congregazionalismo

È una delle molte forme del puritanesimo inglese e ha svolto un ruolo di primo piano nel superamento del cristianesimo di stato e, più in generale, del corpus christianum. Fin dal 1571 un gruppo di 27 persone aveva chiesto a Elisabetta I l’autorizzazione a costituirsi come comunità indipendente dalla chiesa anglicana, in un tempo in cui indipendenza veniva intesa come insubordinazione. Del resto c’era nel progetto del congregazionalismo (“una chiesa senza vescovo”) un risvolto politicamente eversivo (“uno stato senza re”). Il congregazionalismo fu infatti duramente perseguitato e non pochi suoi esponenti subirono il martirio. La prima comunità congregazionalista si costituì intorno a Robert Browne (1550 circa – 1633) nel 1580 a Norwich. Oggetto di persecuzioni, si diffuse soprattutto in America, terra di rifugio delle vittime dell’intolleranza religiosa europea. Il congregazionalismo afferma l’autonomia e l’autogoverno di ogni comunità locale, che si costituisce dal basso mediante un patto tra i credenti e si pone sotto il governo diretto di Cristo mediante la sua Parola e il suo Spirito. Sul piano dottrinale il congregazionalismo è sostanzialmente calvinista, tanto che nel 1970 il Consiglio Congregazionalista Internazionale è confluito nell’Alleanza Riformata Mondiale, confermando anche così la sua spiccata vocazione ecumenica.