moti del 1820-21

Insurrezioni antissolutistiche, liberali e costituzionali che coinvolsero la Spagna (1° gennaio) il Regno delle Due Sicilie (1° luglio) e il Regno di Sardegna (marzo 1821). Organizzate dalle società segrete, ebbero essenzialmente il carattere di pronunciamenti e rivolte militari. In Spagna gli insorti, organizzati dai comuneros guidati dal colonnello Riego, ottennero dal re Ferdinando VII il ripristino della Costituzione di Cadice del 1812, che era stata abrogata nel 1814 al ritorno al trono del re Borbone dopo l’età napoleonica. La stessa costituzione fu imposta dai carbonari napoletani (il cui capo era il generale Guglielmo Pepe) al re Ferdinando I, ma il moto delle Due Sicilie fu indebolito dalle divisioni tra moderati e radicali e dall’insurrezione separatistica siciliana, che fu repressa dagli stessi carbonari napoletani. Nel Regno di Sardegna l’insurrezione, organizzata dal conte Santorre di Santarosa, indusse il re Vittorio Emanuele I ad abdicare e il reggente Carlo Alberto a concedere la costituzione. I moti del 1820-21 furono sconfitti dalla Santa Alleanza, che si riunì a congresso a Troppau (1820), Lubiana (1821) e Verona (1822), per organizzare la repressione armata. In Italia agirono le truppe austriache, alleate col re borbonico e con il nuovo re di Sardegna Carlo Felice, e in Spagna le truppe francesi. In pochi mesi i rivoluzionari furono sconfitti e tutte le costituzioni soppresse.