donne

La condizione delle donne nella storia fu varia, ma generalmente caratterizzata dalla subalternità in società impostate su strutture e valori maschilistici. Sulla condizione delle donne nella preistoria, data la scarsità di documenti, furono elaborate diverse teorie, sovente fantasiose. Sembra, però, che nelle società fondate su caccia, pesca e allevamento, quindi generalmente prima dell’età neolitica, l’assetto familiare fosse di tipo patriarcale, mentre nelle società agricole, sorte nel neolitico, si affermasse il matriarcato, con trasmissione del nome dalla madre ai figli. Nelle prime civiltà la donna ebbe una condizione articolata: fu spesso indipendente sul piano economico e giuridico, libera di trattare affari (sumeri, babilonesi); talvolta, ma raramente, influente in campo politico (Semiramide, Zenobia); in alcune civiltà ebbe accesso alla cultura (arabi, geishe giapponesi); fu generalmente sottomessa nell’ambito familiare. Presso alcuni popoli (ebrei, arabi) si sviluppò l’istituto della poligamia. Nella civiltà greca, soprattutto in età attica, le donne furono segregate dentro le mura domestiche, all’interno delle quali erano signore e comandavano figli e servitù. Erano, però, del tutto escluse dalla partecipazione alla vita pubblica, sia politica, sia economica, monopolio degli uomini. Diversa fu la condizione delle donne presso gli etruschi e i romani, dove fu elevata la partecipazione femminile alla vita pubblica e culturale. Una certa inferiorità rimase nella vita familiare, rafforzata dall’istituto romano del ripudio della moglie. Non va dimenticato che nelle civiltà antiche era diffusa la schiavitù, che negava la libertà alle donne, come agli uomini, e contaminava l’istituto della monogamia con la frequente abitudine all’amore ancillare. Il cristianesimo, con il culto della verginità e della maternità, esaltò la dignità femminile (molte donne furono santificate e parteciparono attivamente alla vita della chiesa), ma tese a riportare, in ambito sociale, la vita delle donne all’interno delle mura di casa. Il medioevo vide la combinazione della cultura cristiana con la mentalità dei popoli barbari, presso i quali alcune donne ebbero posizione di potenza e rispetto (Rosmunda, Amalasunta, Teodolinda), ma generalmente il rapporto tra i sessi fu improntato alla supremazia maschile. Dopo l’anno Mille, con la formazione della borghesia urbana e, nelle corti, della cultura cavalleresca, la condizione femminile migliorò sensibilmente e raggiunse un momento di fortuna nella civiltà rinascimentale, che vide le donne protagoniste della vita di corte. Anche nel secolo dei lumi le donne, naturalmente quelle di condizione sociale elevata, ebbero posizioni di rilievo nella vita culturale e sociale, esercitando talora notevole influenza politica sui sovrani (Mme de Pompadour). Nell’età moderna, inoltre, numerose donne ebbero dirette responsabilità di governo, sia come sovrane (Elisabetta I d’Inghilterra, Cristina di Svezia, Maria Teresa d’Austria), sia come reggenti (Caterina e Maria de’ Medici in Francia). Le rivoluzioni della fine del XVIII secolo in America e in Francia riconobbero alle donne i diritti civili, ma non quelli politici e il Codice napoleonico ribadì la struttura maschilista della famiglia. La rivoluzione industriale coinvolse le donne nel lavoro e nello sfruttamento, conducendo a una radicale trasformazione della vita familiare e sociale. Le donne avevano sempre lavorato, non solo nelle funzioni domestiche e di educazione dei figli, ma anche in campo agricolo e artigianale, però solitamente all’interno della casa o del terreno familiare. Il lavoro industriale, con la prolungata assenza della donna dalla casa, produsse cambiamenti strutturali nella vita familiare, il cui effetto più evidente fu il progressivo calo del tasso di natalità nei paesi industrializzati. Iniziò, così, la lunga e difficile lotta delle donne per la parità economica e politica con gli uomini, che si espresse nei movimenti del suffragismo e del femminismo. Un momento fondamentale per la storia della condizione femminile fu la prima guerra mondiale, durante la quale le donne diedero un enorme contributo economico ai paesi belligeranti, sostituendo nei posti di lavoro gli uomini impegnati al fronte. Ciò rafforzò nelle donne la coscienza della propria importanza economica, sociale e politica e indusse numerosi stati a concedere loro il diritto di voto. Nel secondo dopoguerra, nei paesi industrializzati, con la società dei consumi, la diffusione di massa dell’istruzione superiore, i mutamenti culturali e di costume degli anni Sessanta e la contestazione giovanile e femminista, si ebbero ulteriori profonde trasformazioni nella vita economica, sociale e familiare in direzione di una sempre maggiore parità tra i sessi. Nonostante in molti campi non sia ancora stata raggiunta l’uguaglianza tra i sessi, intorno alla questione femminile si registra una crescente attenzione di movimenti, partiti e istituzioni. In Italia è stato istituito un ministero per le Pari opportunità. Diversa è la condizione femminile nel Terzo mondo, dove l’arretratezza socioeconomica e retaggi culturali e religiosi continuano a tenere la donna in una situazione di grave inferiorità (soprattutto nel mondo islamico).

