cooperativismo

Movimento diretto ad affermare il principio della cooperazione e i valori della solidarietà in contrapposizione a quelli dell’individualismo competitivo. Il cooperativismo ebbe le sue origini in Inghilterra. Le prime iniziative di cooperazione furono prese dal socialista riformista Robert Owen nei primi decenni dell’Ottocento. Il movimento si diffuse in Francia a opera di Fourier, di Saint-Simon e dei suoi seguaci, di Cabet, di Buchez, Derrion e Proudhon, in Germania e anche in Italia, dove ebbe tra i suoi sostenitori Mazzini. A Lione venne costituita nel 1834 la prima cooperativa di consumo. Scopo del movimento era quello da un lato di fornire con le cooperative merci a basso prezzo in chiave antispeculativa e dall’altro di organizzare imprese a conduzione democratica sotto il controllo dei consumatori e a sostegno dei lavoratori e degli strati più poveri della popolazione. Un momento centrale nella storia del cooperativismo fu la fondazione nel 1844 a Rochdale, in Inghilterra, per iniziativa di un gruppo di tessitori, i “Probi Pionieri di Rochdale”, di uno spaccio. Il cooperativismo estese i propri scopi dagli obiettivi economici a quelli culturali ed educativi. Un impulso significativo il cooperativismo ricevette anche da correnti di socialismo cristiano. Nel 1852 in Inghilterra venne varata la prima legge che regolamentava la cooperazione. A mano a mano la cooperazione estese i suoi compiti costituendo cooperative di produzione e istituti finanziari. Intorno al 1880 il movimento organizzava in Gran Bretagna mezzo milione di soci e oltre un migliaio di società. In Francia, dove esso conobbe un imponente sviluppo, Charles Gide (1847-1932) teorizzò a fine Ottocento la “repubblica cooperativa”, i cui principi erano la democrazia economica e l’affermazione di un sistema economico socialista, basato sì sulla fine del profitto e sul primato della produzione ma anche sulla competizione tra le imprese. Verso la fine del secolo andarono sempre più estendendosi le cooperative socialiste. Grande sviluppo ebbe il cooperativismo anche in Belgio (dove particolarmente stretto fu il legame tra movimento cooperativo e movimento socialista, ma dove presero piede altresì, sia pure con un carattere minoritario, le cooperative cattoliche), nei Paesi Bassi, nella penisola scandinava e in Svizzera. Un grande peso le cooperative acquistarono tra Otto e Novecento in Germania. Qui un impulso determinante venne dato dal liberale Hermann Schulze-Delitzsch (1808-1883) nel campo della cooperazione artigiana e di credito e da Friedrich W. Raiffeisen in quello del sostegno al mondo rurale. In Germania e in Austria il legame della cooperazione con il movimento socialista si consolidò ai primi del Novecento, dopo un periodo di diffidenza dettato dal dottrinarismo marxista che considerava le cooperative come un palliativo riformistico. L’importanza del movimento cooperativo venne sanzionata dalla costituzione nel 1895 a Londra dell’Alleanza Cooperativa Internazionale. La cooperazione andò ulteriormente estendendosi nell’America del nord, in Asia e in Africa. Un rilevante esempio fu poi la costituzione di cooperative agricole in Palestina fin dai primi decenni del XX secolo, da cui si sarebbe sviluppato in Israele il collettivismo cooperativo dei kibbutzim. In Italia la cooperazione prese il suo avvio nell’ultimo decennio dell’Ottocento, trovando suoi autorevoli fautori in chiave di riformismo conservatore in Luigi Luzzatti e Leone Wollemborg. Essa si manifestò dapprima con la formazione di banche popolari e istituti di credito. Nel 1913 fu fondato l’Istituto Nazionale di Credito per le Cooperative. A sostegno della piccola proprietà lavoratrice i cattolici crearono un’imponente rete di casse rurali. Di iniziativa liberale fu la costituzione dei consorzi agrari. Dal canto suo il movimento socialista, a partire dai primi anni seguenti l’unità, si rivolse alle cooperative di consumo, produzione e lavoro, che si moltiplicarono soprattutto nell’Italia settentrionale e centrale sotto la direzione di uomini come A. Maffi, C. Prampolini e N. Baldini. Nel 1886 venne fondata la Federazione Nazionale delle Cooperative Italiane, trasformatasi nel 1893 nella Lega Nazionale delle Cooperative, la quale nel 1920 riuniva circa 8000 cooperative con 2 milioni di associati. Dopo la prima guerra mondiale, il mondo della cooperazione in Italia era diviso in tre correnti principali: quella maggioritaria di orientamento socialista, quella cattolica e, in terza posizione, quella legata prevalentemente al movimento nazionalista e combattentistico. Dopo l’ascesa al potere del fascismo (1922), la cooperazione venne statizzata con la creazione nel 1926 dell’Ente Nazionale per la Cooperazione. Crollato il regime (1943-45), la cooperazione venne riorganizzata con la costituzione di diverse organizzazioni legate ai partiti. Nel 1971 fu fondata l’Unione Nazionale delle cooperative. L’importanza della cooperazione nel mondo è mostrata dal fatto che nel 1977 l’Alleanza Cooperativa Internazionale riuniva organizzazioni di 65 paesi con oltre 300 milioni di soci. Negli anni Novanta il numero degli aderenti ha superato i 500 milioni.