corporazioni

Associazioni professionali e di mestiere finalizzate alla regolamentazione dell’attività e dei rapporti di lavoro, nonché alla tutela degli interessi generali di una determinata categoria. Si tratta di un fenomeno antichissimo, presente già presso gli antichi imperi orientali (indiano, egizio). A Roma i collegia opificum o artificum si organizzarono soprattutto in età imperiale, come enti riconosciuti dallo stato, dotati di personalità giuridica e di alcuni privilegi, tra cui esenzioni fiscali. Avevano una sede (la schola) e un syndicus o actor che li rappresentava in giudizio. Con Diocleziano da associazioni spontanee diventarono organizzazioni coatte (decreto del 297). Nel medioevo le gilde germaniche e le corporazioni comunali trassero impulso dal rilancio economico e commerciale successivo all’anno Mille. Egemonizzate dai magistri, le corporazioni regolamentavano: i rapporti tra i datori di lavoro e i loro soci o laborantes; la formazione e la paga minima dei discipuli (apprendisti); l’organizzazione della produzione e della distribuzione, per garantire la qualità dei prodotti e fissare prezzi comuni, evitando la concorrenza tra gli associati. Parteciparono al conflitto di classe tra il popolo grasso e i magnati per il controllo politico del comune, alleandosi nelle societates populi, guidate dal “capitano del popolo”. Furono coinvolte anche nelle lotte tra il popolo grasso e il popolo minuto, come nel caso fiorentino, che vide le corporazioni dividersi in arti maggiori e arti minori e combattersi in un aspro conflitto. Dopo secoli di controllo delle attività artigianali cittadine, le corporazioni entrarono in crisi nella seconda metà del XVIII secolo, a causa della convergenza di molteplici fattori, tra cui l’aumento demografico, rispetto al quale l’economia corporativa risultava statica e inadeguata e la diffusione del sistema domestico e, successivamente, del sistema di fabbrica, che con il macchinismo rese obsoleto – oltreché antieconomico – il lavoro artigianale nei settori strategici della produzione (rivoluzione industriale). Le corporazioni furono soppresse per legge quasi ovunque tra il XVIII e il XIX secolo. Un nuovo ordinamento di tipo corporativo fu introdotto nell’Italia fascista, poi imitata dalla Germania nazista (corporativismo). La Carta del Lavoro del 1927 stabilì i principi di tale ordinamento, che fu attuato nel 1934 con l’istituzione di 22 corporazioni (6 per l’agricoltura, 10 per industria e commercio, 6 per i servizi), coordinate dal Consiglio Nazionale delle Corporazioni (500 consiglieri effettivi e 500 aggregati). Loro funzione principale era la soluzione dei rapporti tra capitale e lavoro in un quadro di collaborazione tra le classi in vista dei “superiori interessi della nazione”. L’ordinamento corporativo fascista fu soppresso il 23 novembre 1944.