Comunità Europea

L’integrazione degli stati europei in organismi comunitari è un processo lento e graduale che è iniziato dopo la seconda guerra mondiale, ma che affonda le proprie radici nell’ideale federalista e nell’europeismo maturato negli ultimi due secoli. Dopo il 1945 il progetto comunitario ricevette il sostegno degli statisti di ogni paese dell’Europa occidentale, come l’inglese Churchill, gli italiani De Gasperi ed Einaudi, i francesi Schuman e Monnet, il tedesco Adenauer, il belga Spaak. Alla base del progetto c’era l’esigenza di ricostruire l’economia del continente, prostrata della guerra, in un periodo storico in cui le dimensioni del mercato non potevano più ridursi dentro i confini delle singole nazioni, pena la completa sudditanza nei confronti delle grandi potenze industriali e commerciali come gli Stati Uniti e, più tardi, il Giappone. Negli anni della guerra fredda l’unità europea occidentale significò anche un rafforzamento politico e militare in funzione antisovietica. Sui progetti concreti di realizzazione del processo integrativo si scontrarono due diverse posizioni: quella federalista, sostenuta principalmente da Altiero Spinelli, che intendeva assegnare forti poteri alle istituzioni comunitarie e principalmente al parlamento europeo, le cui decisioni avrebbero dovuto essere vincolanti per i singoli stati; e quella funzionalista, il cui principale interprete fu Jean Monnet, che prefigurava un’Europa di stati sovrani e indipendenti, uniti dalla volontà di risolvere insieme i problemi di portata continentale. Fin dall’inizio prevalse l’approccio funzionalistico, che affidava la costruzione dell’unità europea alla concertazione dei governi nazionali, con evidente limitazione dei poteri di organismi sovranazionali come il parlamento europeo. Ultimamente, a partire dal trattato di Maastricht, hanno iniziato ad affermarsi le istanze federalistiche di un rafforzamento dell’unità politica del continente, in direzione del superamento della sovranità nazionale, mediante l’aumento dei poteri del parlamento europeo. Si è comunque ancora lontani dall’ideale federalistico degli Stati Uniti d’Europa. Nel 1948 nacque l’OECE (Organizzazione Europea per la Cooperazione Economica), per coordinare le politiche economiche dei paesi aderenti al piano Marshall, con il quale gli USA avevano finanziato la ripresa economica europea. Nel 1949 venne istituito il Consiglio d’Europa, composto di un comitato di ministri e di un’assemblea consultiva, con sede a Strasburgo. L’anno successivo, il Consiglio d’Europa stabilì la “Convenzione sui diritti dell’uomo”, che impegnò gli stati membri a promuovere e garantire i fondamentali diritti inviolabili dell’individuo. Nel 1951 l’Europa “dei Sei” (Italia, Francia, Germania Ovest, Belgio, Olanda, Lussemburgo) istituì la CECA (Comunità Europea per il Carbone e per l’Acciaio), con sede a Lussemburgo. Scopo della CECA era la politica comune della produzione, della distribuzione e dei prezzi del carbone e dell’acciaio, materie strategiche per la ripresa economica del continente. Nel 1954 fallì il progetto di creare un esercito comune europeo con la CED (Comunità Europea di Difesa), per l’opposizione francese al riarmo tedesco; la concertazione di una comune politica estera avvenne però in sede UEO (Unione dell’Europa Occidentale). Nel 1957, col trattato di Roma, nacquero la CEE (Comunità Economica Europea) e l’EURATOM, per lo studio degli usi pacifici dell’energia atomica. Finalità della CEE erano: lo sviluppo di un mercato comune per il miglioramento socioeconomico complessivo e armonioso degli stati membri (art. 2 del trattato istitutivo); l’abolizione tra gli stati membri di dazi doganali e contingentamenti (raggiunta nel 1968); una politica doganale comune nei confronti dei paesi terzi; la libera circolazione delle persone, dei servizi e dei capitali; il coordinamento delle politiche agricole, dei trasporti e delle economie nazionali. Nel 1958 si riunì per la prima volta a Strasburgo il parlamento europeo, composto di delegazioni dei parlamenti nazionali. Negli anni Sessanta il presidente francese de Gaulle frenò il processo di integrazione, impedendo l’ingresso nella CEE alla Gran Bretagna, filoamericana e per lungo tempo contraria all’integrazione europea, e imponendo una concezione puramente economica dell’unità europea, che lasciasse piena sovranità politica agli stati nazionali (l’“Europa delle patrie”). Nel 1965 si ebbe l’unificazione degli organismi istituzionali delle tre comunità (CEE, CECA, EURATOM). Terminata la presidenza de Gaulle, la CEE aprì le porte alla Gran Bretagna, all’Irlanda e alla Danimarca (1973), dando vita all’Europa dei Nove. Nel 1973 ebbe inizio la conferenza di Helsinki sulla sicurezza e la cooperazione in Europa, che avvicinò le due Europe (occidentale e orientale) in un comune impegno per lo sviluppo della libertà e dei diritti civili. Nel 1975 continuò la proiezione internazionale della CEE, con la firma della convenzione di Lomé con 66 paesi africani, per favorirne lo sviluppo attraverso sconti doganali, investimenti, trasferimenti di tecnologia avanzata, aiuti alimentari e forme di cooperazione socioculturale. Nel 1979 per la prima volta il parlamento europeo fu eletto direttamente dai cittadini a suffragio universale. Nello stesso anno fu istituito lo SME (Sistema Monetario Europeo), che regolò i rapporti tra le diverse monete, stabilendo un limite massimo di oscillazione dei reciproci valori, e nacque l’ECU, la moneta comunitaria. Nel 1981 anche la Grecia entrò nella CEE (“Europa dei Dieci”). Nel 1985 il Consiglio Europeo approvò l’Atto Unico Europeo, entrato in vigore nel 1987. Esso prevedeva la piena integrazione economica, da realizzare entro il 1992, consistente nell’eliminazione delle residue frontiere tecniche e fiscali e nella completa libertà di circolazione dei capitali e dei fattori della produzione. Nel 1986 Spagna e Portogallo entrarono nella CEE (“Europa dei Dodici”). Nel 1991 il trattato di Maastricht (entrato in vigore il 1º novembre 1993, dopo la ratifica dei dodici parlamenti nazionali) istituì l’Unione Europea, con la prospettiva di una maggior integrazione politica ed economica. Tra le più importanti istituzioni comunitarie si devono ricordare: il Parlamento europeo, eletto ogni 5 anni a suffragio universale; il Consiglio dei ministri, che è l’organo decisionale della Comunità; la Commissione esecutiva, che prepara i lavori del Consiglio dei ministri e ne cura l’esecuzione delle delibere; il Comitato economico-sociale, che assiste con i propri pareri la Commissione esecutiva e il Consiglio dei ministri; il Consiglio europeo, vale a dire il vertice dei capi di stato e di governo, che dal 1975 si riunisce almeno 3 volte all’anno per indicare le direttive politiche generali della Comunità; la Corte dei conti, che controlla il bilancio e la regolare amministrazione finanziaria della Comunità; la Corte di giustizia, che risolve le controversie e garantisce il rispetto del diritto comunitario; e il Consiglio d’Europa, costituito da un comitato di ministri e da un’assemblea consultiva, che ha la finalità di intensificare i rapporti tra i paesi interessati, in vista di una più salda unità politica europea.