Ciompi, tumulto dei

Rivolta popolare scoppiata nel 1378 a Firenze. Il 21 luglio, nella città già sconvolta dalle guerre con l’esercito papale e dalle lotte di classe, i Ciompi (cioè gli operai della lana) e la “plebe” cittadina (operai, garzoni, lavoranti a cottimo), sotto la guida del cardatore Michele di Lando, si ribellarono al governo dei priori, espressione dei ceti dominanti. I Ciompi riuscirono a conquistare il palazzo comunale e a sottoporre la città al proprio controllo. Cacciati i priori, Michele di Lando fu proclamato gonfaloniere di giustizia e i lavoratori si organizzarono in tre nuove arti (ciompi, tintori e farsettai). Il proletariato urbano (circa un terzo della popolazione fiorentina) riuscì a controllare due terzi delle cariche pubbliche. Il 27 agosto i ribelli elessero gli “Otto di Santa Maria Novella” (dal nome della chiesa dove si era svolta l’assemblea) per esercitare ulteriori pressioni sul nuovo governo. Le agitazioni più estremistiche furono represse dallo stesso Michele di Lando, il quale, preoccupato per la stabilità del nuovo assetto politico, abolì l’arte dei ciompi. Terminata la fase rivoluzionaria, il governo, sempre più moderato, resse ancora la città fino al 1382, quando il popolo grasso, favorito dalla crisi economica che affliggeva la città, riuscì a riconquistare il potere e a mandare in esilio Michele di Lando e i protagonisti della rivolta.