Paesi Bassi

Stato attuale dell’Europa centrale. Fino al XVI secolo con questo termine si indicarono sia gli attuali Paesi Bassi sia il Belgio.

  1. L’antichità e il medioevo
  2. Gli inizi dell’età moderna
  3. Il Seicento
  4. Dallo scontro con la Francia di Luigi XIV all’età napoleonica
  5. Dal congresso di Vienna alla prima guerra mondiale
  6. Dal primo dopoguerra a oggi
1. L’antichità e il medioevo

Dall’inizio dell’età del ferro (700 a.C.) si stanziarono nella zona corrispondente agli attuali Paesi Bassi le popolazioni celtiche dei belgi, dei batavi e dei frisoni, che nel I secolo a.C. furono sottomesse dai romani. Alla caduta dell’impero romano i franchi si sostituirono agli antichi dominatori e, ben comprendendo l’importanza che poteva assumere la religione come elemento di coesione fra i diversi gruppi etnici, promossero un’intensa opera di evangelizzazione delle popolazioni stanziate, affidandola a monaci fra i quali si distinsero San Willibrord (che nel 695 fondò il vescovato di Utrecht) e San Bonifacio. La penetrazione del cristianesimo fu comunque piuttosto lenta e non priva di ostacoli, e si poté considerare conclusa solo in epoca carolingia, durante la quale in tutta l’area si registrò una certa prosperità e un notevole fervore culturale legato in primo luogo ai monasteri di Saint-Bavon di Gand e di Saint-Servais di Maastricht. Con la crisi dell’impero carolingio, tuttavia, i Paesi Bassi persero la propria unità territoriale: con il trattato di Verdun (843), infatti, furono divisi fra la Francia occidentale e quella che fu poi chiamata Lotaringia. Il trattato di Meersen (870) e quello di Ribemont (880) sancirono poi la suddivisione della stessa Lotaringia, che nel 925 fu riunita al regno germanico. Dalla seconda metà del IX secolo, con la crisi dell’impero carolingio, si registrò anche nell’area dei Paesi Bassi un processo di frazionamento politico e di diffusione del sistema feudale. Nella zona occidentale si affermarono allora la contea di Fiandra e il ducato di Brabante; nella zona orientale si imposero le contee di Olanda, di Frisia e di Gheldria. Nel corso del XII e del XIII secolo la monarchia francese tentò di conquistare la regione. Fra il 1185 e il 1214 Filippo II Augusto annetté la Fiandra meridionale; Luigi IX assegnò la Fiandra e l’Hainaut a notabili francesi; la sconfitta subita dai francesi a Courtrai (1302) costrinse però Filippo IV il Bello a riconoscere l’indipendenza della Fiandra e a mantenere solo il possesso di alcune castellanie. Nello stesso periodo, sfruttando i contrasti esistenti all’interno della nobiltà, i comuni riuscirono a ottenere ampi margini di autonomia e a trarre vantaggio soprattutto dall’attività commerciale (i principali porti, fra i quali Amsterdam, si legarono all’Hansa). Nella seconda metà del XIV secolo fu la casa di Borgogna a estendere il suo dominio sulle principali aree dei Paesi Bassi – ponendo così le basi per la loro unificazione politica – grazie al matrimonio del duca Filippo II l’Ardito con Margherita di Mâle, erede delle contee di Fiandra e di Brabante. Il processo di assorbimento dei Paesi Bassi da parte della Borgogna si completò nel 1428, quando Olanda, Zelanda, Frisia e Hainaut passarono sotto il controllo di Filippo III il Buono: a eccezione della Gheldria, eretta in ducato nel 1339, nel XV secolo tutta l’area era quindi parte del dominio borgognone. Fu questo un periodo di prosperità economica, artistica e di crescita della partecipazione alla vita politica: furono istituiti gli stati provinciali e generali, il gran consiglio civile e giudiziario, le corti dei conti e di giustizia e la carica dello statolder. Carlo il Temerario, successore di Filippo III il Buono e duca di Borgogna dal 1467 al 1477, fondò poi la corte generale dei conti e il parlamento di Malines. Nel desiderio di ricostituire la Lotaringia attraverso l’annessione della Lorena e l’unione di Borgogna e Franca Contea con i Paesi Bassi, egli trascinò il paese in una serie di conflitti disastrosi. Alla sua morte (1477) i Paesi Bassi furono portati in dote dalla figlia Maria a Massimiliano I d’Asburgo, che nel 1482 sottoscrisse con Luigi XI il trattato di Arras: si sanciva così il passaggio del ducato di Borgogna e della Piccardia alla Francia, in cambio della rinuncia da parte del sovrano francese a ogni pretesa sui Paesi Bassi, definitivamente riconosciuti agli Asburgo.

