Danimarca

Stato attuale dell’Europa centrosettentrionale.

  1. Le origini
  2. Dal X al XVII secolo
  3. La Danimarca dal XVIII secolo a oggi
1. Le origini

Abitato fin dall’antichità, il territorio corrispondente all’attuale Danimarca nei primi secoli dell’era volgare aveva ancora un’organizzazione politico-amministrativa fondata su consigli distrettuali e assemblee regionali. Dalla fine dell’VIII secolo il paese fu progressivamente unificato in un vero e proprio regno. Cristianizzata fra il IX e l’XI secolo, nello stesso periodo la Danimarca divenne centro di irradiazione del moto di espansione vichingo verso le coste inglesi che culminò nelle fortunate spedizioni organizzate dal re Sven I e dal figlio Canuto II il Grande. Con quest’ultimo – uno dei più grandi sovrani del paese – i vichinghi danesi conquistarono l’Inghilterra (1016) e la Norvegia (1028), raggiungendo il controllo del mare del Nord. Canuto il Grande realizzò quindi la vasta ma effimera unione delle tre corone di Danimarca, Inghilterra e Norvegia, che alla sua morte (1035) furono nuovamente separate e attribuite ai suoi figli Hardicanute (Canuto III), Aroldo e Sven.

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2. Dal X al XVII secolo

Precipitata in una fase di gravi disordini nella seconda metà dell’XI secolo in seguito alla morte di Canuto, la Danimarca conobbe una relativa ripresa durante i regni di Valdemaro I (1157-82) e di Valdemaro II (1202-41), i quali riuscirono a estendere il controllo danese a tutto il Baltico meridionale. La monarchia continuò tuttavia a essere segnata da una debolezza strutturale, che si fece sempre più evidente a seguito della morte dei sovrani più dotati di qualità militari o di capacità di gestione del potere. Dalla metà del XIII secolo i successori di Valdemaro II dovettero fronteggiare una cruenta ripresa delle lotte civili, culminate nella concessione di una Magna Charta (1282) assai favorevole alla nobiltà e nel drastico ridimensionamento dell’importanza del regno, di fatto caduto sotto l’egemonia tedesca. Solo con Valdemaro IV (1340-75) e poi soprattutto con la figlia Margherita I (1387-1412) la Danimarca si affrancò dalla tutela tedesca e si fece promotrice di un progetto di unificazione dei paesi nordici sotto l’egemonia danese: si costituì così nel 1397 l’Unione di Kalmar (comprendente Danimarca, Svezia e Norvegia) che durò, con alterne vicende, fino al 1523 (da quella data la Danimarca rimase unita solo alla Norvegia). Nel 1448 frattanto, in un clima di rinnovate tensioni interne, il trono danese era passato a un principe tedesco, Cristiano I di Oldenburg, con cui ebbe inizio la dinastia che regnò fino al 1863. Si avviò allora un lento processo di rafforzamento del potere monarchico, che si avvalse, a partire dalla prima metà del XVI secolo, dell’alleanza con il luteranesimo. Le idee della Riforma incominciarono a penetrare nel paese durante il regno di Cristiano II (1513-23), sino alla proclamazione del luteranesimo a religione ufficiale da parte di Cristiano III nel 1536. Durante il regno di Cristiano IV (1588-1648) la Danimarca luterana, temendo le conseguenze dell’indebolimento delle posizioni protestanti in Germania dopo la sconfitta subìta dai protestanti boemi nella guerra dei Trent’anni, entrò in guerra contro l’impero. Le ripetute sconfitte subìte nel 1626-27 a opera di Tilly e Wallenstein ridimensionarono però drasticamente le aspirazioni del sovrano danese, che fu costretto a rinunciare a ogni ingerenza negli affari dell’impero. Alla fine del XVII secolo la Danimarca consolidò il proprio dominio sull’Islanda e cominciò a colonizzare la Groenlandia. Entrata nuovamente in conflitto con la Svezia, essa perse qualsiasi prospettiva di egemonia sul Baltico nel corso di tre lunghe guerre (1657-60, 1675-79 e 1700-1720), anche se la pace di Frederiksborg (1720) le attribuì parte dello Schleswig. In questi stessi anni la monarchia – resa ereditaria nel 1660 – si rafforzò in senso assolutistico.

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3. La Danimarca dal XVIII secolo a oggi

