Congo, Repubblica del

Stato attuale dell’Africa equatoriale.

  1. Dalle origini al periodo coloniale
  2. Il Congo indipendente
1. Dalle origini al periodo coloniale

In epoca precoloniale il paese fu sede della civiltà dei popoli di lingua bantu, che si sovrapposero ai pigmei spingendoli all’interno della foresta equatoriale. In particolare assunsero una certa importanza il regno dei Téké o Tio e il regno di Loango che, sorti intorno al XV-XVI secolo contemporaneamente al regno del Kongo (Congo, Repubblica democratica del), dopo il contatto con i bianchi divennero centri della tratta degli schiavi, sostituita a partire dal XIX secolo dal commercio dell’avorio. Intorno al 1875 il territorio del Congo fu esplorato da Savorgnan di Brazzà, che nel 1880 firmò con il re dei Téké un trattato con il quale quest’ultimo riconosceva la sovranità francese. L’accordo fu ratificato dal parlamento francese nel 1882 e pose le basi per l’espansione francese nell’Africa equatoriale attizzando al tempo stesso le mire coloniali del re Leopoldo del Belgio e degli inglesi. La conferenza di Berlino (1884-85), per questo detta anche conferenza del Congo, stabilì le rispettive aree di influenza di Belgio e Francia. Seguì nel 1887 il trattato di delimitazione dei confini fra la zona d’influenza francese (il “Medio Congo” già proclamato colonia francese l’anno precedente, nel 1886) e quella belga (il cosiddetto “Congo belga”). Nel 1891 venne infine costituita la colonia del Congo francese formata dall’unione di Medio Congo e Gabon. La colonizzazione francese di quest’area venne in gran parte attuata attraverso il sistema delle Compagnie di concessione. Esse impiantarono un sistema di sfruttamento delle popolazioni locali, costrette alla raccolta del caucciù (gomma naturale) in condizioni di semischiavitù. Nel 1905 vi furono insurrezioni dei raccoglitori: di fronte alle proteste avvenute anche in Francia e al venir meno dell’interesse economico verso il caucciù congolese, nel 1910 il territorio venne riorganizzato amministrativamente ed entrò a far parte della federazione dell’Africa equatoriale francese, la cui capitale venne posta a Brazzaville. A conclusione della grave crisi che contrappose la Francia alla Germania per il controllo del Marocco, la pace di Caillaux (4 novembre 1911) stabilì che la Francia cedesse la valle della Sangha alla Germania, che la annesse ai territori dell’attuale Camerun. La valle della Sangha ritornò tuttavia alla Francia nel 1919 (ripristinando così l’assetto territoriale del Congo francese). Il Congo oppose una tenace resistenza al dominio europeo, in particolare con il movimento matswanista, attivo dal 1926 al 1942. Territorio francese d’oltremare dal 1946, repubblica indipendente nell’ambito della Comunità francese nel 1958, il 15 agosto 1960 il paese ottenne l’indipendenza in un clima di violenta contrapposizione politica ed etnica fra il Partito progressista congolese (PPC), espressione dell’etnia m’bochi del nord, e l’Unione democratica di difesa degli interessi africani (UDDIA), sostenuto dai lari e dai kongo del sud.

Top

2. Il Congo indipendente

Nei primi anni dell’indipendenza prevalse sostanzialmente il sud, più densamente popolato e relativamente più avanzato, che impose al potere il suo partito (UDDIA) e il suo uomo forte (l’abate Fulbert Youlu, filoccidentale, presidente della repubblica fino all’agosto 1963); la presa del potere da parte dei militari alla fine degli anni Sessanta segnò invece la rivincita del nord. Dopo l’emarginazione politica di Youlou (1963), il nuovo presidente Alfonse Massemba-Débat, del PPC, fece infatti varare una nuova costituzione che, conferendo più potere al parlamento, avrebbe dovuto scongiurare tentativi autoritari come quello precedente di Youlu. Di fronte alla resistenza opposta dai partigiani di Youlu al nuovo corso si ebbe però una progressiva radicalizzazione dello scontro politico, che si concluse con l’estromissione degli elementi più moderati e l’instaurazione di un governo a partito unico, il Movimento nazionale della rivoluzione (MNR). Nel 1964 fu avviato il primo piano quinquennale secondo gli schemi dell’economia socialista; in politica estera furono stretti rapporti di alleanza con i paesi del Patto di Varsavia, con la Cina e Cuba. Una radicalizzazione della svolta filosocialista del paese si ebbe fra il 1968 e il 1970, quando il presidente Massemba-Débat dovette dimettersi e fu sostituito dal capitano Marien Ngouabi: iniziava così la fase del regime militare filomarxista che sarebbe durata un ventennio. Nel gennaio 1970 fu proclamata la “Repubblica popolare del Congo”: un regime a partito unico fondato sul Partito congolese del lavoro (PCT). Il Congo divenne allora un punto di riferimento sempre più importante per i movimenti rivoluzionari africani e proprio per l’appoggio dato alle forze antigovernative che operavano nello Zaire ruppe le relazioni diplomatiche con quest’ultimo. Seguirono vari tentativi di colpi di stato ed episodi di violenza culminati con l’assassinio del presidente Marien Ngouabi (marzo 1977). Alla guida dello stato si susseguirono allora esponenti militari, mentre si rinsaldavano i legami con i paesi socialisti. Dal 1977 al 1979 presidente della repubblica fu il colonnello Joachim Yhombi-Opango, a cui subentrò il colonnello Denis Sassou-Nguesso. Presidente dal febbraio 1979, questi avviò allora un tentativo di pacificazione interna e di progressiva transizione verso nuove forme istituzionali. Sassou-Nguesso, riconfermato presidente nel luglio 1989, nel corso del 1990 accettò l’introduzione del pluripartitismo e abbandonò il marxismo-leninismo. Con l’“Atto fondamentale” del giugno 1991 furono limitati i poteri presidenziali e fu riconosciuto anche formalmente il principio del pluralismo. Con lo stesso atto fu ripristinata anche la denominazione di “Repubblica del Congo”. Nel 1992 P. Lissouba vinse le elezioni presidenziali e legislative, ma si vide subito costretto a sciogliere il parlamento per l’impossibilità di costruire una maggioranza di governo stabile. La fine dell’esperienza del regime militare di ispirazione marxista registratasi agli inizi degli anni Novanta lasciò quindi di fatto un vuoto di potere e campo libero al riaccendersi di tensioni interetniche sempre latenti e pronte a riesplodere in una fase di gravissima crisi economica. Nel 1997 il generale Deniss Sassou-Nguesso rovesciò Liboussa, proclamandosi capo dello Stato e costituendo un governo di unità nazionale. I piani per la riconciliazione nazionale furono frustrati nel 1998 dall’erompere di nuovi violenti conflitti. Nel 1999 la guerra civile si concluse con accordi che prevedevano la redazione di una nuova costituzione, approvata con referendum nel 2002. Nel marzo dello stesso anno Sassou-Nguesso fu eletto presidente. La definitiva cessazione delle violenze nella parte meridionale del paese si ebbe solo nei primi mesi del 2003, in seguito a un nuovo accordo. Le elezioni presidenziali del 2009, boicottate dai principali candidati dell’opposizione, videro la rielezione di Sassou-Nguesso.

Top