comparata, storia

L’origine dell’analisi storica condotta in parallelo su due o più popoli o stati, ossia su aspetti specifici della storia di due o più popoli o stati, risale ai primi tentativi di studiare globalmente la vicenda storica umana (storiografia). Le storie universali rinascimentali e della prima età moderna utilizzarono la storia comparata per ricostruire la cronologia dei popoli antichi, per risalire all’origine stessa della storia e per verificare la veridicità del racconto biblico. Contemporaneamente all’interno delle storie universali si analizzò l’evoluzione delle forme sociali, religiose, giuridiche e politiche, individuando elementi che giustificavano la tesi di stadi comuni nella storia delle organizzazioni collettive (J. Bodin). Con l’Illuminismo la storia comparata si diffuse come strumento di interpretazione della storia in quanto storia del progresso umano. In particolare la storia comparata degli ordinamenti giuridici (Montesquieu), delle forme di organizzazione sociale ed economica (Millar, Ferguson), delle forme culturali (Voltaire) divenne parte del tentativo illuminista di elaborare una antropologia storica. Nel XIX secolo la storia comparata fu screditata dallo storicismo e dall’idealismo, secondo i quali i fenomeni storici sono irripetibili e unici e sfuggono quindi alla comparazione, che ha in sé un evidente elemento di ricerca della scientificità. Il positivismo riaffermò la legittimità di un approccio comparativo alle vicende storiche, in particolare in vista di una collaborazione tra storia e sociologia, che si stava allora imponendo come la disciplina con maggiori pretese scientifiche. In Germania, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del XX secolo W. Sombart e K. Lamprecht studiarono l’evoluzione della cultura umana in chiave comparatistica. In Francia la storia comparata aveva tradizioni più solide: nel 1864 Fustel de Coulanges pubblicò una ricerca comparativa sulle città dell’età greca e romana. Il progetto di una “sintesi storica” avanzato da Henri Berr (“Revue de Synthèse historique”, 1900), nella quale coordinare le ricerche storiche in vista di uno sforzo interpretativo finale, divenne negli anni Venti il presupposto per la riflessione di Henri Pirenne e Marc Bloch sulla storia comparata come forma particolare della ricerca storica che organizza in modo sistematico i risultati delle ricerche monografiche specifiche per far emergere concetti di lunga durata come quello di feudalesimo. Negli stessi anni in Germania Otto Hinzte affrontò lo studio di una storia comparata delle costituzioni politiche per analizzare i diversi modelli di organizzazione statale in Europa. L’approccio comparatistico fu intensamente applicato alla storia economica, riprendendo spesso in chiave polemica l’analisi delle forme economiche proposta da Marx ne Il capitale. Schumpeter sostenne che una storia comparata è necessaria per una teoria dello sviluppo economico basato sull’innovazione capitalistica, mentre per Polanyi la storia comparata dimostrava l’eccezionalità dell’economia di mercato. In Max Weber storia e sociologia si univano nel tentativo di una storia comparata dei comportamenti economici e del loro rapporto con la religione per studiare l’emergere del moderno capitalismo come razionalismo economico. Più recentemente, a partire dagli anni Cinquanta, per l’aprirsi alla ricerca storica di problemi nuovi, la storia comparata è stata utilizzata sistematicamente per analizzare, su scala mondiale, i processi di modernizzazione nei diversi ambiti della vita contemporanea (nell’economia da Rostow, per studiare le forme di decollo economico; nella politica da Barrington Moore per analizzare le diverse vie di evoluzione governativa) e le forme assunte nel Novecento dai movimenti rivoluzionari di ispirazione marxista (Theda Skocpol). Sono state studiate in modo comparativo tematiche specifiche con elementi di analogia come le città-stato con ordinamento repubblicano nell’età moderna (ad esempio da Peter Burke nel suo lavoro su Venezia e Amsterdam) o il gruppo socio-professionale degli impiegati nella prima metà del Novecento negli Stati Uniti e in Germania (J. Kocka). Dal 1958 una rivista di lingua inglese – “Comparative Studies in Society and History” – è dedicata esclusivamente alla storia comparata, con il programma esplicito di cogliere attraverso la comparazione gli elementi di mutamento e di stabilità sociale. [Edoardo Tortarolo]