Calabria

Regione della repubblica italiana. Già abitata da popolazioni come gli itali e gli enotri, tra l’VIII e il VII secolo a.C. fu colonizzata dai greci, che fondarono colonie come Crotone, Locri, Reggio e Sibari. Unita in federazione di città nel IV secolo a.C. dai bruzi (da cui il nome latino Brutium della regione), che avevano allontanato gli invasori lucani, nel 272 a.C. cadde sotto l’egemonia romana. Dopo la caduta dell’impero romano d’Occidente e il breve regno di Odoacre (476-93), fece parte del regno ostrogoto (493). Conquistata dai bizantini con la guerra greco-gotica (535-53), nella parte settentrionale fu invasa dai longobardi e inserita nel ducato di Benevento (VII secolo) e poi nel principato di Salerno (847). La riunificazione sotto i bizantini nel X secolo ebbe breve durata, poiché tra il 1050 e il 1060 la Calabria fu conquistata dai normanni. Con il matrimonio tra Costanza d’Altavilla ed Enrico VI (1186), passò in eredità a Federico II di Svevia (1220-1250). Subì quindi, in successione, le dominazioni angioina (1266), aragonese (1442) e spagnola (1504), che, favorendo l’egemonia sociale della nobiltà latifondistica, avviarono la regione verso un sottosviluppo, da cui essa non si risollevò neppure con le riforme di Carlo III di Borbone (1738-59) e dell’età napoleonica (1810-15). La restaurazione dei Borbone (1815) provocò un’opposizione, organizzata clandestinamente dalla carboneria, che si manifestò nella partecipazione ai moti del 1820-21 e del 1848; ma quando, dopo la spedizione dei Mille (1860), la Calabria entrò nel regno sabaudo, poi d’Italia (1861), la popolazione, delusa dalla mancata riforma agraria, reagì col brigantaggio (1861-65). Solo dopo la seconda guerra mondiale, con la “legge per la Sila” (1950), successiva a un periodo di occupazioni di terre, i latifondi furono ridistribuiti tra i contadini, ma né questa riforma, né gli interventi della Cassa per il Mezzogiorno per favorire l’industrializzazione, fecero uscire la regione dalla depressione che costrinse la popolazione a forti esodi emigratori. Alcune industrie, come lo stabilimento siderurgico di Gioia Tauro (1970), apparvero come “cattedrali nel deserto”, dal dubbio valore economico e incapaci di trainare lo sviluppo complessivo del territorio. Ulteriore grave problema per la regione è la presenza di una forte organizzazione criminale di stampo mafioso, la ’ndrangheta.