Mauritania

Stato attuale dell’Africa nordoccidentale. Il suo territorio non coincide con l’antica Mauretania (Marocco, 1).

  1. L'età antica
  2. La colonizzazione
  3. La repubblica islamica di Mauritania
  4. L'instabilità politica nel nuovo millennio
1. L'età antica

Le regioni settentrionali della Mauritania, abitate già in epoca molto remota, furono popolate a partire dal III secolo d.C. da tribù di berberi (fra le quali assunsero notevole importanza quelle dei sanhagia), che fecero del paese un’area assai importante per gli scambi commerciali fra i regni collocati tra il golfo di Guinea e il Mediterraneo. Nel III e IV secolo anche su parte del suo territorio si estese quella confederazione di piccoli stati che diedero vita al regno del Ghana (Mali), il cui apogeo fu raggiunto all’inizio dell’XI secolo. Fra l’VIII e il IX secolo nella zona meridionale del paese si formò il regno meticcio dei tokolor, costituito dalle popolazioni nere degli uolof e dei tokolor unitisi ai fulbe. A partire dal 1042 la dinastia degli Almoravidi conquistò il paese (il regno del Ghana cadde nel 1076), che entrò così a far parte dell’impero. Le popolazioni furono convertite alla religione islamica sunnita di rito malachita. Nel XV secolo gli arabi hassaniti raggiunsero il paese: le lotte all’interno del mondo arabo portarono allora alla formazione di emirati caratterizzati da un’organizzazione sociale con rigide suddivisioni interne e basata sullo sfruttamento della schiavitù.

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2. La colonizzazione

Nella prima metà del XV secolo (intorno al 1434) le coste della regione furono raggiunte dai portoghesi. Fiorirono allora le attività commerciali legate soprattutto allo scambio di schiavi, oro e caucciù. Dal 1727, a seguito del trattato di Parigi, furono però i francesi a dare inizio alla colonizzazione, che nella seconda metà del XIX secolo si tradusse in una vera e propria conquista militare. Dal 1854 il generale Louis Faidherbe sottomise progressivamente tutti i territori e nel 1904 venne imposto il protettorato francese. Entrato a far parte dell’Africa occidentale francese nel 1920, il paese, nonostante gli sforzi in questo senso, non fu mai completamente pacificato. Dopo la seconda guerra mondiale divenne territorio d’oltremare con diritto di eleggere un rappresentante all’assemblea nazionale francese. Nel 1958, in seguito a un referendum, il paese ottenne l’autonomia nell’ambito della Comunità francese, e nel 1960 la repubblica islamica di Mauritania acquisì l’indipendenza.

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3. La repubblica islamica di Mauritania

Il nuovo stato fu guidato da Mouktar Ould Daddah, leader del composito movimento nazionalista che diede vita al Partito del popolo mauritano (PPM), divenuto dal 1964 l’unico partito legale. Sempre nel 1961 la Mauritania, nonostante le proteste del Marocco che contestava i confini fra i due stati, fu ammessa all’ONU (un decisivo miglioramento nei rapporti fra i due stati si ebbe dopo il 1969). Ould Daddah rimase alla guida del paese fino al 1978, sforzandosi di centralizzare il potere e di avviare un processo di modernizzazione. In politica estera si schierò dapprima su posizioni moderate e vicine alla Francia e quindi, negli anni Settanta, su posizioni più radicali e filosocialiste. Nell’ottobre 1973 il paese entrò a far parte della Lega araba. Il nuovo indirizzo si concretizzò, tra il 1972 e il 1974, in una serie di provvedimenti quali la messa in discussione dei rapporti di cooperazione con la Francia; l’uscita dalla zona del franco e la creazione di una moneta nazionale (l’ougouiya). Nell’agosto 1975 il congresso del PPM sancì l’adesione a una politica socialista. Furono anche nazionalizzate le società minerarie per lo sfruttamento dei giacimenti di ferro e rame (scoperti sin dal 1955). Rimasero tuttavia gravi problemi interni – interetnici, economici e di modernizzazione – ai quali si aggiunse dal 1975 il coinvolgimento del paese nella crisi del Sahara occidentale (Marocco, 5). Le tensioni etniche furono il prodotto della difficile convivenza fra la componente arabo-berbera della popolazione, in posizione tradizionalmente dominante, e quella nera delle regioni meridionali, assai più numerosa. Il processo di arabizzazione voluto dal regime determinò fin dagli anni Sessanta gravi difficoltà, e non fu del tutto accettato neppure nel decennio successivo. La situazione economica frattanto risentì della gravissima siccità che nel 1970 colpì l’area del Sahel e del mancato decollo industriale dovuto soprattutto all’assenza pressoché totale di efficienti infrastrutture. Nello scontro armato per la questione del Sahara occidentale con il Fronte Polisario appoggiato dall’Algeria, le forze della Mauritania, gravemente impreparate, subirono pesanti sconfitte. Ormai impopolare, Ould Daddah fu rovesciato il 10 luglio 1978 da un colpo di stato che trasferì il potere a un comitato guidato dal colonnello Mustafà Ould Salek. Dall’aprile 1979 il governo fu presieduto dal colonnello Ahmed Ould Bouceif e, alla sua morte, dal colonnello Mohammed Louly. Il 7 agosto 1979 fu firmato ad Algeri un accordo con il Fronte Polisario che poneva fine alle rivendicazioni della Mauritania sulla zona meridionale dell’ex Sahara spagnolo. Era il primo atto di un processo di normalizzazione che avrebbe portato, nel 1984, al riconoscimento da parte della Mauritania della Repubblica araba sahariana democratica (RASD), ma che venne bruscamente interrotto dalla nuova invasione della RASD da parte del Marocco e dalla tensione che si venne a creare fra questo stato e la Mauritania. Il 4 gennaio 1980 un nuovo avvicendamento portò al potere il colonnello Ould Haidalla: nonostante l’adozione di alcuni importanti provvedimenti in materia sociale (fra i quali soprattutto l’abolizione della schiavitù) la situazione politica rimase instabile e si susseguirono ancora vari tentativi di golpe che portarono infine, il 12 dicembre 1984, alla caduta di Haidalla. Divenne allora capo dello stato e del governo il colonnello Ould Sid Ahmed Taya, che, in un contesto economico aggravato dalla siccità e dalla dipendenza del paese dagli aiuti stranieri, avviò caute aperture in senso democratico, quali la legalizzazione dei partiti politici e l’organizzazione di elezioni relativamente libere per il dicembre 1986. Nell’aprile 1989 esplosero nuove tensioni interetniche fra i mauri e i neri di ceppo senegalese, che, in seguito all’espulsione di circa 40.000 lavoratori senegalesi, portarono alla rottura delle relazioni diplomatiche fra la Mauritania e il Senegal. Nel 1991 vennero introdotti una nuova costituzione e il multipartitismo. Le elezioni del 1992 e del 1997 videro la netta vittoria di Taya e del suo partito, il Partito repubblicano democratico sociale (PRDS).

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4. L'instabilità politica nel nuovo millennio

Nei primi anni Duemila, il paese attraversò un’intensa fase di instabilità politica, scatenata dapprima, nel 2005, da un colpo di Stato militare che portò al potere Ely Ould Mohamed Vall e poi, nel 2008, da un secondo colpo di Stato che portò al potere il generale Mohamed Ould Abdel Aziz. Quest’ultimo, una volta riconfermato presidente nelle elezioni del 2009, intraprese un’energica campagna di repressione nei confronti dei gruppi terroristici di matrice islamica presenti nella regione.

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