Kosovo

Stato attuale dell’Europa meridionale. È composto in maggioranza di popolazioni di origine albanese e di religione musulmana sunnita. È tuttavia presente una minoranza di origine serba e di fede ortodossa.
Dopo essere stata occupato da Alessandro Magno nel IV secolo a. C., entrò a far parte della provincia di Moesia in epoca romana e della provincia di Dardania in epoca bizantina. In seguito al progressivo indebolimento del controllo bizantino nell’entroterra balcanico, subì a partire dal VI secolo d. C. la penetrazione slava, divenendo nel XIII secolo, sotto la dinastia Nemanjic, il centro del regno serbo. Il Kosovo raggiunse in questo periodo un notevole sviluppo economico e culturale, che fu tuttavia bruscamente interrotto dalla conquista degli ottomani, i quali nel 1389 inflissero nella battaglia di Kosovo Polje una disastrosa sconfitta ai serbi. Da allora la regione entrò sotto la diretta dominazione turca. Nei secoli successivi gran parte della popolazione serba emigrò verso nord mentre quella restante si convertì all’islam.
Solo in seguito alla prima guerra balcanica del 1912, il Kosovo, cui era stata a lungo negata l’autonomia dall’impero ottomano, tornò sotto il controllo serbo. Occupato dall’Austria-Ungheria e dalla Bulgaria durante la Prima guerra mondiale, nel 1918 entrò a far parte del Regno di Serbia, Croazia e Slovenia. Nella Seconda guerra mondiale fu occupato dalle potenze dell’Asse e sottoposto, unitamente all’Albania, al dominio italiano. Alla fine del 1944 fu liberato da parte dei partigiani di Tito, divenendo successivamente una regione autonoma della nuova Repubblica federale iugoslava. A partire dalla fine degli anni Settanta si verificarono periodiche tensioni tra la maggioranza albanese e la minoranza serba.
Nel 1989 il presidente Milosevic revocò lo statuto autonomo del Kosovo e pose la regione sotto il diretto controllo amministrativo della Serbia, alimentando di fatto quelle tensioni che nel giro di breve sarebbero sfociate nella dissoluzione della Repubblica federale iugoslava e nella guerra civile. Nel 1990 fu proclamata unilateralmente la repubblica del Kosovo, che tuttavia fu non riconosciuta dalla federazione iugoslava. Il presidente kosovaro Ibrahim Rugova, leader della Lega democratica, avviò periodici negoziati con il governo serbo sino a quando, tra 1995 e 1996, su iniziativa dell’Esercito di liberazione del Kosovo (UCK), iniziarono gli scontri aperti con le forze di polizia serba. Nel 1998 Belgrado reagì scatenando una durissima repressione cui seguì, a protezione della popolazione civile albanese, l’intervento militare della NATO. All’indomani dell’accordo di pace siglato nel giugno 1999 e del ritiro delle forze serbe, in base a una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’ONU, il Kosovo fu provvisto di un governo provvisorio, posto sotto protettorato internazionale. Nel febbraio 2008, dopo il fallimento del piano presentato dal mediatore ONU Martti Ahtisaari per la definizione dello status del Kosovo, il nuovo governo a maggioranza albanofona guidato dall’ex leader dell’UCK Hashim Thaci proclamò unilateralmente l’indipendenza e, a due mesi di distanza, il parlamento votò la nuova costituzione. L’indipendenza fu riconosciuta da numerosi paesi occidentali, ma fu respinta da Russia, Cina e Serbia, che tuttora considera la regione come una propria provincia autonoma.
Nel novembre 2009 si svolsero le prime elezioni e nel luglio 2010 la Corte Internazionale di Giustizia riconobbe formalmente l’indipendenza del Kosovo.
Nel novembre dell’anno seguente il governo guidato da Thaci fu costretto alle dimissioni. Dopo un periodo di incertezza politica, seguita alle dimissioni del presidente Fatmir Sejdiu, nell’aprile 2011 Atifete Jahjaga fu eletta a capo dello stato. La questione della normalizzazione dei rapporti con la minoranza serba restò problematica anche negli anni seguenti.
[Federico Trocini]