Brüning, Heinrich

(Münster 1885, † Norwich, Vermont, 1970). Uomo politico tedesco. Leader dell’Unione dei sindacati cristiani dal 1920 al 1930, membro del partito del Centro cattolico, deputato al Reichstag dal 1924 al 1933, alla fine del 1928 divenne il capo indiscusso del Centro e quindi, nel 1933, il suo presidente. Devoto a Hindenburg, fu cancelliere dal 30 marzo del 1930 al 30 maggio del 1932. Durante il suo cancellierato si consumò in modo pressoché definitivo la crisi della repubblica di Weimar e si posero le basi per l’ascesa al potere di Hitler. A partire dal settembre del 1930 Brüning iniziò a governare per decreti, facendo ricorso sistematico, senza il sostegno del parlamento, all’articolo 48 della costituzione, che conferiva al presidente della repubblica poteri eccezionali in caso di emergenza, inaugurando così un regime di fatto presidenziale. Si sforzò invano di rimediare alla grave crisi economica e sociale che investì la Germania all’indomani della crisi del 1929, varando alcune misure impopolari allo scopo di combattere la disoccupazione e di risolvere la questione delle riparazioni di guerra. Cercò anche, ma in modo contraddittorio, di contrastare l’ascesa di Hitler al potere. Apertamente osteggiato dal “Fronte di Harzburg” – un’alleanza delle forze conservatrici e di destra costituitasi l’11 ottobre 1931 – alle elezioni presidenziali del 1932 sostenne, con il Centro e la SPD, la candidatura di Hindenburg contro Hitler. Tentò infine, quando era ormai troppo tardi, di interdire le formazioni paramilitari naziste (le SA) e di avviare una riforma agraria che desse le terre incolte ai contadini, ma fu costretto alle dimissioni da Hindenburg. Gli succedette Franz von Papen. Nel 1934 andò in esilio, prima nei Paesi Bassi e poi negli Stati Uniti, dove insegnò ad Harvard. Tornato in Germania insegnò a Colonia dal 1951 al 1954. Fece quindi definitivamente ritorno negli Stati Uniti nel 1957. Ha lasciato un volume di Memorie (1970).