minoica, civiltà

La civiltà minoica (III-II millennio a.C.), che prese il nome dal mitico re Minosse, costituì l’età del bronzo della storia dell’isola di Creta, già popolata all’incirca dal 6000 a.C. Essa derivò dal Vicino Oriente, con cui era in contatto, strutture politico-amministrative, tecniche artigianali e motivi religiosi, ma se ne differenziò per arte e costumi. La sua durata bimillenaria è stata suddivisa dagli storici in base a due criteri: l’evoluzione nella lavorazione della ceramica e la storia dei palazzi (Festo, Cnosso, Mallia). In base al primo criterio, adottato da Sir Arthur Evans, lo scopritore della civiltà cretese, essa fu suddivisa in antico (2600-2000), medio (2000-1700) e tardo (1700-1350) minoico. In base al secondo, fu suddivisa nei periodi prepalaziale (2600-1900 circa), protopalaziale (1900-1700 circa), neopalaziale (1700-1400 circa) e postpalaziale (1400-1100). I grandiosi palazzi appartennero, dunque, al II millennio e i più splendidi furono costruiti dopo che, intorno al 1700, i primi erano stati distrutti da cause non chiarite (forse da incendi). Cnosso, Haghia Triada e Festo furono città senza mura, a indicare una civiltà pacifica all’interno dell’isola e protetta dal mare dalle insidie esterne. Il mitico re Minosse (nome che indica allegoricamente i minossi, cioè i sovrani di Cnosso, affermatisi sugli altri principi dell’isola intorno al 1450), secondo la testimonianza di Tucidide, costruì una flotta che gli consentì di debellare la pirateria nel mar Egeo e di colonizzarne isole e coste. L’espansionismo coloniale, diretto principalmente verso Rodi, Citera e Melo, si affermò, quindi, nel periodo neopalaziale e fece del controllo del mare il punto di forza della monarchia e della civiltà minoica, che si configurò come una “talassocrazia”. Creta, commercialmente in contatto con Grecia, Siria (Ugarit), Egitto, Sicilia e Italia meridionale, fu esportatrice di prodotti artistici e artigianali, come i vasi o pìthoi (ceramica policroma o di Kamares, 1700), gioielli d’oro e armi. La sua moneta, il talento, ebbe grande diffusione nel Mediterraneo. Le pitture dei palazzi cretesi, centri della vita politica, economica e religiosa, e le suppellettili di ceramica testimoniano una fiorente attività artistica e artigianale e una vita sociale ricca di feste e incontri sportivi, in cui le donne godevano di notevole spazio e prestigio. I palazzi dei re-sacerdoti erano veri e propri “labirinti”, come quello di Cnosso, dal quale Teseo, secondo il mito, sarebbe riuscito a scappare solo con l’aiuto del filo di Arianna. La loro complicata struttura, in cui le stanze si alternavano ai cortili, collegate da un fitto e intricato reticolo di corridoi, comprendeva ingegnose condutture per lo scarico dell’acqua, eleganti sale di rappresentanza, teatri e capienti magazzini per la raccolta di scorte alimentari (olio, frumento, vino). Anche le opere pubbliche (strade lastricate, ponti, viadotti, strutture portuali) dimostrano un notevole livello di civiltà. Nei palazzi, e forse anche in caverne e grotte delle montagne intorno alle città, si svolgevano le funzioni religiose: a Creta non sono stati ritrovati templi e luoghi specificamente costruiti per finalità di culto. La religione comprendeva il culto della Gran Madre, divinità femminile della terra e della fecondità, e, in posizione subordinata, di una divinità maschile (Paredro), forse dio della vegetazione. In onore del Minotauro, divinità con testa di toro e corpo umano, si svolgevano le tauromachie (battaglie tra tori o tra uomini e tori) e taurocatapsie (volteggi su tori). Grande conquista della civiltà minoica furono la scrittura alfabetica, detta “lineare A” (ideata tra il 2000 e il 1700), tuttora non decifrata, che si aggiunse alla scrittura pittografica, detta “geroglifica cretese”. Intorno al 1400, successivamente alla distruzione dei palazzi, forse a causa di un terremoto (o forse della conquista achea), si ebbe una profonda trasformazione della civiltà cretese, dovuta all’invasione dell’isola da parte degli achei, che imposero la civiltà micenea.