Lussemburgo

Stato attuale dell’Europa occidentale. Popolato sin dall’antichità, divenne un’entità politica autonoma quando Sigefredo I, conte di Bigdau, acquistò nel 963 il castello di Lützelburg. Sottoposto poi alla signoria dei discendenti di Sigefredo, il Lussemburgo fu legato alla casa di Sassonia sino al 1136, quando passò ai conti di Namur. Elevato a ducato nel 1354 dall’imperatore Carlo IV, che vi pose a capo il figlio Venceslao futuro re di Boemia e di Germania, il Lussemburgo si allargò territorialmente con l’acquisizione della contea di Chiny. Nel 1409 entrò nell’orbita del ducato di Borgogna, dal 1451 fece parte dei Paesi Bassi e dal 1477 dell’impero asburgico. Nel 1555 fu assegnato a Filippo II di Spagna e fra il XVI e il XVII secolo conobbe un notevole sviluppo economico. Nella seconda metà del XVII secolo fu conteso tra Francia e Spagna; ritornò quindi agli Asburgo dopo la pace di Rastadt (1714) per poi essere ancora conquistato dalla Francia nel 1794. Dopo il congresso di Vienna (1814-15) subì la perdita di alcuni cantoni (dati alla Prussia), divenne granducato all’interno della Confederazione germanica e fu retto da Guglielmo I di Orange-Nassau, re dei Paesi Bassi. Nel 1839 fu diviso fra Belgio (cinque distretti) e Paesi Bassi (tre distretti); nel 1841 Guglielmo II concesse la costituzione e dal 1842 il Lussemburgo partecipò all’Unione doganale tedesca (Zollverein). Dopo la dissoluzione della Confederazione germanica il rischio che la Francia acquistasse il territorio lussemburghese fu scongiurato dall’opposizione russa e la conferenza di Londra (1867) stabilì la neutralità del granducato. Nel 1890 si estinse la discendenza maschile della dinastia degli Orange-Nassau, e con essa ebbero fine gli ultimi legami con i Paesi Bassi. La corona passò al granduca Adolfo, del ramo collaterale dei Nassau. Nel 1912 fu abrogata la legge salica per permettere a Adelaide di Nassau, ultima discendente della dinastia, di salire al trono. Invaso dalla Germania allo scoppio della prima guerra mondiale, dopo la fine del conflitto concluse accordi doganali con il Belgio. Adelaide fu costretta ad abdicare nel 1919 a favore della sorella Charlotte di Nassau. Entrato a far parte della Società delle Nazioni, il Lussemburgo fu nuovamente occupato dalla Germania nel 1940. Alla fine della guerra entrò a far parte del Benelux (in unione doganale con il Belgio e l’Olanda) e del Patto Atlantico. In fase di espansione industriale e finanziaria, il paese fu governato da una coalizione di socialisti e cristiano-sociali che durò dal 1945 al 1974, quando il liberale Gaston Thorn si pose a capo del governo con i socialisti. Nel frattempo Charlotte aveva abdicato a favore del figlio Giovanni di Nassau (1964). Dopo le elezioni del 1978 fu sperimentata una coalizione fra liberali e cristiano-sociali. I socialisti rimasero all’opposizione sino al 1984, quando ridiedero vita a una coalizione con i cristiano-sociali. Il Partito cristiano sociale guidò dopo di allora i governi, venendo riconfermato come maggior partito anche alle successive elezioni del 1999, del 2004 e del 2009. Il suo principale esponente, Jean-Claude Junker, ricoprì inineterrottamente la carica di primo ministro dal 1995. Nel 2000 il granduca Giovanni abdicò a favore del figlio Enrico. Nel 2005, in occasione del referendum d’approvazione della costituzione europea, l’elettorato lussemburghese si espresse, al pari di quello olandese e francese, in senso negativo. Nel 2009 il Lussemburgo fu inserito nella “lista grigia” dei paesi sospettati di adottare una politica non sufficientemente trasparante in ambito finanziario.
A lungo considerato il paese con lo standard di benessere più elevato al mondo, grazie alla sua solidità economica, il Lussemburgo ha affrontato la crisi finanziaria del 2008 meglio degli altri partner dell’eurozona.