Churchill, Winston Leonard Spencer

(Blenheim Palace, Woodstock, 1874, † Londra 1965). Uomo politico inglese. Non solo per la lunghissima militanza politica e l’eccezionale vitalità ed energia dimostrate nei momenti più difficili della storia britannica Churchill deve esser annoverato tra i massimi statisti del XX secolo. Il suo carattere fiero, ostinato, irruente e sovente autoritario, se spesso mise a repentaglio la sua stessa carriera politica, si rivelò, nel pericolo mortale corso dalla Gran Bretagna durante la seconda guerra mondiale, una delle risorse più preziose della resistenza contro la Germania nazista. Figlio di Randolph e di Jennie Jerome, erede del finanziere americano proprietario del “New York Times”, ufficiale di cavalleria, si assicurò una vasta notorietà con la pubblicazione dei suoi resoconti sulla guerra anglo-boera e sulla spedizione nel Malakand indiano (1898-99). Nel 1900 fu eletto deputato tra i conservatori, coi quali però ruppe i rapporti nel 1904 per radicali divergenze sulla politica protezionista di J. Chamberlain. Sulla base di convinzioni liberiste si schierò con i liberali e, dopo aver ricoperto incarichi minori nel governo di H. Campbell-Bannerman, fu ministro per il Commercio (1908-1910) e degli Interni (1910-11) con H. Asquith. Primo lord dell’Ammiragliato dal 1911, propose e perseguì il riarmo della flotta da guerra sotto lo stimolo della concorrenza tedesca. Durante la prima guerra mondiale (1914-18), dopo aver combattuto sei mesi in Francia, fu l’ispiratore della spedizione franco-inglese ai Dardanelli (1915), il cui fallimento lo costrinse alle dimissioni dall’Ammiragliato e dal governo. Fu richiamato nel 1917 da D. Lloyd George nel suo ministero, prima come segretario di stato alle munizioni, poi come ministro della Guerra e dell’Aviazione (1918-21), quindi delle Colonie (1921-22), mettendosi in luce come difensore dell’imperialismo britannico e deciso fautore dell’aggressione diretta o indiretta alla Russia sovietica. Nel 1924, a seguito della disastrosa sconfitta elettorale del partito liberale e della sua quasi scomparsa, Churchill, che non era alieno dall’approvare misure di politica sociale, ma era radicalmente antisocialista e anticomunista, si riconciliò con i conservatori. Fu perciò cancelliere dello Scacchiere nel gabinetto Baldwin (1924-29) e, in tale posizione, si adoperò per riportare la sterlina allo standard aureo. Dopo iniziali simpatie per il regime fascista, negli anni Trenta – specie dopo l’ascesa al potere di Hitler in Germania – subentrò in Churchill la diffidenza e poi l’aperta ostilità verso le dittature nazifasciste. Fu pertanto contrario alla politica di appeasement e si tenne all’opposizione nel partito conservatore. Un altro punto di contrasto rispetto all’indirizzo del gabinetto Baldwin (che gli costò una certa impopolarità) fu il suo aperto e poco formale atteggiamento in favore del matrimonio di Edoardo VIII con Wallis Simpson nel 1936. Allo scoppio della seconda guerra mondiale (1939) fu nominato di nuovo primo lord dell’Ammiragliato e, dopo l’invasione tedesca della Norvegia, nel maggio del 1940, primo ministro di un gabinetto di guerra che vedeva insieme esponenti conservatori e laburisti. Tra i suoi primi atti vi fu la proposta, inascoltata, alla Francia vinta e occupata di federarsi con la Gran Bretagna per proseguire la guerra. Nel 1941 formulò col presidente americano Roosevelt la Carta atlantica. Insieme allo stesso Roosevelt e a Stalin elaborò, in particolare durante le conferenze di Teheran (1943) e di Jalta (1945), la strategia che doveva portare alla sconfitta tedesco-nipponica e, dopo la fine del conflitto, alla suddivisione del mondo nelle due zone d’influenza delle potenze vincitrici. Diffidente nei confronti dei propositi espansionisti dell’Unione Sovietica, fece adottare a più riprese una tattica militare che favorisse gli interessi inglesi e occidentali in Europa e nel Mediterraneo. Infine, tentò inutilmente di convincere Roosevelt a intraprendere un’azione più marcata di contenimento del comunismo. Messo fuori gioco dall’inattesa sconfitta elettorale del 1945, che premiò i laburisti di Attlee mandando i conservatori all’opposizione, Churchill impostò con due storici discorsi – a Fulton (Stati Uniti) nel marzo 1946 quello sulla “cortina di ferro” discesa tra le democrazie popolari dell’Europa orientale e i “paesi liberi” dell’Occidente, e a Zurigo nel settembre dello stesso anno quello sulla futura collaborazione europea – i temi fondamentali dell’epoca della guerra fredda. Dopo la vittoria dei conservatori, fu di nuovo premier dal 1951 al 1955, provvedendo alla privatizzazione di alcune industrie prima nazionalizzate dai laburisti ed eliminando il dirigismo in economia a favore del mercato, senza peraltro disarticolare le maggiori riforme sociali in vigore. Negli anni Cinquanta cercò anche di promuovere la distensione fra i blocchi. Ritiratosi a vita privata, visse gli ultimi anni circondato da un enorme prestigio, ulteriormente accentuato dalla fama apportatagli dalla sua produzione artistica e letteraria. Churchill fu infatti pittore e storico insigne e, nel 1953, gli fu conferito il premio Nobel per la letteratura per la sua opera su La seconda guerra mondiale. Alla morte gli furono tributati onori e celebrazioni pari solo a quelli resi ai massimi eroi della storia britannica.