Constant de Rebecque, Henri Benjamin

(Losanna 1767, † Parigi 1830). Filosofo, scrittore e uomo politico svizzero-francese. Ebbe una formazione cosmopolita e irregolare, ma fondamentali furono sia l’esperienza della Rivoluzione francese, sia l’incontro (1794) con Madame de Staël, con la quale stabilì un lungo sodalizio umano e intellettuale. Entrato nel suo circolo liberale parigino, ne condivise l’appoggio alla politica del Direttorio, e la seguì nel 1803 in Svizzera nell’esilio cui entrambi furono costretti per le loro divergenze con Napoleone Bonaparte. In Dello spirito di conquista e dell’usurpazione nei loro rapporti con la civiltà europea (1813) criticò l’espansionismo e l’autoritarismo napoleonici e il carattere antiquato della guerra come mezzo per la supremazia. Durante i Cento Giorni (1815) fu uno dei principali esponenti liberali, ma al ritorno di Napoleone dall’Elba si riavvicinò all’imperatore, e scrisse un atto addizionale alle costituzioni imperiali ispirato al costituzionalismo liberale; dopo Waterloo si rifugiò a Londra, dove pubblicò il romanzo psicologico e autobiografico Adolphe (1816). Tornato a Parigi, fu uno dei protagonisti della vita e dei dibattiti politici nella Francia della Restaurazione, grazie a un’intensa attività di teorico e pubblicista in difesa dei valori liberali. Nel 1819 e nel 1824 fu eletto deputato alla Camera. Nei Principi di politica (1815) criticò le teorie di Rousseau sulla volontà generale e sulla sovranità, nel nome della monarchia costituzionale e di una rappresentanza fondata sulla proprietà privata. Nel celebre Discorso sulla libertà degli antichi paragonata a quella dei moderni (1819) tracciò la distinzione tra due tipi fondamentali di libertà: la libertà come esercizio collettivo e diretto della sovranità, che fu propria degli antichi, e l’idea dei diritti privati di libertà individuale, che sono invece il cardine del concetto moderno di libertà e, più in generale, di tutta la tradizione del liberalismo.