corporatismo

Il termine deriva da corporativismo, del quale si può considerare, in un certo senso, la versione “liberale”. Esso definisce processi e istituzioni che alla rappresentanza parlamentare affiancano il principio della rappresentanza funzionale, in base al quale organizzazioni di interessi socioeconomici (sindacati operai, associazioni imprenditoriali, trust e cartelli) ottengono una posizione privilegiata in un processo di contrattazione che si svolge al di fuori di formali controlli democratici, in cambio del sostegno alle politiche approvate e del rispetto degli accordi conseguiti. La categoria del corporatismo si è affermata negli ultimi decenni come strumento di analisi dei processi di crescita e trasformazione delle società industriali avanzate. Le caratteristiche di un sistema definibile come corporatista iniziarono a profilarsi alla fine dell’Ottocento con il crescente peso politico e sociale degli interessi economici organizzati, ma furono notevolmente sviluppate dalla prima guerra mondiale e dai grandi mutamenti che essa determinò nella sfera socioeconomica e in quella statale. Tratti fondamentali del corporatismo, che assunse e assume forme anche molto diverse nei vari paesi, si possono considerare: l’inserimento della classe operaia organizzata in un sistema di contrattazione sotto la supervisione dello stato; l’intreccio tra economia privata e intervento statale nell’economia; il declino dell’autorità del parlamento in quanto sede privilegiata di mediazione e decisione politica: un fenomeno, quest’ultimo, già avviato con la nascita dei moderni partiti politici di massa.