Prussia

Regione storica e antico stato della Germania settentrionale. Fu il più importante degli stati tedeschi, fino a che Hitler non li abolì nel 1934. La Prussia moderna ebbe origine nel 1701, quando venne riconosciuta regno e Federico III di Brandeburgo diventò re con il nome di Federico I. Il nucleo originario risaliva al 1525, quando Alberto di Hohenzollern – il gran maestro dell’Ordine teutonico a cui l’imperatore Federico II con la bolla di Rimini del 1226 aveva riconosciuto il dominio sulla Masovia – aveva abbracciato il luteranesimo e secolarizzato i beni dell’Ordine. Nel 1618 il ducato di Prussia venne unito all’elettorato di Brandeburgo, retto dal ramo principale degli Hohenzollern. A iniziare la trasformazione della Prussia in senso moderno fu l’elettore Federico Guglielmo I (1640-88), il quale nel 1648 in seguito alla pace di Vestfalia ingrandì notevolmente i suoi territori e nel 1660, avendo reciso ogni legame di dipendenza dalla Polonia, assunse le piene funzioni sovrane. Egli sottopose lo stato a un accentuato processo di centralizzazione burocratica e di militarizzazione, legando alla corona, specie mediante l’esercito, la nobiltà agraria dei Junker. Il figlio Federico III di Brandeburgo (1688-1713) ottenne dall’imperatore Leopoldo I di Asburgo il titolo regio nel 1701 in riconoscimento degli aiuti ricevuti nella guerra di Successione spagnola, diventando così Federico I. Egli potenziò le istituzioni culturali, fondando nel 1701 l’Accademia delle scienze di Berlino. La Prussia assunse il rango di maggiore e più forte degli stati tedeschi. Federico Guglielmo I (1713-40), detto il “re sergente”, dedicò tutte le sue energie a potenziare l’esercito, di cui i Junker erano più che mai divenuti la spina dorsale, preoccupandosi anche di favorire lo sviluppo economico del paese, anche accogliendo decine di migliaia di immigrati protestanti che sfuggivano alle persecuzioni in corso specie in Francia. Lasciò al figlio Federico II il Grande (1740-86) uno stato bene ordinato, un fortissimo esercito e le finanze in ottime condizioni. Geniale statista e stratega, Federico II, inserendosi senza scrupoli nei conflitti europei, ottenne straordinari successi. Come esito della guerra di Successione austriaca (1740-48) egli strappò la Slesia a Maria Teresa d’Austria; quindi si gettò nella guerra dei Sette anni (1756-63) dalla quale la Prussia emerse come grande potenza europea. In seguito alla prima spartizione della Polonia nel 1772, la Prussia ottenne la Pomerania polacca, senza Danzica e Thorn; così che il regno venne organizzato in Prussia occidentale e Prussia orientale (quest’ultima nucleo originario dello stato). L’acquisto della Slesia dotò la Prussia di una notevole base manifatturiera. Imponente fu l’opera riformatrice interna, tipica espressione dell’assolutismo settecentesco. Le province orientali subirono un intenso processo di germanizzazione e colonizzazione. L’agricoltura e l’industria conobbero importanti miglioramenti nel quadro di una politica protezionistica. L’istruzione primaria venne fortemente potenziata. La formazione professionale dei quadri burocratici e militari costituì una cura costante del sovrano. Il suo successore Federico Guglielmo II (1786-97) ingrandì la Prussia grazie alle spartizioni della Polonia del 1793 e del 1795 ed ebbe parte attiva nelle guerre contro la Francia rivoluzionaria, da cui la Prussia venne sconfitta, così da indurla a restare neutrale tra il 1795 e il 1806. Sotto il lungo regno di Federico Guglielmo III (1797-1840) il paese conobbe prima la disfatta a opera di Napoleone e poi una forte rinascita nazionalistica. Nel 1806 a Jena e Auerstadt i francesi distrussero l’esercito della Prussia nuovamente entrata in campo, gettando il paese in una profonda crisi. Le perdite territoriali, sanzionate dal trattato di Tilsit del 1807, furono pesantissime. Se non che la coscienza nazionale prussiana reagì fortemente e la monarchia accettò un profondo corso di riforme, di cui furono protagonisti Karl von Stein e Karl August von Hardenberg. Vennero migliorate