Ciad

Stato attuale dell’Africa centrale.

  1. Dalle origini al periodo coloniale
  2. Il periodo coloniale
  3. Il Ciad indipendente
1. Dalle origini al periodo coloniale

In età neolitica, quando non aveva ancora subìto il processo di progressiva desertificazione che ora interessa gran parte del suo territorio, il Ciad era abitato da popolazioni del gruppo etiopico dedite alla caccia, alla pesca e alla pastorizia. A partire dalla fine dell’VIII secolo a est del Lago Ciad sorse uno dei più grandi regni della zona sudanese: quello di Kanem-Bornu, affermatosi dapprima come regno di Kanem. In posizione strategica, esso poteva controllare le piste carovaniere che attraversavano il Sahara verso il Mediterraneo, e proprio dai traffici commerciali (tra cui la tratta degli schiavi) trasse i suoi maggiori proventi. Retto dalla dinastia Sefuwa, il regno di Kanem sarebbe stato popolato dal gruppo kanembu, risultato probabilmente dalla sovrapposizione di gruppi di invasori “bianchi” (camiti o semiti) sui sao, popolazione negra autoctona. Fino alla fine dell’XI secolo la religione più diffusa rimase quella pagana e il nomadismo continuò a essere il tipo di vita della maggioranza della popolazione. Sotto il regno di Humé (1085-1097) l’islam iniziò una rapida diffusione, fu organizzato un vero e proprio sistema statale e si impose progressivamente il sedentarismo. Tra il XII e il XIII secolo il regno di Kanem raggiunse una grande espansione territoriale, imponendosi su tutta la zona subsahariana compresa fra il Nilo e il Niger. Nella seconda metà del XIII secolo tuttavia il regno entrò in crisi per rivolte interne e soprattutto per gli attacchi portati da popolazioni dell’est, culminati nella cacciata dei sovrani. L’epicentro del regno di Kanem si spostò quindi sulle rive occidentali del lago Ciad, dove intorno al 1395 i sovrani spodestati di Kanem fondarono il regno del Bornu (nell’attuale Niger), consolidatosi con Alì Ghazi (1479-1507). Tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo si formarono inoltre i regni del Baghirmi (a sud-est del lago Ciad) e dell’Ouadday, anch’essi di religione islamica: dapprima formalmente tributari del Bornu, essi si affrancarono ben presto dalla sua tutela. Dalla regione del Bornu la dinastia Sefuwa diede poi avvio, all’inizio del XVI secolo, alla riconquista del regno di Kanem, compiutasi con Idris Alaoma (1573-1603): durante il suo regno si giunse alla costituzione dell’impero di Kanem-Bornu e al suo apogeo intorno al 1580. Tra il XVII e il XVIII secolo iniziò la crisi, che culminò con le sollevazioni dei fulbe all’inizio del XIX secolo. Queste, note con il termine jihad (guerra santa), poterono infine essere neutralizzate, ma al prezzo di una drastica riduzione del prestigio della dinastia regnante sino alla sua estinzione nel 1846 e alla progressiva dissoluzione dell’impero nella seconda metà del XIX secolo, quando il regno di Ouadday, dotato di una solida struttura militare, assunse l’egemonia nella regione ciadiana.

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2. Il periodo coloniale

In base all’accordo del 1898 fra Francia e Inghilterra per la determinazione delle rispettive zone di influenza nell’area sudanese, fra il 1910 e il 1913 la Francia poté intervenire progressivamente nella regione ciadiana. Amministrato dapprima come territorio militare, unito nel 1906 alla colonia dell’Ubanghi-Sciari (repubblica Centrafricana), il paese entrò a far parte della federazione dell’Africa equatoriale francese nel 1910, per divenire infine colonia nel 1920. L’amministrazione coloniale contribuì ad accentuare le già forti differenze tra l’area settentrionale e quella meridionale, che avrebbero poi costituito uno dei principali problemi del Ciad indipendente. Come il vicino Sudan, il Ciad ebbe sin dal periodo precoloniale una situazione geopolitica assai complessa e foriera di drammatiche tensioni, rappresentando il punto di saldatura fra l’Africa “bianca” (caratterizzata da popolazioni arabe prevalentemente dedite ad attività pastorali e di religione islamica) e l’Africa “nera” (con popolazioni dedite prevalentemente all’agricoltura e animiste o cristianizzate). Durante la seconda guerra mondiale il governatore del Ciad Felix Eboué appoggiò le forze della resistenza contro l’occupazione nazista e il governo di Vichy. Dal 1943 il territorio ciadiano divenne una base per le operazioni degli alleati in Africa anche per la promozione di Eboué a governatore generale dell’Africa equatoriale francese. Il processo di decolonizzazione prese l’avvio già negli anni Cinquanta ed ebbe il suo punto di forza nel Partito progressista del Ciad (PPT). Repubblica autonoma nell’ambito della Comunità francese a seguito del referendum del 28 novembre 1958, il paese ottenne l’indipendenza l’11 agosto 1960.