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2. Gli inizi dell’età moderna

Filippo I il Bello d’Asburgo, re dei Paesi Bassi dal 1482 al 1506, attuò una politica di tolleranza e di rispetto per le libertà e i privilegi di cui godevano tradizionalmente le città fiamminghe. Alla sua morte, dopo un periodo di reggenza tra il 1506 e il 1515, sui Paesi Bassi regnò il figlio Carlo, dal 1516 anche re di Spagna e dal 1519 imperatore come Carlo V. Con la conquista della Frisia, della Gheldria e di Utrecht, egli portò a compimento la formazione dei Paesi Bassi – che nel 1548 risultavano articolati in 17 province – avviando nel contempo la costituzione di un apparato amministrativo centralizzato. In questo stesso periodo si diffusero rapidamente nel paese l’anabattismo e soprattutto il calvinismo, di fronte ai quali Carlo V, pur nella sua veste di difensore del cattolicesimo, non adottò atteggiamenti persecutori. La situazione si aggravò quando, nel 1555, Carlo V abdicò, lasciando i Paesi Bassi al figlio Filippo II, re di Spagna: questi infatti, con la sua politica di intransigente difesa del cattolicesimo introdusse nel paese l’Inquisizione. Il forte centralismo e il pesante sfruttamento delle risorse dei Paesi Bassi provocarono aspri contrasti con la Spagna, che si trasformarono ben presto in aperta rivoluzione. Nel 1566 esplose la rivolta degli elementi popolari protestanti, che compirono atti di violenza contro chiese e monasteri cattolici. Nel 1567 la stessa Margherita d’Asburgo, governatrice dei Paesi Bassi in nome di Filippo II, fu emarginata e il potere fu affidato al duca d’Alba, che instaurò nel paese un regime di terrore. La resistenza contro gli spagnoli si organizzò intorno a Guglielmo di Orange-Nassau; i rivoltosi furono sprezzantemente definiti dagli spagnoli gueux, ovvero pezzenti. Nel 1572 i gueux de la mer, appoggiati dai corsari inglesi, riportarono importanti vittorie ad Alkmaar e nello Zuiderzee. Dopo che il duca d’Alba fu sostituito dal nuovo governatore don Luis de Requesens, le forze di Guglielmo riuscirono a penetrare nei Paesi Bassi dalla Germania. I saccheggi e le violenze delle truppe spagnole ammutinatesi nel settembre 1576 convinsero la popolazione dei Paesi Bassi, l’8 novembre 1576, a giungere alla “Pacificazione di Gand” con cui cattolici e protestanti ritrovarono temporaneamente la propria unità e concordarono la richiesta di ritiro delle truppe spagnole, di una politica di tolleranza religiosa e del riconoscimento di un’assemblea rappresentativa. Il nuovo governatore don Giovanni d’Austria dovette accettare, con l’Editto Perpetuo del 12 febbraio 1577, queste condizioni. Il fronte antispagnolo rivelò però ben presto le sue contraddizioni per la diversità degli interessi fra le province del nord, a maggioranza calvinista, e quelle del sud, prevalentemente cattoliche. Alessandro Farnese, governatore dei Paesi Bassi dal 1578, ben comprendendo questa situazione, unì abilmente all’azione militare un’iniziativa diplomatica volta a dividere le due zone del paese. Il successo della sua politica portò, il 6 gennaio 1579, alla formazione della Confederazione di Arras da parte delle province cattoliche meridionali, cui quelle protestanti opposero, il 23 gennaio dello stesso anno, l’Unione d’Utrecht, comprendente Zelanda, Olanda, Utrecht, Gheldria, Overijssel, Frisia, Groninga e la città di Anversa. Il 26 luglio 1581, con il “Manifesto dell’Aja”, gli Stati generali delle province settentrionali proclamarono la decadenza della monarchia spagnola e la nascita di una repubblica delle Province Unite indipendente dalla Spagna, la cui storia sarebbe stata poi nettamente diversa da quella delle province meridionali. Nonostante i brillanti successi militari conseguiti da Alessandro Farnese (1582 e 1584) e l’uccisione di Guglielmo I (1584) le Province Unite, strutturate secondo un modello federativo, riuscirono a trovare in Maurizio di Nassau una salda guida politica e ottennero l’appoggio militare inglese sul mare contro gli spagnoli.

