Emirati Arabi Uniti

Stato attuale dell’Asia mediorientale. Unione confederale di sette emirati arabi, musulmani, sovrani e indipendenti (Abu Dhabi, Dubai, Sharjah, Ajman, Umm Al Qaiwain, Ras Al Khajmah, Fujayrah), situati sulla striscia di costa meridionale della penisola arabica aperta sul Golfo Arabico (o Persico), a nord dell’Oman, anticamente nota come “costa dei pirati”. Inquadrata fino all’Ottocento nei domini prima del califfato poi dell’impero ottomano, la regione fu assegnata nel 1892 – col nome di “Stati della tregua” – al protettorato britannico e, nel 1893, compresa nei confini delimitati dalla linea “Durand”. Nel quadro della decolonizzazione, gli emirati strinsero nel 1968 una federazione col Bahrein e il Qatar e, nel 1971, dopo la secessione di questi paesi, fondarono l’attuale Unione (membro dell’ONU e della Lega araba dal 1991) la cui stabilità si fondò sostanzialmente su una condivisione dei poteri tra l’emirato di Dubai e quello di Abu Dhabi. Nel 1979 fu posto a capo del governo federale l’emiro di Dubai, Rashid ibn Said al-Maktum, cui successero i figli Maktum ibn Rashid al-Maktum (dal 1990 al 2006) e Muhammad ibn Rashid al-Maktum (dal 2006). Nel 1971 alla presidenza dell’Unione fu posto invece l’emiro di Abu Dhabi Zayd bin Sultan al-Nahyan, che nel 2004 fu sostituito dal figlio Khalifa bin Zayed al-Nahayan. Minacciati prima dal progressivo rafforzamento del fondamentalismo islamico e poi dalle mire egemoniche dell’Iraq di Saddam Hussein, nella prima guerra del Golfo (1991) gli Emirati, la cui economia si basa perlopiù sull’estrazione petrolifera, si schierarono con gli Alleati . Nel corso degli anni Novanta entrarono spesso in forte tensione con l’Iran per via del controllo di due isole, Abu Musa e Tunbs. Nel 2001 denunciarono gli attacchi terroristici contro gli USA, prendendo le distanze dal regime dei taliban in Afghanistan.
Nel 2006 si svolsero per la prima volta le elezioni per la nomina di una porzione ristretta di candidati al Consiglio nazionale federale. Già colpiti sul piano economico dalla crisi globale del 2008, nel corso del 2011 gli Emirati dovettero affrontare gli effetti dell’ondata di proteste che investì gran parte della regione nordafricana e mediorientale. A fronte di un rafforzamento dell’opposizione interna, richiedente la formazione di un parlamento democraticamente eletto, le autorità risposero imponendo restrizioni alla libertà di espressione, incarcerando numerosi attivisti dei movimenti di protesta e intervenendo militarmente in Bahrein al fine di prevenire l’estensione dei disordini.