Colombo, Cristoforo

(Genova 1451, † Valladolid 1506). Navigatore italiano. L’impresa di Colombo, la scoperta di quelle ch’egli credette sempre le “Indie” occidentali – ed erano invece un “Nuovo Mondo”, le Americhe, come poi furono chiamate dal nome del navigatore fiorentino Amerigo Vespucci – lo colloca tra i massimi esponenti dell’avventura dello spirito umano. La data del 12 ottobre 1492, in cui avvenne lo sbarco colombiano in un’isola dell’arcipelago delle Bahama subito battezzata San Salvador, ha segnato simbolicamente il passaggio dal medioevo all’età moderna. Anche se oggi queste periodizzazioni generali sono accolte più criticamente ed è confermato il fatto che Colombo non ebbe mai coscienza d’aver scoperto un nuovo continente, resta comunque consegnato alla storia il valore assoluto della sua impresa. Marinaio genovese (questa origine è stata ed è tuttora oggetto di disputa e di rivendicazioni nazionaliste da parte di studiosi spagnoli, portoghesi e francesi, ma appare confermata dall’intensa discussione storico-critica svoltasi nel Novecento), figlio di un lanaiolo e poi commerciante di vini – mestieri che praticò egli stesso col padre -, al servizio poi di altri commercianti genovesi e portoghesi nelle rotte mediterranee e africane atlantiche tra l’Islanda, il Portogallo e la Guinea, Colombo non fu letterato né uomo particolarmente colto. Ebbe però un indubbio interesse teorico e pratico per le questioni storico-geografiche legate ai viaggi commerciali verso l’estremo Oriente (un interesse testimoniato per esempio dalla lettura commentata con glosse autografe dell’Imago mundi del francese P. d’Ailly e del Milione di Marco Polo), alla discussione sulla sfericità della Terra (la cui circonferenza si riteneva erroneamente alquanto minore di quella effettiva) e quindi alla possibilità concreta – affermata dall’astronomo fiorentino P. Del Pozzo Toscanelli, col quale Colombo sarebbe stato in contatto epistolare – di raggiungere i favolosi paesi dell’India, della Cina e del Giappone viaggiando per mare verso Occidente. Quest’idea si radicò sempre più nella mente di Colombo negli anni del soggiorno portoghese di Porto Santo (Madera) dal 1478 circa al 1485, dove si stabilì dopo aver sposato Felipa Moñiz, figlia del governatore locale, dalla quale ebbe il primo figlio, Diego. Dopo aver inutilmente tentato di convincere il re Giovanni II del Portogallo a finanziare un viaggio alla scoperta della nuova rotta per le Indie, Colombo andò in Spagna, dove intrecciò una relazione amorosa con Beatriz Enriquez de Arana, da cui ebbe il figlio Fernando che fu suo biografo. Con l’aiuto di potenti protettori, come il francescano J. Perez, il duca di Medina-Sidonia, il duca di Medinaceli e il tesoriere di corte Luis di Santander, riuscì a persuadere i “re cattolici” Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona – reduci dal completamento della reconquista dopo la caduta di Granada nel 1492 – a sottoscrivere la convenzione di Santa Fé (17 aprile 1492), con cui veniva autorizzata e sovvenzionata la spedizione di tre navi sotto il comando di Colombo, al quale fu riconosciuto il titolo di ammiraglio e viceré dei territori eventualmente scoperti, nonché altri privilegi trasmissibili agli eredi. Il 3 agosto 1492 ebbe così inizio da Palos il primo viaggio verso l’ignoto delle tre caravelle – la Santa Maria, la Niña e la Pinta – che, dopo poco più di due mesi, si concluse sull’isola di Guanahani, alla quale fu dato il nuovo nome di San Salvador. Furono esplorate anche Cuba e Haiti (dove fu eretto un avamposto stabile, Navidad) senza però trovare le ricchezze immaginate né il tipo di civiltà asiatica previsto. Nonostante ciò, Colombo riuscì al suo ritorno in Spagna (marzo 1493) a ottenere il finanziamento di una nuova e più imponente spedizione (17 navi e 1500 uomini), che completò l’esplorazione delle Antille (1493-96, ritenute da Colombo parte dell’arcipelago giapponese) senza conseguire, sul piano economico, quei risultati che i sovrani spagnoli si aspettavano. Dopo aver lasciato nella colonia di Isabela (Haiti) il fratello minore Bartolomeo con la carica di adelantado (capo distretto), Colombo ritornò in Spagna allo scopo di convincere gli ormai riluttanti monarchi ad autorizzare un terzo viaggio, che ebbe luogo dal 1498 al 1500 e consentì alfine di toccare l’America del sud (la regione dell’Orinoco), da Colombo scambiata per la terraferma asiatica. Si acuirono nel frattempo i problemi sorti precedentemente riguardo sia agli scarsi esiti economici, sia ai rapporti interni tra gli uomini degli equipaggi, gli indigeni e i nuovi coloni. I conflitti e i disordini vennero addebitati al malgoverno di Colombo e un inquisitore, F. de Bobadilla, inviato dal governo spagnolo, ricondusse infine prigioniero Colombo in Spagna. Qui, prosciolto dalle accuse mossegli, egli persuase i regnanti a organizzare la quarta e ultima spedizione (1502-1504), che toccò Panamá, Honduras e Giamaica, senza aggiungere novità rilevanti a quanto già realizzato con i viaggi precedenti. Deluso, Colombo rientrò in Spagna, dove, ormai in disgrazia presso i governanti anche a causa della morte della sua sostenitrice, la regina Isabella, morì completamente emarginato.