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3. Il Seicento

Se già Filippo II dovette, dopo la morte del Farnese (1592), rassegnarsi alla divisione di fatto dei Paesi Bassi e al distacco dalla Spagna delle Province Unite, fu Filippo III che, con la tregua di Anversa (1609), ne riconobbe in effetti l’indipendenza, poi definitivamente sancita nel 1648, al termine della guerra dei Trent’anni. Nello stesso 1609 le Province Unite firmarono un’alleanza di dodici anni con l’Inghilterra e la Francia. Nella prima metà del XVII secolo, prima della definitiva conclusione della guerra con la Spagna, si registrarono nel paese tensioni di natura al tempo stesso politica e religiosa: da un lato, tra il partito “repubblicano” e il partito “orangista”, espressione l’uno della borghesia imprenditoriale interessata a pacifiche relazioni con l’esterno, l’altro della nobiltà agraria più legata al centralismo e alla forza militare; dall’altro lato, tra arminiani e gomaristi, che rappresentavano rispettivamente i calvinisti più tolleranti, vicini agli ambienti borghesi, e quelli più intransigenti. Nel 1619 il sinodo di Dordrecht approvò la “confessione olandese”, di impostazione rigidamente gomarista, e Maurizio di Nassau fece giustiziare il Gran Pensionario Jan Van Oldenbarnevelt per il suo atteggiamento conciliante verso gli arminiani. Nel 1621, allo scadere della tregua concordata nel 1609, le Province Unite ripresero le ostilità con la Spagna. Sotto la guida dello statolder Federico Enrico III (1625-47) furono riportate grandi vittorie contro la Spagna (conquista di Maastricht nel 1632, della città di Breda e riconquista della Zelanda nel 1637) e fu instaurato un clima di maggior tolleranza religiosa. Il Seicento fu il secolo del grande sviluppo economico, sociale e culturale delle Province Unite. Sia in campo commerciale e finanziario, sia in quello industriale e agricolo l’economia del paese risentì notevolmente della mentalità borghese e della laicizzazione dei costumi a essa connessi. Furono create la Compagnia delle Indie orientali e la Compagnia delle Indie occidentali, entrambe strumento dell’espansione coloniale olandese a danno soprattutto dei portoghesi (conquista delle Molucche, di Cochin in India, di Ceylon, dell’isola di Giava, poi della zona di Città del Capo in Sudafrica e di zone dell’Africa occidentale, delle Piccole Antille e fondazione della Nuova Olanda nell’America settentrionale). La Banca e la Borsa di Amsterdam divennero i punti di riferimento della finanza internazionale; l’industria cantieristica, tessile e di precisione conobbe uno straordinario sviluppo; l’agricoltura infine poté trarre vantaggio da un’imponente opera di canalizzazione delle acque e di costruzione di dighe per acquisire nuovi terreni da coltivare (polders). In ambito culturale e artistico assunse rilevanza internazionale soprattutto l’Università di Leyda, fondata nel 1575, che divenne uno dei maggiori centri intellettuali europei. Gli interessi economici olandesi entrarono però presto in contrasto con quelli inglesi, determinando il conflitto navale del 1652 conclusosi due anni più tardi con la pace di Westminster: gli olandesi furono allora costretti a riconoscere l’Atto di Navigazione emanato in Inghilterra nel 1651, che rappresentava un duro colpo per il loro commercio marittimo. Dopo che il parlamento inglese rinnovò l’Atto di Navigazione nel 1660, le Province Unite conclusero nel 1662 un’alleanza difensiva con la Francia di Luigi XIV in funzione anti-inglese. Nel 1664 un nuovo conflitto di carattere commerciale e per le colonie oppose gli olandesi all’Inghilterra: le operazioni militari sul mare, iniziate nel 1665, si conclusero nel 1667 con la pace di Breda, che riconobbe agli olandesi la Guyana e il Suriname e agli inglesi la Nuova Amsterdam (poi ribattezzata New York).

