conciliarismo

Affermazione della superiorità del concilio ecumenico sul papa. Ebbe un momento di fortuna tra il XIV e il XV secolo, nel periodo del Grande (1378-1417) e del Piccolo (1439-49) Scisma, che vide la contrapposizione tra papi e antipapi, con grave pregiudizio per il prestigio del ruolo pontificale. Alla concezione curialistica della chiesa come monarchia papale, contrappose una visione della chiesa come una sorta di repubblica aristocratica, con il concilio, rappresentativo dell’élite dei vescovi, depositario del potere di assumere le decisioni fondamentali per la vita dell’istituzione e il papa come responsabile dell’esecuzione delle sue deliberazioni. Fu sostenuto da numerosi intellettuali, tra cui Marsilio da Padova, Guglielmo di Occam e Niccolò Cusano. Dopo la soluzione degli scismi e il recupero di credibilità dell’istituzione pontificia, il conciliarismo declinò e la chiesa si avviò verso il trionfo del curialismo e il rafforzamento dell’autorità centralistica del papa.