Namibia

Stato attuale dell’Africa meridionale. Prima del 1968 denominato Africa del Sud-Ovest. Popolata originariamente da bantu, dopo le esplorazioni di Diogo Cão nel 1484 e di Bartolomeo Diaz nel 1488 la Namibia fu raggiunta intorno al XVII secolo dagli olandesi e in seguito dagli inglesi, che nel 1878 proclamarono la baia di Walvis colonia britannica, ponendola poi, nel 1884, sotto l’amministrazione della colonia del Capo. La regione intorno alla baia di Angra Pequeña – acquistata da un commerciante tedesco, Adolf Lüderitz – fu proclamata da Bismarck protettorato tedesco nel 1884 e passò in seguito, nel 1892, sotto il diretto controllo della Germania. Fra il 1904 e il 1908 l’esercito tedesco mise in atto una dura repressione nei confronti delle popolazioni locali. Il paese fu conquistato nel luglio 1915 dalle truppe guidate da Botha dell’Unione Sudafricana, che nel 1920 ricevette dalla Società delle Nazioni il mandato sulla zona, esteso nel 1922 anche alla baia di Walvis. Dopo il rifiuto dell’ONU, nel 1946, di trasformare la Namibia nella quinta provincia sudafricana, l’anno successivo fu conferito ai soli bianchi il diritto di voto all’Assemblea legislativa e l’Unione Sudafricana procedette alla progressiva estensione del regime di apartheid. Nel 1949 il Sudafrica, fortemente interessato a mantenere il controllo delle miniere di diamanti che costituiscono la principale risorsa del paese, giunse a stabilire un’amministrazione diretta provocando, nel 1966, la revoca del mandato da parte dell’ONU. Nel 1969 il Sudafrica sfidò apertamente le Nazioni Unite costituendo anche qui, secondo gli schemi tipici della politica segregazionista, homelands (bantustans) solo formalmente indipendenti. L’opposizione all’ingerenza sudafricana fu allora guidata dall’Organizzazione del popolo dell’Africa del Sud-Ovest (SWAPO), dominata dall’etnia ovambo, sostenuta dall’Unione Sovietica e da molti stati africani e riconosciuta dall’ONU come l’unica legittima rappresentante della Namibia. All’indomani delle elezioni organizzate dal Sudafrica nel 1978 (non ritenute valide dalla SWAPO) che provocarono la risoluzione dell’ONU per il ritiro dell’esercito sudafricano dal paese e dopo il fallimento della conferenza di Ginevra del 1983, i diversi tentativi di accordo politico per l’indipendenza del paese fallirono per la decisa ostilità sudafricana. Solo dopo la firma del trattato fra Sudafrica, Angola e Cuba (22 agosto 1988) si raggiunse infine l’accordo per la smobilitazione delle truppe sudafricane e per il contemporaneo ritiro cubano dall’Angola. Dopo la formazione del governo guidato da Hage Geinhob della SWAPO, il 9 febbraio 1990 fu promulgata una costituzione che istituiva una repubblica presidenziale multipartitica. Il 21 marzo 1990 fu dichiarata l’indipendenza e fu nominato presidente Sam Nujoma, leader della SWAPO, che nelle successive tornate elettorali si assicurò sempre una salda maggioranza parlamentare. Nel 1994 la Repubblica sudafricana riconobbe la sovranità della Namibia su Walvis Bay. Tra il 1998 e il 2001 la Namibia partecipò alla guerra civile nella Rep. Democratica del Congo inviando truppe a sostegno del governo centrale. Nel 2005 Sam Nujoma fu sostituito alla presidenza dal compagno di partito Hifikepunye Pohamba, che fu rieletto anche nelle successive elezioni generali del 2009. Nel ventennio successivo alla sua indipendenza, il paese rappresentò nel contesto africano un modello di stabilità economica e politica.