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4. Dallo scontro con la Francia di Luigi XIV all’età napoleonica

Nel 1668, di fronte all’aggressiva politica estera di Luigi XIV, Olanda e Inghilterra firmarono all’Aja un patto difensivo in funzione antifrancese cui aderì in seguito anche la Svezia. I successivi accordi segreti di Dover fra Francia e Inghilterra (1670) diedero tuttavia a Luigi XIV la possibilità di concretizzare, nel 1672, i suoi piani di invasione delle Province Unite, mentre l’Inghilterra a sua volta dichiarava una nuova guerra contro l’Olanda. La repubblica, nella quale dal 1651 era rimasta vacante la carica di statolder, tradizionalmente tenuta da membri della casa d’Orange, si trovò isolata sul piano internazionale e impreparata sotto il profilo militare a contrastare soprattutto le mire espansionistiche francesi. Guglielmo III d’Orange-Nassau, eletto statolder nel 1672 in una situazione eccezionale, si fece allora interprete dell’ostilità verso il partito repubblicano del Gran Pensionario d’Olanda Jan de Witt, che aveva dominato la vita politica della repubblica dal 1653 e che fu assassinato nello stesso 1672. Postosi alla guida della resistenza ai francesi proprio nel momento di maggior pericolo egli riuscì, nel 1673, a stringere in coalizione i principali paesi che erano minacciati dalla politica estera di Luigi XIV: Spagna, impero, Danimarca e vari principi tedeschi, mentre nel 1674 l’Inghilterra abbandonò la guerra contro le Province Unite. La pace di Nimega (1678) pose termine al conflitto: le Province Unite preservavano la loro integrità territoriale ottenendo la revoca della legislazione doganale protezionistica messa in atto da Colbert contro di esse nel 1667. Guglielmo III, che nel 1688 assunse la corona inglese, portò poi l’Olanda (e l’Inghilterra) ad aderire, nel 1689, alla Lega di Augusta, grande coalizione antifrancese formata da impero, Spagna, Svezia, Sassonia, Palatinato, Brandeburgo. Con il trattato di Rijswijk (1697) la repubblica ottenne il rafforzamento dei confini attraverso il mantenimento di guarnigioni nei Paesi Bassi meridionali allo scopo di evitare nuove invasioni francesi. Nel corso del Settecento la potenza olandese vide progressivamente ridimensionata la sua importanza economica e politica, fino a divenire un paese di secondo piano in ambito europeo, legato in posizione subordinata all’Inghilterra. Coinvolta nella guerra di Successione spagnola (1701-1714), che comportò un notevole sforzo finanziario, la repubblica delle Province Unite fu poi, nel 1718, tra le firmatarie della Quadruplice Alleanza contro la Spagna e partecipò alla guerra di Successione austriaca (1740-48). Nel 1747 intanto, di fronte a una nuova minaccia di invasione francese, la carica dello statolder fu resa ereditaria e venne affidata a Guglielmo IV, cui succedette nel 1751 Guglielmo V, che guidò il paese fino al 1795 (quando fu costretto all’esilio per l’occupazione francese). Nella seconda metà del XVIII secolo gli stretti rapporti commerciali delle Province Unite con gli insorti americani provocarono, fra il 1780 e il 1784, il conflitto della repubblica con l’Inghilterra, conclusosi con la perdita delle colonie nell’India meridionale. Le idee dell’Illuminismo frattanto si diffusero anche nelle Province Unite, ispirando la corrente dei “patrioti” (sorta nel 1781), avversa alla politica seguita dagli Orange e in particolare dallo statolder Guglielmo V, cacciato nel 1787 e ritornato nello stesso anno con l’appoggio prussiano. Nel 1793 la Francia dichiarò guerra alle Province Unite, che nel 1795 furono invase dagli eserciti rivoluzionari: lo statolder Guglielmo V dovette abbandonare definitivamente il paese, nel quale fu proclamata la repubblica batava, stato satellite francese, cui fu data, nel 1798, una costituzione modellata sull’esempio del paese vicino. Nel 1806 fu creato da Napoleone il regno d’Olanda, affidato a Luigi Bonaparte. Il paese, che nel 1810 fu privato di ogni autonomia e trasformato in provincia francese, risentì drammaticamente sul piano economico delle conseguenze del blocco continentale voluto da Napoleone e della politica di sfruttamento attuata dai francesi, anche se l’introduzione del Codice napoleonico e di un efficiente apparato amministrativo rappresentarono elementi positivi per la vita civile. Nel 1813 la perdita della colonia di Giava e la notizia della sconfitta di Napoleone a Lipsia determinarono lo scoppio della rivolta antifrancese: Federico, figlio dello statolder Guglielmo V e futuro re Guglielmo I, fu proclamato allora principe sovrano.

