Malaysia

Stato attuale dell’Asia sudorientale. La penisola malese, influenzata dalla cultura indiana a partire dal II secolo a.C., fece parte della sfera di influenza della talassocrazia di Srivijaya (Indonesia), prima di essere islamizzata nel corso del XIV e XV secolo. All’inizio del XV secolo un principe sumatrano, Paramesvara, fondò a Malacca un sultanato e assunse il titolo di Iskandar Shah. Malacca, porto strategico per il controllo dello stretto tra Sumatra e la penisola malese, diventò il principale emporio mercantile dell’Asia sudorientale. Nel 1511 i portoghesi conquistarono Malacca espandendo la propria influenza ai sultanati malesi della penisola. Alla metà del XVII secolo gli olandesi si insediarono nella regione scalzando i portoghesi, anche se, poco dopo, cedettero il passo all’emergente potenza britannica che alla fine del Settecento controllava Penang e Malacca. Nel 1819 gli inglesi fondarono Singapore assicurandosi il passaggio strategico tra Sumatra e la penisola malese, vitale per le relazioni commerciali tra l’oceano Indiano e la Cina. La costa settentrionale del Borneo entrò nella sfera d’influenza britannica nel corso del XIX secolo, anche se il controllo diretto del Sabah fu realizzato solo nel 1877 e i suoi confini furono definiti nel 1898. Nel Sarawak, invece, l’avventuriero britannico, ed ex ufficiale della Compagnia delle Indie orientali, James Brooke, diventò rajah (1841) costituendosi un dominio personale che fu riconosciuto come stato indipendente dagli Stati Uniti (1850) e dalla Gran Bretagna (1864) e che venne governato dalla famiglia Brooke fino alla seconda guerra mondiale. Nel 1896 i sultanati malesi della penisola di Malacca si federarono accettando la protezione britannica. In questo contesto si accrebbe lo sfruttamento delle risorse naturali di un paese dalle caratteristiche tropicali. L’economia coloniale, fondata sullo stagno e sulle piantagioni di gomma naturale, stimolò l’immigrazione cinese e indiana, che affiancò il gruppo etnico autoctono di ceppo malese. La comunità cinese, insediata in particolare nelle aree urbane e occidentali della penisola malese, si caratterizzò precocemente per l’inserimento nelle attività commerciali e imprenditoriali, nei settori moderni dell’economia coloniale, mentre i malesi restarono legati all’agricoltura e ai settori economici tradizionali. Nel 1941 l’occupazione giapponese, particolarmente feroce nei confronti dei cinesi, portò alla nascita di una guerriglia di orientamento comunista, espressione soprattutto della comunità cinese, che diede luogo a partire dal 1948 a ribellioni protrattesi per un decennio. Il Sarawak rimase indipendente fino al 1941 quando il terzo “rajah bianco”, sir Charles Vyner Brooke, abrogò i suoi poteri concedendo una costituzione e l’autogoverno. Dopo l’occupazione giapponese (1942-45) il Sarawak venne ceduto alla Gran Bretagna e divenne parte della Malaysia nel 1963. Nel 1957, con il ritiro britannico, la Malesia diventò indipendente, dando vita alla federazione della Malesia che si dotò di un sistema politico democratico e parlamentare, fondato su una monarchia costituzionale il cui sovrano veniva eletto a rotazione ogni cinque anni tra i nove sultani malesi ereditari. La nuova formazione politica fu segnata soprattutto dai difficili rapporti tra le principali comunità etniche. Il sistema politico, in particolare, si fondava sull’implicita supremazia malese espressa dalla continuità al governo della United Malays National Organization (UMNO), che costituiva il partito dominante all’interno di una coalizione di cui facevano parte anche i partiti a base etnica cinese e indiana. Per le difficoltà dei rapporti tra le varie etnie, negli anni Sessanta si manifestarono tensioni razziali che sfociarono in scontri anche violenti tra i membri della comunità cinese, legata al mondo degli affari e delle professioni, e la maggioranza malese che ormai rappresentava il ceto politico-amministrativo nazionale. La popolazione si divideva infatti in malesi (61%), cinesi (30%) e indiani (9%). Nel 1963 fu creata la Federazione della Malaysia o Grande Malesia, comprendente l’ex Federazione della Malesia, Singapore, il Sabah e Sarawak. Nel 1965 Singapore si staccò formando uno stato indipendente. Il sistema di governo rimase quello di una monarchia parlamentare. A partire dagli anni Ottanta la Malaysia fu protagonista, sotto la guida di un governo di coalizione presieduto da Mohammad Mahatir, di una grande crescita economica (sostenuta soprattutto dalla comunità cinese), che si resse sia sulle attività estrattive (petrolio, gas naturale, stagno) e sulle piantagioni di gomma e di cocco, sia sulla sempre più rilevante produzione dell’industria manifatturiera, facendo del paese una delle cosiddette “tigri asiatiche”. Nel 1998 una crisi politica interna, condizionata dalla crisi finanziaria che colpì le economie asiatiche, portò alla destituzione del ministro della finanze Ibrahim Anwar, poi condannato alla prigione sotto accuse infamanti. Nel 1999 sua moglie Ismail Azizah fondò il Partito nazionale della giustizia, ma il Fronte nazionale del primo ministro Mohammad Mahatir si riconfermò largamente alle elezioni politiche. Nel 2003, dopo aver ininterrottamente guidato il paese per oltre venti anni, Mahatir si ritirò dalla scena politica e, nelle elezioni dell’anno successivo, fu sostituito da Abdullah Ahmad Badawi. Nel 2009 divenne primo ministro il suo compagno di partito Najiib Razak.
Grazie alla relativa stabilità politica conseguita a partire dagli anni Novanta, il paese è riuscito a dotarsi di un’economia prospera e diversificata, anche se tuttora restano gravi i problemi ambientali, causati da un prolungato e incontrollato sfruttamento delle risorse naturali.