Estonia

Stato attuale dell’Europa nordorientale. Le popolazioni che attualmente vivono nell’Estonia vi si insediarono in epoca pre-romana. Nel XIII secolo il paese cadde sotto l’influenza dei danesi, che nel 1219 fondarono l’attuale capitale Tallin (precedentemente Reval) e convertirono al cristianesimo gli abitanti. Insieme con i danesi, ebbe un ruolo rilevante nella colonizzazione dell’Estonia l’Ordine teutonico, il quale, dopo aver ottenuto i territori danesi nel 1346, tenne il governo della regione fino al 1561. Dopo di allora il paese, in cui era penetrato profondamente il protestantesimo, fu spartito tra la Polonia e la Svezia, che divenne nel 1649 la potenza dominante. Nel 1710 l’Estonia, allora parte della Livonia, fu conquistata da Pietro I il Grande e nel 1721 venne formalmente integrata nell’impero russo. La conquista russa lasciò inalterata l’influenza culturale tedesca e il ruolo sociale dei grandi proprietari terrieri nobili di origine germanica. Lo sviluppo commerciale e industriale fu notevole nel corso dell’Ottocento. Del pari emerse una coscienza nazionale estone in reazione alla politica di russificazione. Nel 1918, approfittando della sconfitta militare della Russia a opera della Germania, l’Estonia si proclamò repubblica indipendente, venendo infine riconosciuta dalla Russia sovietica nel 1920 con la pace di Tartu. Dopo un periodo di instabilità, nel 1933 fu varata una costituzione autoritaria. Il presidente Konstantin Päts instaurò allora un regime di destra. In conseguenza del patto tra la Germania nazista e l’Unione Sovietica, l’Estonia nel 1940 venne inglobata in quest’ultima. In odio ai sovietici, che avevano messo in atto durissime repressioni, molti estoni appoggiarono i tedeschi nel periodo dell’occupazione nazista (1941-44). Riconquistata nel 1944 dai sovietici, l’Estonia subì una nuova ondata di russificazione. Nel 1991, di fronte al collasso dell’URSS, essa proclamò la propria indipendenza. Nel 1992 fu adottata una nuova costituzione e nelle elezioni dello stesso anno si affermò una coalizione di centrodestra, che attuò una politica discriminatoria nei confronti della forte minoranza russa, cui venne negata la cittadinanza. Sempre nel 1992 fu eletto presidente Lennart Meri, cui seguì nel 2001 Arnold Rüütel. Nel 1994 la politica di discriminazione verso la minoranza russa fu attenuata, creando un clima di normalità interna, che fu favorito anche dal definitivo ritiro delle truppe russe. Nel 1995 una coalizione guidata dagli ex comunisti vinse le elezioni, ma nel 1999 tornò al potere un governo espresso da una coalizione di centrodestra, intesa a rivitalizzare l’economia secondo criteri neoliberistici. Nel 1999 l’Estonia entrò a far parte del WTO e nel 2004 della NATO e dell’Unione Europea. Negli anni successivi, conobbe un rapido sviluppo economico. In carica dal 2005, la coalizione moderata guidata dal primo ministro Andrus Ansip reagì alla crisi finanziaria del 2008 con un programma di austerità, che permise al paese di entrare nel 2011 nell’eurozona.