Caterina II

(Stettino 1729, † San Pietroburgo 1796). Imperatrice di Russia dal 1762 al 1796. Principessa di Anhalt Zerbst, quindi tedesca di origine, la futura zarina sposò l’erede designato Pietro II, che detronizzò con un colpo di stato nel giugno del 1762, nella fase finale della guerra dei Sette anni (1756-63), dopo che questi aveva regnato pochi mesi. Caterina II fu una sovrana lucida ed energica: consapevole degli enormi problemi posti dalla grave arretratezza della società e dello stato russi, si sforzò di proseguire l’opera di modernizzazione e di occidentalizzazione di Pietro I il Grande. Tenne rapporti molto stretti, talvolta teatralmente ostentati, con gli illuministi europei per tutto il primo periodo del suo regno e ne sollecitò idee e formule, alcune delle quali furono da lei utilizzate per concepire una politica riformatrice. Dopo una prima riforma del governo locale (1764), con la quale si restituivano ai governatori dei distretti i compiti di intervento a favore delle popolazioni loro sottoposte, Caterina II avviò un progetto ambizioso di codificazione del diritto russo. Convocò nel 1767 una commissione legislativa di 540 deputati che rappresentavano tutte le classi sociali meno i servi, ordinò che le sue sedute fossero pubbliche e preparò ella stessa un Nakaz (Istruzione), un documento che avrebbe dovuto servire da orientamento alle decisioni della commissione e che Caterina II formulò tenendo conto del cameralismo tedesco, delle opere di Montesquieu e di Beccaria. Il significato liberale del Nakaz e della commissione non deve essere esagerato: Caterina II rimase saldamente legata all’idea di una monarchia assoluta e di una società organizzata gerarchicamente per ceti. La convocazione stessa della commissione e alcuni risultati legislativi, come la condanna della tortura e la difesa della tolleranza religiosa e della libertà di parola, rappresentarono una novità assoluta nella storia del potere politico russo e un segno di trasformazione della monarchia nel senso di una sovranità limitata da leggi fondamentali. Sul problema decisivo della Russia comunque – quello di una massiccia presenza di contadini-servi – la commissione non giunse ad alcun risultato prima che, nel 1768, Caterina II la sciogliesse sotto l’incalzare della guerra con l’impero turco. Nel prosieguo del suo regno la zarina non abbandonò le iniziative di riforma, realizzandole per via amministrativo-assolutista. Lo Statuto dell’amministrazione locale (1775), l’Ordinanza di polizia e la Carta delle città (1785) riorganizzarono in senso razional-burocratico vasti settori della vita russa secondo principi che Caterina II trasse dalla cameralistica tedesca e dagli scritti di “polizia” francese. Sotto il suo regno si concluse peraltro quel processo, iniziatosi all’indomani della morte di Pietro I, per cui la nobiltà si sottrasse all’obbligo inderogabile del servizio allo stato nell’esercito, nella burocrazia, nella corte. Il termine di questo processo fu segnato dalla Carta della nobiltà (1785), che confermò e in parte introdusse diritti e privilegi dei nobili, tra cui forme di autogoverno cetuale e la possibilità di possedere terre con manodopera servile da sfruttare in assoluta libertà. L’alleanza tra monarchia, nobiltà e alti ceti urbani saldatasi sotto Caterina II gravò sui contadini, che videro appesantirsi il carico fiscale e ridursi i già esigui spazi di libertà individuale. Il malcontento dei contadini fu esacerbato dalle speranze di miglioramento che alcuni aspetti della politica di Caterina II fecero balenare. La manifestazione più grave dell’insoddisfazione nelle campagne fu la rivolta guidata da Pugacëv, un cosacco del Don che attrasse masse enormi di contadini nel 1773 proclamando di essere il vero zar Pietro II. La rapidità con cui si allargò la rivolta e la violenza disperata dei seguaci di Pugacëv, tra i quali servi, cosacchi e vecchi credenti mescolavano rivendicazioni diverse, costrinsero Caterina II a un intervento militare massiccio, che non senza difficoltà represse nel sangue la sollevazione. L’esperienza della rivolta bloccò per decenni qualunque tentativo di riforma della servitù. Il mondo rurale fu trascurato da Caterina II. La modernizzazione in questo ambito si limitò alla creazione della Libera società di economia, dove si studiavano problemi agronomici, e all’introduzione della patata. Il sistema sociale e produttivo delle campagne russe, organizzate comunitariamente anche dal punto di vista della responsabilità fiscale, non fu toccato. Forme più efficienti di produzione furono invece introdotte nelle terre di nuovo insediamento nella Russia meridionale, dove Caterina II attirò colonie di contadini tedeschi. Maggior successo complessivo ebbe lo sforzo di sostenere e incrementare la produzione manifatturiera con sovvenzioni statali a vario titolo. Più appariscenti furono i risultati dell’europeizzazione voluta da Caterina II nel campo della cultura. L’influenza dell’Illuminismo fu evidente nelle riforme del sistema d’istruzione e nel sostegno sistematico all’Accademia delle scienze. In conseguenza di questo atteggiamento l’élite intellettuale e politica dell’impero fu messa a contatto con la vita culturale europea. Emersero da questi ambienti le prime figure di intellettuali russi di livello europeo: Novikov, Lomonosov, Radiscev. La Rivoluzione francese rappresentò anche per il governo di Caterina II una cesura profonda e alimentò una crescente diffidenza nei confronti dei circoli di innovatori, da lei in precedenza protetti, raccolti ora intorno al figlio ed erede al trono, il granduca Paolo. Alla sua morte Caterina II lasciò uno stato fortemente ampliato nel territorio, grazie alle massicce annessioni realizzatesi con la progressiva spartizione della Polonia, dotato finalmente di uno sbocco sul Mar Nero a danno dell’impero turco e orientato a intervenire con autorevolezza nella politica estera europea. La struttura sociale interna del paese, dominata dalla presenza della servitù della gleba, rimase però profondamente debole. [Edoardo Tortarolo]