Confucio

(Chang-ping, Shandong, 551 a.C., † ivi 479 a.C.). È il nome latinizzato di Kong-fuzi (maestro Kong). Mancano quasi del tutto notizie sulla sua vita fino a che non ebbe compiuto il cinquantesimo anno di età. Dopo di allora salì a importanti cariche pubbliche nello stato di Lu, divenendo ministro della giustizia. Come poi anche il suo seguace Mencio, Confucio reagì a quelle che considerava deplorevoli condizioni della cosa pubblica e in particolare alla corruzione, all’endemico stato di guerra e al potere sfrenato. Di qui la predicazione di un ordine fondato sulla pace e sulla giustizia. Per un decennio, tra i 55 e i 65 anni, girò per numerosi stati cercando di indurre i sovrani ad attuare il suo insegnamento, andando incontro però a una serie di delusioni. Cardine del suo insegnamento, che trovò la sua fucina in una scuola fondata nel suo paese d’origine e gli valse la devozione di numerosi discepoli, era una dottrina che poneva il rinnovamento etico dell’individuo quale fondamento del miglioramento dell’ordine della società. Le sue opere, raccolte dai suoi allievi, sono: il “Classico dei documenti” (Shujing), il “Classico delle odi” (Shijing), il “Classico delle mutazioni” (Yijing) e i “Dialoghi” (Lunyu). Nel corso del tempo, specie a partire dal 58 d.C. con la dinastia degli Han posteriori, le dottrine di Confucio vennero poste a fondamento di una vera e propria religione. A lui vennero eretti templi. Se non che questa sacralizzazione trovò l’opposizione di correnti di impronta razionalistica e laica. L’insegnamento di Confucio esercitò un’influenza immensa sulla cultura cinese. Nella repubblica popolare cinese (dal 1949) Confucio divenne oggetto di grandi controversie. Le sue dottrine furono combattute senza quartiere nel corso della “rivoluzione culturale”.