  1. Preistoria e prime civiltà
  2. Greci e romani
  3. Medioevo e rinascimento
  4. Secolo dei Lumi ed età moderna
  5. Età contemporanea
1. Preistoria e prime civiltà

La condizione delle donne nella storia fu varia, ma generalmente caratterizzata dalla subalternità in società impostate su strutture e valori maschilistici. Sulla condizione delle donne nella preistoria, data la scarsità di documenti, furono elaborate diverse teorie, sovente fantasiose. Sembra, però, che nelle società fondate su caccia, pesca e allevamento, quindi generalmente prima dell’età neolitica, l’assetto familiare fosse di tipo patriarcale, mentre nelle società agricole, sorte nel neolitico, si affermasse il matriarcato, con trasmissione del nome dalla madre ai figli. Nelle prime civiltà la donna ebbe una condizione articolata: fu spesso indipendente sul piano economico e giuridico, libera di trattare affari (sumeri, babilonesi); talvolta, ma raramente, influente in campo politico (Semiramide, Zenobia); in alcune civiltà ebbe accesso alla cultura (arabi, geishe giapponesi); fu generalmente sottomessa nell’ambito familiare. Presso alcuni popoli (ebrei, arabi) si sviluppò l’istituto della poligamia.

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2. Greci e romani

Nella civiltà greca, soprattutto in età attica, le donne furono segregate dentro le mura domestiche, all’interno delle quali erano signore e comandavano figli e servitù. Erano, però, del tutto escluse dalla partecipazione alla vita pubblica, sia politica, sia economica, monopolio degli uomini. Diversa fu la condizione delle donne presso gli etruschi e i romani, dove fu elevata la partecipazione femminile alla vita pubblica e culturale. Una certa inferiorità rimase nella vita familiare, rafforzata dall’istituto romano del ripudio della moglie. Non va dimenticato che nelle civiltà antiche era diffusa la schiavitù, che negava la libertà alle donne, come agli uomini, e contaminava l’istituto della monogamia con la frequente abitudine all’amore ancillare. Il cristianesimo, con il culto della verginità e della maternità, esaltò la dignità femminile (molte donne furono santificate e parteciparono attivamente alla vita della chiesa), ma tese a riportare, in ambito sociale, la vita delle donne all’interno delle mura di casa.

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3. Medioevo e rinascimento

Il medioevo vide la combinazione della cultura cristiana con la mentalità dei popoli barbari, presso i quali alcune donne ebbero posizione di potenza e rispetto (Rosmunda, Amalasunta, Teodolinda), ma generalmente il rapporto tra i sessi fu improntato alla supremazia maschile. Dopo l’anno Mille, con la formazione della borghesia urbana e, nelle corti, della cultura cavalleresca, la condizione femminile migliorò sensibilmente e raggiunse un momento di fortuna nella civiltà rinascimentale, che vide le donne protagoniste della vita di corte.

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4. Secolo dei Lumi ed età moderna

Anche nel secolo dei lumi le donne, naturalmente quelle di condizione sociale elevata, ebbero posizioni di rilievo nella vita culturale e sociale, esercitando talora notevole influenza politica sui sovrani (Mme de Pompadour) Nell’età moderna, inoltre, numerose donne ebbero dirette responsabilità di governo, sia come sovrane (Elisabetta I d’Inghilterra, Cristina di Svezia, Maria Teresa d’Austria), sia come reggenti (Caterina e Maria de’ Medici in Francia). Le rivoluzioni della fine del XVIII secolo in America e in Francia riconobbero alle donne i diritti civili, ma non quelli politici e il Codice napoleonico ribadì la struttura maschilista della famiglia.

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5. Età contemporanea

La rivoluzione industriale coinvolse le donne nel lavoro e nello sfruttamento, conducendo a una radicale trasformazione della vita familiare e sociale. Le donne avevano sempre lavorato, non solo nelle funzioni domestiche e di educazione dei figli, ma anche in campo agricolo e artigianale, però solitamente all’interno della casa o del terreno familiare. Il lavoro industriale, con la prolungata assenza della donna dalla casa, produsse cambiamenti strutturali nella vita familiare, il cui effetto più evidente fu il progressivo calo del tasso di natalità nei paesi industrializzati. Iniziò, così, la lunga e difficile lotta delle donne per la parità economica e politica con gli uomini, che si espresse nei movimenti del suffragismo e del femminismo. Un momento fondamentale per la storia della condizione femminile fu la prima guerra mondiale, durante la quale le donne diedero un enorme contributo economico ai paesi belligeranti, sostituendo nei posti di lavoro gli uomini impegnati al fronte. Ciò rafforzò nelle donne la coscienza della propria importanza economica, sociale e politica e indusse numerosi stati a concedere loro il diritto di voto. Nel secondo dopoguerra, nei paesi industrializzati, con la società dei consumi, la diffusione di massa dell’istruzione superiore, i mutamenti culturali e di costume degli anni Sessanta e la contestazione giovanile e femminista, si ebbero ulteriori profonde trasformazioni nella vita economica, sociale e familiare in direzione di una sempre maggiore parità tra i sessi. Nonostante in molti campi non sia ancora stata raggiunta l’uguaglianza tra i sessi, intorno alla questione femminile si registra una crescente attenzione di movimenti, partiti e istituzioni. In Italia è stato istituito un ministero per le Pari opportunità. Diversa è la condizione femminile nel Terzo mondo, dove l’arretratezza socioeconomica e retaggi culturali e religiosi continuano a tenere la donna in una situazione di grave inferiorità (soprattutto nel mondo islamico).

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