Il XVIII secolo rappresentò per la Danimarca un’epoca di grandi riforme e di modernizzazione, soprattutto durante il regno di Federico V (1746-66). Il grande impulso commerciale favorì a sua volta lo sviluppo della borghesia, determinando però anche la lotta per l’egemonia sul mare del Nord (con i ripetuti attacchi a Copenaghen da parte della flotta inglese). Federico VI (1808-1839), alleato di Napoleone, dopo la sconfitta di questi fu costretto a rinunciare alla Norvegia (pace di Kiel, 1814). Dopo il 1830 iniziarono grandi trasformazioni in campo economico con il diffondersi delle idee liberali. Il contrasto tra la popolazione tedesca e quella danese si acutizzò sino alla concreta minaccia da parte dell’Holstein di staccarsi dalla Danimarca e allo scoppio della prima guerra dello Schleswig-Holstein (1848-50). La decisione di Federico VII (1848-63) nel 1849 di concedere una costituzione e di estenderla ai ducati a maggioranza tedesca di Schleswig e di Holstein determinò l’inizio di una rivoluzione. Le truppe prussiane e austriache invasero il paese nel 1864 (seconda guerra dello Schleswig-Holstein) e, nonostante la vittoria navale di Helgoland, la Danimarca dovette cedere alla Prussia e all’Austria i due ducati (pace di Vienna, 1864). Nella seconda metà dell’Ottocento si ebbe un notevole sviluppo agricolo, industriale e commerciale. Dopo il 1870 si sviluppò il movimento operaio e si diffusero le idee socialiste. Cristiano X (1912-47) concesse il diritto di voto alle donne, rinnovò la costituzione (1915) e dichiarò il paese neutrale durante la prima guerra mondiale. Dal 1924 al 1942 furono costantemente al potere i socialdemocratici, dal 1929 guidati da Thorwald Stauning, che grazie a una solida maggioranza poté attuare un incisivo piano di riforme in campo sociale e un programma di ammodernamento economico teso a diminuire il divario fra i diversi strati sociali, ponendo così le basi del welfare state. Dopo una lunga fase di politica estera rivolta soprattutto verso gli stati nordici, la Danimarca, nonostante il patto di non aggressione firmato nel 1939 con la Germania, fu occupata nel 1940 dalle truppe naziste. Si sviluppò allora un forte movimento partigiano contro il regime di occupazione. Dopo la separazione dell’Islanda (1944), la Danimarca, liberata dagli inglesi, fu tra gli stati fondatori dell’ONU nel 1945 e della NATO nel 1949. Il ritorno alla normalità fu graduale e i socialdemocratici, dopo aver perso le elezioni del 1945, tornarono a essere il partito dominante, seguiti dai liberaldemocratici e dai conservatori. Nel 1947 salì al trono Federico IX. Nel 1953 fu varata una riforma costituzionale che istituì un parlamento monocamerale. Dopo una fase di riforme, sin dai primi anni Sessanta la socialdemocrazia danese, guidata dal 1962 da J.O. Krag, alla testa del governo e del partito, dovette far fronte a una grave crisi economica, con l’aumento del deficit pubblico e la crescita dell’inflazione. Il governo rispose alla crisi attraverso ripetuti tentativi di creare un mercato comune con gli altri paesi scandinavi. Falliti tali tentativi, la Danimarca aderì all’Associazione europea di libero scambio (EFTA) nel 1960 e alla Comunità economica europea (CEE) nel 1972. Le elezioni del 1968 portarono all’opposizione il partito socialdemocratico e si costituì un governo di centrodestra guidato da H. Baunsgaard, rimasto in carica sino alle elezioni del 1971, quando i socialdemocratici di Krag ritornarono al governo. Alla morte del sovrano nel 1972 salì al trono la figlia Margherita II. La crisi politica seguita alle elezioni del 1973 con la sconfitta dei socialdemocratici fu risolta con la formazione di un governo monocolore di minoranza presieduto dal leader liberale Paul Hartling, ma l’incapacità di risolvere la situazione economica del paese (aggravata dagli effetti della crisi petrolifera) portò a nuove elezioni. Si contrapposero due schieramenti: quello di centrodestra, guidato dai liberali di Hartling, che difendevano il piano di austerità del governo, e quello dei partiti di sinistra, che si opponevano ai progetti governativi. La sconfitta dei partiti di destra fu compensata dal successo del partito liberale. I socialdemocratici affidarono il governo a Jïrgensen. Le elezioni del 1982 furono vinte dai conservatori, pervenuti al governo per la prima volta dopo il 1905. Il primo ministro Poul Holmskov Schlüter avviò una politica di restrizioni della spesa pubblica, ridimensionando il sistema di sicurezza sociale. Nel 1993, dopo varie resistenze, i danesi approvarono con un referendum l’adesione al trattato di Maastricht, che dava vita all’Unione Europea. A partire dal 1993 i socialdemocratici tornarono al governo, con a capo Poul Nyrup Rasmussen, che fu riconfermato alle elezioni del 1998. In un crescendo di spinte isolazioniste, che portarono nel 2000 a respingere con un referendum l’adesione del paese all’unione monetaria europea, si affermò nel 2001 una coalizione di centrodestra, con una forte componente populista e xenofoba, che introdusse provvedimenti severamente restrittivi nei confronti dell’immigrazione. Nonostante le critiche suscitate a livello internazionale, la coalizione liberal-conservatrice guidata da Anders Fogh Rasmussen si riaffermò anche nelle successive elezioni del 2005 e del 2007. Quando nel 2009 Anders Fogh Rasmussen fu nominato alla segreteria generale della NATO fu sostituito alla guida del governo dal ministro degli esteri Lars Lokke Rasmussen. Sul piano internazionale, nel 2003 prese parte alla guerra in Iraq e dal 2005 fu al centro di un’intensa polemica internazionale, la quale, causata dalla pubblicazione da parte di un quotidiano nazionale di alcune vignette caricaturali su Maometto, proseguì negli anni successivi fino a quando, nel 2010, numerose ambasciate in Asia, Africa e nel Medio Oriente furono oggetto di violente manifestazioni. Nelle elezioni parlamentari del 2011 tornò al potere, dopo oltre dieci anni, una coalizione di centro-sinistra guidata dal partito socialdemocratico ed Helle Thorning-Schmidt divenne la prima donna danese a rivestire l’incarico di primo ministro. Negli anni seguenti le crescenti difficoltà economiche e una serie di gravi scandali politici indebolirono a fondo la coalizione di governo guidata da Helle Thorning-Schmidt.

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