nel 325 a Nicea un concilio per condannare l’arianesimo, cui peraltro si avvicinò negli anni successivi. Esaltato dai cristiani e contemporaneamente divinizzato dai pagani, lasciò un’eredità difficile: un’incombente guerra contro i persiani e odi acerbissimi tra i suoi successori.