Calvino, Giovanni

(Noyon 1509, † Ginevra 1564). Riformatore francese. Appartiene alla seconda generazione della Riforma protestante e ne è, dopo Lutero e accanto a Zwingli, il terzo grande protagonista. Il suo nome è indissolubilmente legato a quello di Ginevra, la città in cui trascorse la sua vita dal 1536 all’anno della morte, con la sola parentesi dell’esilio a Strasburgo (1538-41), in cui attuò le sue riforme e da cui esercitò un magistero spirituale e pastorale di dimensioni europee. Non si sa come né per quali ragioni Calvino – intorno al 1534, ma forse un po’ prima – abbia aderito alla Riforma. Egli parla di una “conversione improvvisa”, ma non ne chiarisce le circostanze. Nel 1536 uscì la prima edizione dell’Istituzione della religione cristiana, che in sei capitoli soltanto presentava i contenuti essenziali della fede evangelica. L’Istituzione accompagnò Calvino in tutta la sua vita e crebbe nelle successive edizioni (l’ultima nel 1559 in latino e nel 1561 in francese), fino a diventare la summa theologica per eccellenza del cristianesimo riformato. Già nel Cinquecento fu tradotta in molte lingue, compreso l’italiano. La riforma della fede e della vita, della morale e della pietà descritta nell’Istituzione, fu prima di tutto attuata nella chiesa e nella città di Ginevra. L’innovazione maggiore, che conferì alla chiesa “riformata” una nuova fisionomia, fu la completa ristrutturazione del ministero cristiano. Al posto dell’episcopato monarchico fu introdotta una struttura ministeriale collegiale formata da “pastori” (per la predicazione e la celebrazione dei sacramenti), “dottori” (per l’insegnamento catechistico e teologico), “anziani” (per la vigilanza morale e l’esercizio della disciplina), “diaconi” (per l’amministrazione e l’assistenza ai poveri). Ogni ministero fu coordinato ma non subordinato agli altri, in un sistema non gerarchico. Questo ordinamento, descritto nelle Ordonnances ecclésiastiques del 1541, ebbe nel “sinodo” il suo organo centrale di governo (per cui è comunemente detto “sinodale”) e fu adottato da tutto il protestantesimo zwingliano e calviniano e da gran parte di quello luterano. Oltre a numerosi commentari biblici, tre scritti di Calvino ebbero un grande peso nella storia della Riforma: la Lettera al cardinale Sadoleto (1539), il Piccolo trattato sulla S. Cena (1541), il Vero modo di riformare la chiesa (1549). Un ruolo fondamentale svolse poi l’Accademia creata nel 1559 e da cui uscirono per molte generazioni i quadri del protestantesimo riformato europeo. Al nome di Calvino è associato anche quello di Michele Serveto, che a Ginevra fu condannato al rogo per eresia antitrinitaria e altre dottrine allora giudicate eterodosse.