Mali

Stato attuale dell’Africa centro-occidentale.

  1. Dall’impero del Ghana alla conquista marocchina
  2. Dalla colonizzazione francese alla repubblica del Mali
  3. Fra ritorno alla democrazia e ribellione
1. Dall’impero del Ghana alla conquista marocchina

Abitato fin da età molto antica, il paese vide sorgere a partire dal III-IV secolo organizzazioni statali piuttosto complesse grazie ai contatti con il mondo nordafricano berbero e alla notevole prosperità della regione, dovuta al fiorente commercio dell’oro di cui la zona era ricca. Il primo ad affermarsi fu l’impero del Ghana, probabilmente formato da una confederazione di piccoli stati, esteso fra i fiumi Niger e Senegal, in un’area oggi compresa fra il Mali e la Mauritania. Fin dall’VIII secolo i mercanti arabi vi introdussero l’islam, poi divenuto religione dominante (nonostante il permanere di forme di animismo) con la dinastia degli Almoravidi dopo la conquista del 1076. Il dominio degli Almoravidi fu breve e alla loro caduta si formò una serie di regni, fra i quali assunse una certa rilevanza quello di Sosso. Questo prevalse temporaneamente affermandosi, grazie al sovrano Sumanguru (1200-35), anche sul regno del Mali retto dalla dinastia islamizzata dei Keita ed esteso nella zona meridionale dell’attuale Mali al confine con la Guinea. Fu allora che Sundiata Keita, ultimo sopravvissuto della dinastia Keita, mosse contro Sumanguru, infliggendogli la definitiva sconfitta di Kirina (1235) e impadronendosi dei regni di Sosso, di Diara (Mauritania) e di Ghana, del quale rase al suolo la capitale omonima segnandone la fine. Sotto i suoi successori, tutti islamici, il regno del Mali raggiunse, fra il XIII e il XIV secolo, la massima espansione territoriale, estendendosi dal medio Niger all’Atlantico, e una grande prosperità, all’interno di una struttura fortemente centralizzata e gerarchizzata. Già nel corso del XV secolo esso dovette però affrontare gli attacchi dei mossi del Yatenga, dei tuareg e soprattutto dei songhai che, dapprima sottomessi al regno del Mali, se ne resero indipendenti e ne iniziarono la conquista. Sotto la guida di Alì, detto Ber il Grande, (1464-92) si costituì il regno songhai, che dal nome della prima capitale venne anche detto impero di Gao. Nel XVI secolo il regno conobbe grande splendore giungendo a controllare parte del commercio transahariano e la sua nuova capitale, Tombouctou, divenne un centro commerciale e culturale di primaria importanza. Alla fine del secolo tuttavia, a seguito della sconfitta di Tondibi (12 marzo 1591) contro il sultano del Marocco Ahmed IV el-Mansur, l’impero songhai perse la propria indipendenza. Iniziò allora un periodo di incertezza politica, dovuto al disinteresse dei sultani marocchini, e di conseguente crisi economica che si manifestò soprattutto nella decadenza della città di Tombouctou, nella quale nel 1737 si insediarono nuovi conquistatori: i tuareg. Frattanto, dal XVII secolo, si erano imposti i regni pagani dei popoli bambara, probabilmente originari della regione della Costa d’Avorio, i principali dei quali furono quelli di Kaarta, di Diara e di Segu (quest’ultimo sopravvisse fino al XIX secolo). Sotto Cheikhou Amadu (1814-44) l’impero musulmano delle popolazioni fulbe del Macina giunse all’occupazione di Tombouctou assumendo notevole importanza sul territorio. L’impero fu però conquistato già nel 1862 da El Hadj Omar, i cui discendenti vi regnarono fino al 1893.

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2. Dalla colonizzazione francese alla repubblica del Mali

