comunità

Struttura associativa caratterizzata da relazioni tra i partecipanti basate su un ethos e un’identità comuni. In sociologia il concetto è stato usato soprattutto in contrapposizione a quello di società, così in modo classico dal sociologo tedesco Ferdinand Tönnies (1855-1936). Mentre in questa l’ordine poggia su relazioni di tipo contrattuale, nelle comunità l’ordine è assicurato dall’integrazione morale del gruppo, tanto che identificazione, dedizione, abnegazione e altruismo sono considerati atteggiamenti tipici, funzionali al perseguimento di interessi e fini collettivi, cui subordinare gli interessi e i fini individuali. Nonostante queste caratteristiche, la comunità non ha necessariamente costituzione egualitaria, così che spesso vi si osserva l’esistenza di un ordinamento gerarchico e di una stratificazione del prestigio, del potere e del reddito. Specifiche di questa struttura associativa sono le forme di allocazione delle posizioni di autorità e la distribuzione dei compensi sociali (status), definite in base al contributo fornito dagli individui nell’esercizio dei ruoli, quale servizio reso alla collettività. Intesa in senso sostanziale la comunità è una collettività dotata generalmente di una certa continuità nel tempo e la cui dimensione può variare anche di molto: dalla famiglia alla nazione e alla classe. Tuttavia, nelle scienze sociali e nella storiografia il riferimento alle comunità concrete va solitamente alle collettività di dimensione limitata: il villaggio, il quartiere, la comunità di fabbrica, la parrocchia, ecc. Questa identificazione della comunità con le comunità intermedie – intermedie tra il cittadino e lo stato – si spiega con l’attribuzione alle relazioni comunitarie di tratti peculiari, quali il carattere intimo dei rapporti personali, il coinvolgimento morale, l’interazione quotidiana, la condivisione di un luogo. [Paolo Ceri]