Bruno, Giordano

(Nola 1548, † Roma 1600). Filosofo italiano. Opere principali: La cena delle ceneri (1584), De la causa, principio e uno (1584), Degli eroici furori (1585). Entrato diciottenne nell’ordine domenicano, fuggì dal convento nel 1576 perché sospettato di eresia. Passò il resto della vita errando per l’Europa, in una frenetica ricerca della verità che lo indusse a sperimentare ogni sorta di esperienze religiose, spirituali e culturali. A Ginevra si convertì per breve tempo al calvinismo. Entrato poi in contrasto con le autorità cittadine, riparò in Francia, quindi in Inghilterra e ancora in Francia, Germania, Boemia, Svizzera, in un continuo pellegrinaggio che si concluse col ritorno in Italia. Invitato a Venezia in casa del patrizio Mocenigo, fu da questi tradito e denunciato all’Inquisizione per eresia (1592). Durante gli otto anni di detenzione a Roma, rifiutò sempre di ritrattare le proprie tesi filosofiche, offrendo una dimostrazione di eroica difesa della libertà di pensiero. Condannato a morte dal Sant’Uffizio, fu arso vivo in Campo dei Fiori a Roma il 17 febbraio 1600. Il suo pensiero, espressione della ricerca di nuovi orizzonti conoscitivi e morali aperta dalla rivoluzione copernicana e dalla Riforma protestante, fu complessivamente permeato, pur nella sua continua evoluzione, dalla fede panteistica e vitalistica in un universo infinito, unitario e animato, in netto contrasto con le categorie cosmologiche e filosofiche della tradizione aristotelico-tolemaica sostenuta dalla Chiesa. Bruno esaltò l’“eroico furore” di una continua ricerca della verità tramite la ragione e lodò l’operosità instancabile che consente all’uomo di realizzare il dominio sulla natura. La sua condotta in carcere e la morte divennero il simbolo del conflitto tra la libertà di pensiero e l’autoritarismo della Chiesa nell’età della Controriforma.