Dal 1857 i francesi intrapresero l’occupazione della regione, che si concluse nel 1898. Nel 1904 il paese entrò a far parte della colonia dell’Alto Senegal-Niger all’interno dell’Africa equatoriale francese, e dal 1920 fu chiamato Sudan francese. Dopo la seconda guerra mondiale si avviò il processo verso l’indipendenza, conclusosi il 24 novembre 1958 con la proclamazione della repubblica sudanese, che formò, insieme al Senegal, la Federazione del Mali (aprile 1959), per poi divenire, dal 22 settembre 1960, repubblica del Mali (a seguito della secessione del Senegal). Il primo presidente della repubblica, Modibo Keita, adottò un indirizzo socialista con il sostegno delle popolazioni mandé del sud, largamente maggioritarie nel paese, ma lasciò irrisolta la questione dei tuareg che, a nord, non riconobbero il nuovo stato e iniziarono a rivendicare un proprio territorio. Quello dei tuareg rappresentò anche in seguito uno dei principali problemi del paese, per le numerose ribellioni che comportò nell’area sahariana. Il progressivo aggravarsi della situazione economica produsse a sua volta un diffuso malcontento sociale e favorì il golpe del 1968, quando il colonnello Mussa Traoré divenne capo dello stato e del governo. In politica interna egli attuò una dura repressione contro i sostenitori del precedente governo, e nel 1974 fece approvare una nuova costituzione che prevedeva l’istituzione di un regime a partito unico, l’Unione democratica del popolo del Mali (UDPM). Rieletto presidente della repubblica nel giugno 1979, Traoré si trovò a dover fronteggiare le ripercussioni del fallimento della politica socialista voluta dal suo predecessore e la già precaria situazione economica fu aggravata dalla drammatica siccità che nel 1972-75 e nel 1984-85 colpì l’intera zona del Sahel. Contraddittorio fu il tentativo di Traoré di aprire un dialogo con gli studenti e di avviare una politica di austerità che permettesse al paese di sfruttare adeguatamente gli aiuti internazionali. In politica estera fu riesumato l’irrealistico sogno di ricostituire l’antico impero del Mali attraverso accordi con la Guinea e si perseguì l’annessione della striscia di Agacher ai danni del Burkina Faso. Una vera e propria guerra di confine oppose i due stati fra la fine del 1985 e l’inizio del 1986 e si concluse con il ritiro dalla zona contesa, che venne posta sotto il controllo delle forze di pace internazionali. Nel marzo 1991 nuove dimostrazioni di massa contro il regime militare portarono alla caduta di Traoré (condannato a morte nel 1993) e alla sua sostituzione con Amadou Toumany Touré, a capo del Consiglio nazionale di riconciliazione.

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3. Fra ritorno alla democrazia e ribellione

Amadou Toumany Touré, dopo lo scioglimento dell’Assemblea nazionale e dell’UDPM, avviò un processo di ritorno alla democrazia: nell’aprile 1992 Alpha Oumar Konaré fu eletto presidente della repubblica con il programma di fronteggiare la crisi economica e i conflitti etnici fra tuareg e mandé.


Con la costituzione introdotta nel 1992 ebbe inizio un processo di democratizzazione. Il governo Konaré, sostenuto dal suo partito Alleanza per la democrazia nel Mali (ADEMA), raggiunse nel 1995 un accordo per porre fine ai contrasti con i nomadi tuareg e conseguì notevoli successi in campo economico. Konaré fu rieletto nel 1997, pur dovendo far fronte al boicottaggio delle opposizioni che lo accusarono di brogli e di violazione dei diritti umani.


Nel 2002, affermandosi alle elezioni presidenziali, tornò al potere Amadou Toumany Touré, che, riconfermato anche in quelle del 2007, affrontò il grave deterioramento della situazione economica del paese e il riaccendersi dei contrasti con i tuareg, coi quali fu tuttavia raggiunto un accordo nello stesso anno. Nella regione settentrionale del paese il governo dovette fare i conti anche con la presenza di alcuni gruppi di militanti islamici vicini ad al-Qaida.


Nella primavera del 2012 riprese anche la rivolta dei tuareg cui si accompagnò un colpo di Stato militare guidato da Amadou Haya Sanogo, che fu duramente condannato dall’Unione africana. Nel frattempo, avvantaggiandosi dell’instabilità politica, i ribelli tuareg del Movimento nazionale per la liberazione dell’Azawad (MNLA), appoggiati dai gruppi islamisti, assunsero il controllo dell’intera parte settentrionale del paese fino agli importanti centri di Gao e Timbuktu. In aprile i ribelli dichiararono l’indipendenza dello stato di Azawad.
Nel frattempo, a fronte delle reazioni della comunità internazionale e del progressivo deteriorarsi della situazione interna, Touré lasciò la presidenza dello stato, che passò provvisoriamente nelle mani del presidente dell’Assemblea nazionale, Dioncounda Traoré. Tra la primavera e l’estate del 2012 la regione settentrionale del paese cadde sotto il controllo dell’MNLA e di una formazione alleata di ispirazione islamista, Ansar Dine, che impose la legge coranica e rivendicò la sovranità sull’intero Mali. A fronte delle masse di profughi in fuga dall’Azawad, alla fine del 2012 i rappresentanti dell’MNLA, di Ansar Dine e del governo legittimo avviarono trattative per porre fine alla crisi. Nel gennaio 2013, allarmati dalla conquista della città di Konna da parte delle formazioni islamiste, la giunta militare richiese l’intervento internazionale. A seguito dell’autorizzazione del Consiglio di sicurezza dell’ONU, la Francia, coadiuvata da altri stati africani, inviò un contingente militare che ebbe in breve ragione delle formazioni islamiste, riprendendo il controllo di alcuni centri nevralgici del nord, tra cui Timbuktu.

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