le condizioni dei contadini, cambiate le basi del reclutamento di soldati e ufficiali, fu introdotto un nuovo ordinamento delle amministrazioni locali e riorganizzata la struttura del governo, si pose fine al regime corporativo. Gerhard von Scharnhorst e August von Gneisenau ristrutturarono l’esercito. Costretta a una forzata alleanza con la Francia, la Prussia nel 1812 se ne svincolò e nel 1813 divenne parte essenziale dell’alleanza antinapoleonica, contribuendo in maniera decisiva alle vittorie di Lipsia nel 1813 e di Waterloo nel 1815, nelle quali si distinse il maresciallo Blücher. Il congresso di Vienna (1814-15) apportò notevolissimi ingrandimenti alla Prussia, che, oltre a recuperare i territori perduti, ottenne anche parti della Sassonia, della Pomerania svedese e della Polonia occidentale, la Renania, Colonia, Treviri. Dopo il 1815 furono vanificate le speranze in un’apertura in senso liberale; e la Prussia subì profondamente l’influenza reazionaria dell’Austria diretta da Metternich nel quadro della Santa Alleanza. Un ruolo guida tra il 1818 e il 1834 ebbe la Prussia nella formazione di un’unione doganale (Zollverein) volta a creare un mercato unico tedesco. Nel 1848 Federico Guglielmo IV (1840-61), indotto dalla rivoluzione di marzo a concessioni liberali, tra cui la convocazione di un Landtag prussiano unito, prima sciolse con la forza l’assemblea e poi nel 1849 rifiutò la corona imperiale che gli era stata offerta dal Parlamento di Francoforte in quanto di provenienza rivoluzionaria. Nel 1848-49 il liberalismo prussiano e tedesco subì una decisiva sconfitta a opera delle forze conservatrici. La via all’unificazione della Germania sotto la leadership prussiana venne così aperta non dai liberali ma dai conservatori, di cui leader geniale divenne il junker prussiano Otto von Bismarck, nominato cancelliere nel 1862 da Guglielmo I (1861-90). Bismarck fu il grande artefice dell’unificazione tedesca, che venne condotta a compimento con una serie di guerre vittoriose contro la Danimarca (1864), l’Austria (1866) e la Francia (1870-71). La Prussia divenne così lo stato dominante della Confederazione germanica e della Germania, oltre che il più forte stato del continente. La tradizionale influenza dell’Austria su molta parte del mondo tedesco ebbe fine. Effetti delle prime due guerre furono l’annessione alla Prussia dello Schleswig e dell’Holstein, dell’Hannover, dell’Assia-Cassel, di Nassau, di Francoforte, lo scioglimento della Confederazione germanica veicolo dell’egemonia austriaca e la formazione di una Confederazione della Germania settentrionale; della terza l’annessione dell’Alsazia e della Lorena settentrionale con Metz e l’inglobamento degli stati meridionali tedeschi nella Germania unificata. Il 18 gennaio 1871 Guglielmo I fu proclamato a Versailles imperatore di Germania, divenuta una federazione di 25 stati, di cui la Prussia, il cui sovrano era per diritto imperatore tedesco, costituiva il nucleo dominante sulla base di un blocco di potere monarchico-aristocratico-burocratico-militare e di un parlamento dai poteri ridotti, eletto sulla base di un suffragio che divideva in maniera piramidale il corpo elettorale in tre classi. E tale la Prussia rimase fino al crollo dell’impero nel 1918. Proclamata la repubblica, la Prussia con la costituzione del 1920 divenne il più importante dei 17 Länder regionali, dotati di loro istituzioni parlamentari e governi nel quadro della federazione germanica. Nonostante la democratizzazione, in Prussia i ceti conservatori e l’alta ufficialità dell’esercito mantennero decisive posizioni di potere. Nel 1932, quando ormai la crisi della repubblica tedesca era nella fase finale di fronte all’ascesa del nazismo, il cancelliere Franz von Papen sospese il parlamento prussiano per stroncare la socialdemocrazia guidata dal primo ministro Otto Braun. Divenuto Hitler cancelliere nel 1932, il nazista Hermann Goering venne nominato primo ministro prussiano, col compito di liquidare le opposizioni. Nel 1934 i Länder, e tra essi quello di Prussia, furono aboliti.