Bosnia-Erzegovina

Stato attuale dell’Europa balcanica.

  1. Dalle origini alla fine della Yugoslavia
  2. La Serbia indipendente
1. Dalle origini alla fine della Yugoslavia

Parte dell’Illiria in epoca romana, invasa dai goti nel 476 e inglobata nell’impero bizantino nel 530, la Bosnia-Erzegovina fu popolata da tribù serbe nel VII secolo.
Nel tardo medioevo, dopo un periodo di indipendenza, la regione entrò nella sfera di dominio dell’Ungheria, della Bulgaria e di Bisanzio e fu sede di aspre controversie tra cristiani ortodossi, cattolici e bogomili.
Nel 1448 il ducato di Hum, precedentemente annesso dalla Bosnia, ottenne nuovamente la propria autonomia, acquistando il nome di Erzegovina. Nel 1463 la Bosnia e nel 1482 l’Erzegovina vennero occupate dai turchi. Nobiltà e contadini si convertirono in gran numero all’islam, creando una condizione unica all’interno dei Balcani.
Dopo la guerra russo-turca del 1877-78, il congresso di Berlino (1878) decise di affidare la Bosnia-Erzegovina all’amministrazione dell’Austria-Ungheria, che nel 1908 la incorporò direttamente nell’impero. A Sarajevo avvenne il 28 giugno del 1914 a opera del nazionalista serbo Gavrilo Princip l’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando, che costituì la scintilla che portò al primo conflitto mondiale.
Nel 1918 la Bosnia-Erzegovina, incorporata dalla Serbia, entrò a far parte del regno di Serbia, Croazia e Slovenia, divenuto poi regno di Iugoslavia. Nel corso della seconda guerra mondiale, il paese fu unito dai tedeschi alla Croazia. Quando nel 1946 fu costituita la federazione iugoslava, la Bosnia-Erzegovina ne divenne membro come una delle sue sei repubbliche. Quando la federazione andò incontro alla sua disgregazione, i croati e i musulmani della Bosnia-Erzegovina, in aspro conflitto con la componente serba decisa a unirsi alla Serbia, proclamarono nell’ottobre del 1991 la propria indipendenza.

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2. La Serbia indipendente

Dopo la proclamazione dell'indipendenza nell'ottobre 1991 da parte di croati e musulmani, la reazione dei serbi ortodossi di Bosnia-Erzegovina fu immediata, con la formazione di una republica serba. Dal canto loro i croati, cattolici, diedero vita a un proprio organismo autonomo.


In primo luogo i serbi, ma anche i croati, intenzionati a impedire la costituzione di una federazione a predominanza musulmana e a unirsi rispettivamente alla Croazia e alla Serbia, diedero inizio a una guerra civile a sfondo politico-etnico-religioso che portò a vere e proprie stragi, improntate a criteri di “pulizia etnica”, nel corso di una lotta senza quartiere contro i musulmani.


Dopo anni di conflitto atroce, nel 1995 furono sottoscritti dalle tre parti accordi di pace che portarono alla nascita, in un clima di persistente instabilità, della Federazione di Bosnia-Erzegovina (con il 49 % del territorio) e della Repubblica serba di Bosnia (col 51 %), confederate tra loro.


Nel 1996 la Bosnia e la Iugoslavia stabilirono normali relazioni diplomatiche. Le elezioni del 1996 portarono, con un margine assai ristretto di voti, alla presidenza tripartita dello stato il musulmano Alija Izetbegovic. In una situazione caratterizzata da equilibri quanto mai precari, nel 1999 una seria crisi fu provocata dalla decisione dell’“alta autorità” internazionale costituita dagli accordi di Dayton di deporre il Presidente della Repubblica serba Nikola Poplasen con l’accusa di voler ostacolare il processo di pacificazione.


Nel 2000 l’istituzione, per volere della corte di arbitraggio internazionale, del distretto autonomo di Brcko, che si andò così ad aggiungere alle altre due entità preesistenti – la Federazione di Bosnia-Erzegovina e la Repubblica serba di Bosnia – suscitò forti reazioni di protesta da parte serba. Nei primi anni Duemila, grazie ai progetti finanziati dalla Banca Mondiale, prese avvio la ricostruzione delle infrastrutture cui si accompagnò una significativa riduzione della disoccupazione.


Le relazioni tra la Federazione di Bosnia-Erzegovina e la Repubblica serba di Bosnia restarono tese anche negli anni successivi, impedendo di fatto la redazione di una vera e propria costituzione che sostituisse il testo provvisorio degli accordi sottoscritti a Dayton. Nel 2010 l’elezione di Zeliko Komsic, di Nebojsa Radmanovic e di Bakir Izetbegovic, figlio di Alija, alla presidenza tripartita dello stato permise l’avvio di una nuova stagione di parziale riconciliazione tra le parti, ulteriormente favorita nel maggio 2011 dalla cattura dell’ex-comandante serbo Ratko Mladic, uno dei maggiori responsabili del massacro di Srebrenica. Sul finire del 2011, il problema dell’assenza di un vero e proprio governo centrale, che aveva indotto l’Unione europea e il Fondo Monetario Internazionale a congelare gli investimenti, fu risolto sulla base di un accordo tra i maggiori partiti politici, che decisero di assegnare l’incarico di primo ministro al croato Vjekoslav Bevanda.


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