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5. Dal congresso di Vienna alla prima guerra mondiale

Nel 1814-15 il congresso di Vienna, nell’intento di costituire uno stato che fungesse da barriera contro l’espansionismo francese, riconobbe il principio della riunione delle Province Unite con gli ex Paesi Bassi austriaci (attuale Belgio), il vescovato di Liegi e il ducato di Lussemburgo: fu così formato il regno dei Paesi Bassi, di cui divenne sovrano Guglielmo I. Ben presto però affiorarono i contrasti religiosi ed economici che, oltre alle differenze storico-culturali, dividevano la componente cattolica della popolazione, localizzata nell’area meridionale, da quella settentrionale, protestante. Lo scontento della popolazione belga cattolica, nettamente subordinata agli interessi dell’area settentrionale, la sensibilizzazione per le istanze liberali e gli echi della rivoluzione di luglio in Francia furono alla base della rivoluzione belga del 1830, che portò al distacco delle province meridionali dal regno dei Paesi Bassi e alla nascita del regno del Belgio e del granducato di Lussemburgo (definitivamente riconosciuti da Guglielmo I solo nel 1839). Seguì un secolo di pace. Guglielmo II (1840-49), di fronte alla nuova ondata rivoluzionaria che investì l’Europa nel 1848 accettò una costituzione che riduceva il suo potere a vantaggio del parlamento, rendendo i ministri responsabili verso la Camera Bassa, eletta a suffragio censitario. Furono concesse le fondamentali libertà borghesi (libertà di stampa, di associazione, soppressione della schiavitù nelle colonie) e in campo economico fu abolito il protezionismo; furono inoltre intraprese grandiose opere pubbliche, volte soprattutto a strappare nuove terre al mare. Nella seconda metà del XIX secolo, durante il lungo regno di Guglielmo III (1849-90), i governi che si succedettero alla guida del paese furono guidati dai liberali, fra i quali si distinse soprattutto J.R. Thorbecke, che con la sua opera legislativa diede un’impronta profondamente laica e pluralistica allo stato. Alla morte di Guglielmo III (1890) si ruppe l’unione personale dell’Olanda con il granducato di Lussemburgo: quest’ultimo infatti, che seguiva la legge salica, passò alla casa di Nassau. A Guglielmo III succedette (dopo un periodo di reggenza fra il 1890 e il 1898) la figlia Guglielmina (1898-1948). Fra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo l’orientamento politico del paese non mutò, ma si consolidarono le maggiori forze popolari: il Partito cattolico, quello antirivoluzionario (calvinista), il Partito cristiano-storico e quello socialista; in campo coloniale fu portata a compimento l’occupazione dell’Indonesia (1903). Durante la prima guerra mondiale i Paesi Bassi mantennero una posizione di neutralità. Nel 1917 fu concesso il suffragio universale maschile (esteso nel 1919 anche alle donne) e la rappresentanza proporzionale, che favorì a sua volta la frammentazione e il moltiplicarsi delle forze politiche.

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6. Dal primo dopoguerra a oggi

