Agostino, Aurelio

(Tagaste 354, † Ippona 430). Filosofo, teologo, dottore e padre della Chiesa, santo. Massimo esponente del pensiero cristiano nel periodo della patristica. Opere principali: De vera religione (390), Confessioni (397-401), De trinitate (399-419), De civitate Dei (413-26). Figlio di un pagano e di una cristiana, fu educato alla cultura classica e divenne insegnante di retorica. Dopo una fase di adesione al manicheismo si convertì al cristianesimo (387), grazie all’incontro con il vescovo Ambrogio di Milano. Appassionato lettore delle opere dei neoplatonici, credette profondamente nella fecondità del rapporto tra fede e ragione e nella coincidenza tra verità filosofica e religiosa. Sacerdote nel 391 e vescovo di Ippona nel 395, si impegnò nella lotta contro numerose filosofie (scetticismo), religioni (manicheismo) ed eresie (donatismo, pelagianesimo, arianesimo) del periodo. In tali battaglie evidenziò una sensibilità al tempo stesso cristiana (con la grande attenzione a tutti i problemi teologici, a partire dalla Trinità di Dio), neoplatonica (trascendenza della verità, il male come non-essere) e spiritualistica (la memoria, il tempo come distensione dell’anima) e un pessimismo antropologico (la peccaminosità dell’uomo, la sfiducia nella corporeità), che esercitarono durevole influenza sulla teologia e la filosofia cristiane successive. Nel De civitate Dei, scritto in risposta alle accuse rivolte ai cristiani di essere la causa della rovina dell’impero romano, formulò la sua filosofia della storia. Presentò la storia come un ordine provvidenziale orientato da Dio in direzione del trionfo finale del bene. Affermò la coesistenza nel mondo di due città: quella terrena, costituita da tutti coloro che amano se stessi fino al disprezzo di Dio, e quella di Dio, composta da chi ama Dio fino al disprezzo di se stesso. Entrambe cercano la pace: la prima nel benessere materiale, la seconda nel raggiungimento della salvezza. Agostino vide nella nascita di ogni stato la presenza di qualche violenza e iniquità, per cui il cristiano non si sente cittadino di nessuno di essi, ma ne accetta la funzione di consentire e regolare la vita associata. Per la compresenza in ogni istituzione di uomini buoni e cattivi, non identificò la città terrena con l’impero o gli stati, né la città di Dio con la chiesa. Dopo la sua morte, l’ispirazione mistica e spiritualistica del suo pensiero fu proseguita per tutto l’alto medioevo dall’agostinismo. Nel basso medioevo, con la diffusione dell’aristotelismo nella cultura cristiana, soprattutto nell’ordine domenicano e nella versione tomistica, il neoplatonismo agostiniano ridusse la propria influenza, ma ricevette il sostegno dell’ordine francescano, delle correnti mistiche e di certo pensiero politico (l’agostinismo politico, ispirato al De civitate Dei). Nacquero anche veri e propri ordini religiosi agostiniani, come gli Agostiniani Eremitani, riconosciuti da Alessandro IV nel 1256. In età moderna al pensiero di Agostino si richiamarono la teologia di Lutero, il giansenismo e, più recentemente, lo spiritualismo cristiano.