corporativismo

Dottrina politica e sociale mirante a risolvere il conflitto tra lavoro e capitale sul piano dell’armonia sociale e, più in generale, a indicare nei “corpi intermedi” – per lo più associazioni economiche e professionali – la mediazione ideale tra l’individuo e lo stato. Sviluppatosi nel XIX secolo nell’ambito della reazione del pensiero cristiano all’individualismo dell’ideologia liberale, il corporativismo vide nelle corporazioni medievali il modello per la riorganizzazione sociale e la liberazione dell’individuo dall’isolamento atomistico della società borghese. Accanto alle associazioni professionali, furono rivalutate le “comunità naturali” come la famiglia. Leone XIII, nell’enciclica Rerum Novarum (1891), indicò nella collaborazione corporativa tra padroni e operai, rispettosi dei reciproci diritti, la soluzione solidaristica della questione sociale e la base per la dottrina sociale della chiesa. In tale direzione si mossero il sindacalismo cattolico, alternativo a quello classista dei socialisti, e i primi teorici della democrazia cristiana (Toniolo, Murri, rivista “Cultura sociale”). L’ideale corporativo fu sviluppato anche nel pensiero sociologico di Durkheim, come soluzione della tendenza all’anomia della società contemporanea. Ipotesi di riorganizzazione corporativa della vita sociale e politica ebbero una discreta fortuna, tra XIX e XX secolo, in vari paesi europei, per lo più in connessione con dottrine politico-sociali di stampo conservatore e autoritario. Il corporativismo fu ripreso anche dal nazionalismo italiano (Alfredo Rocco) del XX secolo, con l’intento di soffocare la lotta di classe e di convogliare tutte le energie verso i “superiori interessi della nazione”. Il fascismo, influenzato dalle idee dello stesso Rocco, oltre che dalla filosofia di G. Gentile, di derivazione hegeliana, stabilì nella Carta del Lavoro del 1927 i princìpi dello stato corporativo. Ne derivò un ordinamento sociopolitico ipocritamente presentato come terza via tra capitalismo e socialismo, ma che di fatto soppresse ogni forma di sindacalismo libero (vietando i diritti di sciopero e di associazione al di fuori dei sindacati fascisti), subordinò gli interessi dei lavoratori a quelli dell’alleanza tra il regime e il padronato e legittimò, alla fine degli anni Trenta, lo smantellamento definitivo del sistema parlamentare. Il nazismo, i fascismi spagnolo e portoghese e alcune esperienze nazionalistiche latino-americane (peronismo) si ispirarono al corporativismo del fascismo italiano.