Islanda

Stato attuale dell’Europa settentrionale. Citata nelle cronache dal IX secolo d.C. e identificata con la mitica Tule, l’isola fu raggiunta nel VIII secolo da monaci irlandesi. I primi insediamenti permanenti furono costituiti da genti vichinghe guidate dal leggendario Ingólfr Arnarson. Sin dal 930 si organizzò un primo organismo politico di tipo assembleare con potere legislativo e giudiziario (Althing). Cristianizzata verso il 1000, la Finlandia ebbe da allora più frequenti contatti con l’Europa continentale. Fu questo un periodo di grande sviluppo per l’isola, che conobbe una notevole fioritura culturale. Forse anche per la crescita demografica, all’Althing si affiancò la Lögrétta, comitato ristretto con funzione legislativa, e iniziò la colonizzazione della Groenlandia. La diffusione del cristianesimo segnò la crisi dell’aristocrazia tradizionale, che si reggeva anche grazie al sostegno dei sacerdoti pagani. Dal XII secolo continuarono a scoppiare sanguinose guerre civili che facilitarono la conquista norvegese, attuata da Håkon IV (1262-64). Con l’unione della Norvegia alla Danimarca l’Islanda passò sotto il diretto controllo della Danimarca (1380), che impose, a partire dalla seconda metà del XVI secolo, la Riforma luterana e limitò progressivamente il commercio islandese con la Gran Bretagna e la Germania. Dal 1602 fu costituito un monopolio commerciale che venne attuato dalla Compagnia d’Islanda e segnò la vita economica islandese sino alla fine del XVIII secolo. Il regime assolutistico attuato da Federico III di Danimarca fu esteso all’isola nel 1662 e l’antica istituzione dell’Althing, formalmente ancora in vigore, cessò di esistere. Durante l’età napoleonica la lotta contro l’assolutismo danese venne guidata da Jorgen Jurgensen (1809), ma la Danimarca, ripreso il possesso dell’isola dopo il congresso di Vienna (1814-15), attuò una politica più liberale lasciando maggiore spazio allo sviluppo del commercio con l’estero e reintroducendo l’Althing, a cui vennero demandate decisioni su questioni interne. Solo nel 1918 il paese, grazie al trattato d’unione, rimasto in vigore fino al 1944, divenne uno stato formalmente indipendente sebbene sottoposto al sovrano danese. Dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale e l’occupazione tedesca della Danimarca, l’Islanda – divenuta base militare inglese e poi statunitense – proclamò la propria indipendenza (17 maggio 1944). Sveinn Björnsson fu il primo presidente della repubblica. Nel 1949 l’Islanda aderì alla NATO. La difesa dei banchi di pesca e la relativa estensione dei limiti delle acque territoriali determinò un conflitto commerciale con la Gran Bretagna: un accordo fu raggiunto solo nel 1976. Dopo una lunga fase di governi di coalizione e dopo una grave crisi economica alla fine degli anni Settanta, si formò una coalizione di sinistra (1978-83). Alle elezioni presidenziali del 1980 fu eletta per la prima volta in Europa una donna, Vigdís Finnbogadóttir, riconfermata nel 1984, nel 1988 e nel 1992. Le elezioni del 23 aprile 1983 portarono alla formazione di un governo di coalizione di centrodestra guidato da Steingrimur Hermannson. L’11-12 ottobre 1986 Reykjavik fu scelta come sede del vertice tra Reagan e Gorbacëv, in linea con le aspirazioni islandesi al disarmo. Le elezioni parlamentari del 25 aprile 1987 determinarono il rafforzamento della coalizione con la costituzione di un governo guidato dall’ex ministro delle finanze Thorsteim Polsson. Nel 1988 l’Islanda attraversò un nuovo periodo di recessione economica e Polsson dovette dare le dimissioni. Le nuove elezioni nel 1991 riconfermarono tuttavia la coalizione governativa. Nel 1995 divenne primo ministro Davíd Oddsson del partito indipendentista, che rimase in carica fino al 2004, quando cedette il posto a Halldor Asgrimsson, leader del partito progressista. Nel 1996 fu eletto presidente della repubblica Ólafur Ragnar Grímsson, che fu riconfermato anche nel 2000, nel 2004 e nel 2008. Al potere per oltre un ventennio, la coalizione moderata, formata dal Partito indipendentista e dal Partito progressista liberal-agrario, governò fino al 2007, quando fu sostituita da un nuova coalizione, formata dal Partito indipendentista e dall’Alleanza socialdemocratica. Divenne allora primo ministro Geir Hilmar Haarde, che dovette affrontare la grave crisi finanziaria che nel 2008 colpì l’economia del paese. In seguito alle dimissioni di quest’ultimo, avvenute nel gennaio del 2009, furono indette elezioni anticipate, che registrarono l’affermazione dell’Alleanza socialdemocratica, la quale formò un nuovo governo di coalizione insieme alla Sinistra – Movimento Verde. L’incarico di primo ministro fu quindi assegnato per la prima volta a una donna, Johanna Siguroardottir. Nello stesso anno il parlamento approvò formalmente la richiesta di adesione all’Unione Europea.