cattolicesimo liberale

Movimento politico di ispirazione cattolica e moderata che si inserì tra il cattolicesimo intransigente dell’età della Restaurazione (dominio del trono e dell’altare) e il cattolicesimo sociale (suffragio universale e sovranità popolare) degli anni che precedettero il 1848. Opponendosi tanto all’assolutismo quanto alla democrazia (ritenuti due forme di dispotismo), rivendicò, insieme alla separazione dello stato dalla chiesa, la libertà civile. Lo stato doveva comunque rimanere ancorato ai valori cristiani. Diffuso in Belgio, fu favorevole in Francia, con Lacordaire e Montalembert, al consolidamento e all’ampliamento del regime rappresentativo moderato e ristretto. Negli spazi italiani, prima dell’Unità, non poté non affrontare la questione nazionale e la questione costituzionale. Decisiva, del resto, si rivelò la presenza del papato inteso come elemento costitutivo dell’identità italiana. Suoi principali esponenti, pur diversi tra di loro, furono Alessandro Manzoni, Cesare Balbo e soprattutto Vincenzo Gioberti, sostenitore della necessità di unire in forma federale, grazie all’autorità del pontefice, le antiche e autonome radici italiane con il principio liberal-nazionale. Fu questo il cosiddetto “neoguelfismo”.