Ceausescu, Nicolae

(Scornicesti, Pitesti, 1918, † Tirgovista 1989). Uomo politico romeno. Membro dell’organizzazione clandestina della gioventù comunista, fu imprigionato e poi liberato nel 1944. Fu viceministro dell’Agricoltura (1947-48), viceministro delle Forze armate (1950); nel 1954 entrò nella segreteria del partito e l’anno dopo nel Politburo. Nel marzo 1965 subentrò a G. Gheorghiu-Dei alla guida del Partito comunista, nel 1967 divenne presidente del Consiglio di Stato e nel 1974 assunse la nuova carica di presidente della Repubblica: fu quindi l’arbitro assoluto della vita politica romena fino alla rivoluzione del 1989. Assertore, soprattutto negli anni Sessanta, della “via romena” al socialismo, godette in un primo tempo della fiducia dell’Occidente per le sue posizioni relativamente indipendenti dalle direttive sovietiche. In campo interno però il suo regime, che dalla metà degli anni Settanta si rivelò incapace di fronteggiare una crisi economica sempre più drammatica, si caratterizzò ben presto per la repressione di qualsiasi forma di dissenso, per la discriminazione delle minoranze e per la violazione dei diritti umani, oltre che per un accentuato nepotismo. Insensibile al nuovo corso sovietico dopo l’ascesa di M. Gorbacëv, la sua fine politica e personale si consumò nel dicembre 1989, nel contesto più generale della crisi dei regimi comunisti nell’Europa centro-orientale. Osteggiato da sempre più imponenti dimostrazioni di massa, destituito e quindi riconosciuto colpevole di genocidio, corruzione e distruzione dell’economia nazionale, venne condannato a morte insieme alla moglie Elena dopo un processo sommario e fucilato il 25 dicembre.