Nel periodo compreso fra le due guerre nel paese si registrò un notevole sviluppo economico – dovuto soprattutto all’incremento del settore industriale e alla costruzione della grande diga a nord dello Zuiderzee che consentì l’estensione dei polders – mentre la guida politica fu affidata alle forze confessionali (fino al 1925), poi a ministeri extraparlamentari (fino al 1932) e infine a una coalizione di forze conservatrici. Invasi senza dichiarazione di guerra il 10 maggio 1940, i Paesi Bassi subirono l’occupazione tedesca fino al 1945. Nonostante le gravissime perdite umane e materiali determinate dal conflitto, la ricostruzione nel dopoguerra fu piuttosto rapida grazie anche agli aiuti americani e agli effetti positivi dell’unione doganale conclusa nel 1948 con il Belgio e il Lussemburgo (BENELUX). Nel 1949 i Paesi Bassi aderirono al Patto Atlantico. Furono quindi tra i promotori della CECA (1952) e, sulla base del trattato di Roma, della Comunità europea e dell’EURATOM (1957). Nel 1948 la regina Guglielmina abdicò a favore della figlia Giuliana, e nello stesso anno le elezioni politiche portarono alla formazione di un governo di coalizione guidato dal leader del Partito del lavoro Willem Drees. Da allora, nonostante il forte frazionamento politico, le tre forze che guidarono la vita politica olandese furono lo stesso Partito del lavoro, di ispirazione socialista riformista, il Partito del popolo, di matrice cattolica, e il Partito liberale, in un alternarsi di alleanze che non misero però mai in discussione un assetto istituzionale fondamentalmente moderato e al tempo stesso volto a garantire e ampliare una legislazione sociale tra le più avanzate del mondo. In ambito coloniale i Paesi Bassi riuscirono, negli anni Cinquanta, a trovare una soluzione al problema indonesiano che si trascinava dal 1945, quando i nazionalisti avevano proclamato l’indipendenza, e a liquidare senza troppi contraccolpi il loro impero d’oltremare. Se gli anni Sessanta furono caratterizzati da un forte sviluppo e da una notevole crescita della ricchezza, a seguito della crisi petrolifera del 1973 si registrò un incremento dell’inflazione e della disoccupazione, fronteggiato però vigorosamente dal 1986 dal governo di coalizione guidato dal cristiano-sociale Ruud Lubbers riconfermato nelle elezioni del 1989. Nel frattempo, nel 1980, alla regina Giuliana subentrò la figlia Beatrice I. Le elezioni del 1994 videro il successo del Partito laburista, che formò un governo guidato da Wim Kok, confermato nel 1998. Nel 1999 il paese entrò nell’Unione monetaria europea. Il lungo predominio laburista si concluse nel 2002, quando alle elezioni politiche si affermarono i partiti di centrodestra e in particolare una lista populista e xenofoba il cui leader, Pim Fortuyn, fu ucciso pochi giorni prima delle elezioni. Nonostante la fama di paese liberale acquisita da partire dagli anni Ottanta e Novanta del Novecento – si pensi per esempio alla legislazione tollerante in materia di prostituzione, di consumo di droghe e di eutanasia – nei primi anni Duemila, a causa del progressivo affermarsi di sentimenti xenofobi, gran parte del dibattito politico fu dominato dalla polemica sull’immigrazione, sulle modalità di assimilazione e sullo scontro tra cultura cristiana e cultura islamica. Dopo lo scandalo suscitato dall’assassinio di Pym Fortuyn, un altro caso di violenza, legato questa volta all’assassinio del regista Theo van Gogh nel 2004, alimentò le tensioni che favorirono il rafforzamento di partiti dichiaratamente orientati in senso xenofobo come il Partito per la libertà (PVV) di Geert Wilders. Anche sull’onda di tali polemiche, nel 2005 la popolazione respinse la nuova costituzione europea. Nelle elezioni parlamentari del 2006 il partito di centro dell’Appello Cristiano-democratico (CDA), guidato dal premier uscente Jan Peter Balkenende, ottenne la maggioranza dei voti e formò un governo di coalizione insieme ai laburisti e ai conservatori dell’Unione cristiana (CU). In seguito al disaccordo relativo alla presenza militare dei Paesi Bassi in Afghanistan, i laburisti si ritirarono dalla coalizione nel 2010. Le nuove elezioni, svoltesi in un clima fortemente teso per via della crisi finanziaria globale, segnarono l’affermazione del PVV di Wilders, che divenne la terza forza del paese dopo i liberali e i laburisti. Dopo mesi di negoziati, fu formato un governo di coalizione, con l’appoggio esterno del PVV, guidato dal liberale Mark Rutte. Nel 2011 furono introdotte misure di austerità volte a ridurre il deficit pubblico, che causarono ampie proteste e infine la caduta del governo. Alle elezioni del settembre 2012 l’elettorato premiò i partiti moderati, riportando al governo il partito laburista e il partito liberale di Rutte, che riassunse così l’incarico di primo ministro.

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