bonapartismo

Sistema di potere autoritario che prende il nome dai due Bonaparte, Napoleone I e soprattutto Napoleone III. Usato fin dall’età della Restaurazione per indicare i sostenitori dell’imperatore e dei suoi discendenti, il termine si diffuse nel 1851 grazie all’uso fattone da Marx dopo il colpo di stato di Luigi Napoleone. Nell’analisi marxiana, nella quale il bonapartismo è la versione moderna del cesarismo, il governo di Napoleone III è caratterizzato dalla relativa autonomia del potere esecutivo che nasce dall’equilibrio dei rapporti di forza tra la borghesia e il proletariato, incapaci di mantenere il potere per conto proprio. Istituito il regime con un colpo di stato, Napoleone si regge al potere grazie al rafforzamento dell’esecutivo e all’esautoramento del legislativo, al sostegno della burocrazia e al consenso del vasto strato dei contadini piccoli proprietari ottenuto con metodi demagogici e carismatici. Ma l’esecutivo, benché resosi autonomo, continua a governare nell’interesse (politico e/o economico) delle classi fino a quel momento dominanti. Successivi autori marxisti hanno applicato il concetto di bonapartismo ad altre situazioni di relativa autonomia dello stato in una fase di stallo della lotta tra le classi: i governi di Bismarck, di Kerenskij e anche di Stalin e il fascismo.