contadini, guerra dei

Grande rivolta dei contadini della Germania centrale e meridionale sviluppatasi tra il 1524 e il 1525 sulla scia della lotta di Lutero contro l’autorità della chiesa. Anticipata già alla fine del XV secolo da movimenti di protesta dei ceti rurali più poveri, ebbe inizio nel giugno del 1524 e si estese assai presto in Svevia, Franconia, Turingia, Alsazia e nelle Alpi austriache. Nel 1525 i contadini espressero nei 12 articoli di Memmingen le loro rivendicazioni, tra cui l’abolizione della servitù, la riduzione delle tasse, la libertà di caccia e pesca; ma il movimento ebbe anche implicazioni religiose, se non politiche, dato il ruolo fondamentale che vi svolsero gli anabattisti, fautori di un comunismo a base religiosa da imporre anche con la violenza. Tra i capi della rivolta vi furono anabattisti come Thomas Müntzer e Balthasar Hübmaier, ma anche nobili impoveriti come Götz von Berlichingen e Florian Geyer. In un primo tempo Lutero svolse un ruolo di mediatore, ma in seguito, spaventato dagli “eccessi” dei contadini, ne invocò lo sterminio. Nel maggio 1525 gli insorti subirono due sconfitte decisive a opera dell’esercito dei principi, seguite da una sanguinosa repressione. Costata più di 100.000 morti e grandi devastazioni, la guerra prolungò per quasi tre secoli l’asservimento dei contadini e consolidò gli stati principeschi, riaffermando il principio luterano della sottomissione passiva all’autorità costituita.