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3. Il Ciad indipendente

La storia del Ciad indipendente fu dominata in un primo tempo dal PPT e dal suo leader François Tombalbaye. Presidente dall’aprile 1962, di fronte alla difficile situazione di un paese carente sul piano delle risorse, svantaggiato per la collocazione geografica, privo di quadri dirigenti preparati e caratterizzato da forti tensioni etniche, Tombalbaye istituì nel gennaio 1963 un regime monopartitico che rifletteva l’egemonia delle etnie della zona meridionale (in particolare i sara). Contro questa linea politica insorsero le popolazioni delle regioni centro-orientali e settentrionali e si costituì, nel 1966, il Fronte di liberazione nazionale del Ciad (FROLINAT), apertamente sostenuto dalla Libia. Aveva così inizio la prima fase della guerra civile ciadiana (1966-79), che vide sostanzialmente contrapporsi le etnie del nord (ribelli) e quelle del sud (filogovernative) nonché l’inizio dell’intervento libico a sostegno del nord con il fine di minare il potere centrale. Nel 1973 la Libia occupò la fascia di Auzu, pretestuosamente rivendicata dal colonnello M. Gheddafi sulla base di accordi sottoscritti nel 1935 fra P. Laval e B. Mussolini ma mai ratificati, segnando l’inizio del suo coinvolgimento diretto nella crisi interna del Ciad. Due anni più tardi, il 13 aprile 1975, un colpo di stato militare portò al potere il generale Felix Malloum. Fallito il tentativo di una soluzione negoziata con i ribelli del FROLINAT, la guerra civile continuò e vide anche il coinvolgimento di truppe francesi a sostegno del governo ciadiano. Furono però le divisioni all’interno del FROLINAT a imprimere una svolta al conflitto: l’accordo raggiunto nell’agosto 1979 con Hissène Habré, capo di una frazione dei ribelli, permise infatti in un primo tempo la spartizione del potere fra quest’ultimo (che divenne primo ministro) e il presidente Malloum. Già nel febbraio 1979, tuttavia, le rispettive truppe si diedero battaglia nella capitale, determinando la sconfitta del presidente, la fine del regime militare e del predominio politico dell’etnia dei sara: terminava così, con la vittoria delle popolazioni del nord, la prima fase della guerra civile. Fallì però il successivo tentativo di trovare una soluzione globale della crisi ciadiana (conferenza di Kano, in Nigeria, fra il marzo e l’aprile 1979) attraverso la costituzione di un Consiglio di Stato provvisorio presieduto dal capo del FROLINAT, Goukouni Oueddei. La lotta oppose infatti da questo momento le due maggiori figure politico-militari del nord, Hissène Habré e G. Oueddei, in quanto il primo si oppose alle mire libiche sulla striscia di Auzu, mentre il secondo fu sempre più nettamente sostenuto dal regime di Gheddafi sino a prospettare l’unione di Ciad e Libia (gennaio 1981). Anche grazie all’appoggio francese le truppe di Hissène Habré conquistarono la capitale nel giugno 1982. Habré si proclamò allora presidente, ma le operazioni militari continuarono fra alterne vicende per tutto il decennio. Nel settembre 1984 fu annunciato il ritiro delle truppe francesi e libiche, ma il paese restò diviso in una zona meridionale controllata da H. Habré e una zona settentrionale in mano a G. Oueddei e al suo Governo di unione nazionale di transizione (GUNT). Un relativo consolidamento del regime a partito unico di Habré – costituito nel 1984 con la formazione dell’Unione nazionale per l’indipendenza e la rivoluzione (UNIR) – si ebbe nel corso del 1986, parallelamente alla disgregazione del GUNT e agli insorgenti contrasti fra Goukuni e la stessa Libia. Il ridimensionamento sul piano militare indusse la Libia a ritirare nel 1987 i suoi contingenti e il 3 ottobre 1988 il processo di pacificazione fra il Ciad e la Libia si concluse con il ristabilimento delle relazioni diplomatiche. Il problema della striscia di Auzu fu affidato a una soluzione negoziata. Frattanto però nella regione del Ouadday si aprì un nuovo fronte di scontri fra i ribelli di Idriss Deby e l’esercito governativo. I primi scatenarono un’offensiva che provocò la caduta del presidente e la presa del potere nel 1990 da parte dello stesso Deby, leader del Movimento patriottico di salvezza (MPS), che promise di avviare un processo di democratizzazione. Nel 1996 fu approvata una nuova costituzione, che stabilì un ordinamento presidenziale secondo il modello francese e Deby fu confermato presidente. Le elezioni del 1997 portarono alla formazione di un governo con a capo Nassur Quaido, appartenente al MPS. Bel lungi dall’esser stato pacificato, il Ciad ricadde però nel caos nel 1998, quando i gruppi d’opposizione, riuniti nel Movimento per la democrazia e la giustizia (MDJT), scatenarono una violenta offensiva nella parte settentrionale del paese. Nel 2001 il presidente Deby ottenne un nuovo mandato consolidato dalla vittoria del suo partito alle politiche del 2002. Tra 2002 e 2003 fu siglato un accordo con le forze ribelli, che pose momentaneamente termine alle ostilità. Nel 2003 fu avviato, in prospettiva di un generale rilancio dell’economia, lo sfruttamento delle risorse petrolifere del paese. Nonostante i progressi, la situazione restò tuttavia fortemente instabile e rischiò di degenerare quando, in concomitanza con la terza rielezione consecutiva di Deby, nel 2006 le forze ribelli ripresero l’offensiva, giungendo due anni dopo alle porte della capitale N’Djamena. Negli stessi anni, oltre alle numerose difficoltà interne, il Ciad fu coinvolto militarmente in Niger, nella Repubblica Centrafricana e soprattutto in Sudan, col governo del quale stipulò solo nel 2010 un accordo provvisorio per porre fine alle ostilità. Nonostante le irregolarità, nel 2011 Deby fu rieletto per la quarta volta con una larghissima maggioranza.

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