Bielorussia

Stato attuale dell’Europa orientale. Nota come Russia Bianca, la Bieolorussia, di popolazione slava, nel X secolo d.C. entrò nell’orbita del principato di Kiev. Nel XIII secolo divenne parte del Granducato di Lituania e nel 1569, in seguito all’atto di unione di Lublino, fu incorporata dalla Polonia. In seguito alle spartizioni di quest’ultima nel 1772, 1793 e 1795, la Bielorussia divenne una provincia dell’impero russo. Nel 1863-64 e nel 1905 movimenti nazionalistici si ribellarono vanamente contro i russi. Nel 1918 la regione fu occupata dai tedeschi, e una parte di essa venne incorporata dalla Germania, mentre il resto si proclamò repubblica indipendente. La sconfitta tedesca consentì alle truppe bolsceviche di occupare il paese, dando vita a una repubblica sovietica, divenuta nel 1922 componente dell’Unione Sovietica, dopo che il trattato di Riga del 1921 aveva assegnato la zona occidentale alla Polonia. Nel 1939 l’invasione della Polonia orientale da parte dell’Armata rossa portò quella zona sotto il dominio sovietico. Nel corso degli anni Trenta la diffusa opposizione alla politica staliniana e alla collettivizzazione forzata delle terre causò una durissima repressione, con numerose esecuzioni e deportazioni. Durante la seconda guerra mondiale, l’occupazione tedesca provocò lo sterminio di oltre un milione di abitanti, fra cui la quasi totalità degli ebrei. La vittoria sovietica determinò la reintegrazione della Bielorussia nell’URSS. Al fine di rafforzare la propria supremazia, i russi favorirono una vasta immigrazione russa imponendo il russo come lingua ufficiale. Nel contesto della disintegrazione dell’Unione Sovietica nel 1991 la Bielorussia proclamò la propria indipendenza, prendendo però parte attiva alle trattative con l’Ucraina e la Russia culminate in dicembre nella formazione della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI). Al primo presidente Stanislav Suskevich, in forte tensione con il Parlamento dominato dagli ex comunisti, succedette nel 1994 Aleksandr Lukašenko – più volte rieletto alla presidenza – il quale rafforzò significativamente i legami con la Federazione Russa mediante i trattati del 1995 e del 1997. Gli emendamenti costituzionali approvati nel 1996 accrebbero i poteri del presidente, incline a metodi fortemente autoritari. Per protesta i partiti di opposizione non parteciparono alle elezioni amministrative del 1999. Nel 2004 fu approvato un altro emendamento costituzionale con cui fu annullato il limite dei due mandati presidenziali consecutivi e nel 2006 Lukašenko fu così rieletto, nonostante le crescenti proteste. In un clima di forti tensioni, le elezioni parlamentari del 2008 videro la vittoria schiacciante del partito di governo. A partire dal 2008, in seguito al rilascio di alcuni prigionieri politici, Lukašenko iniziò a intensificare i rapporti con l’Unione Europea e a incoraggiare gli investimenti stranieri. Nel 2010 Lukašenko fu riconfermato alla presidenza, nonostante le forti proteste popolari, ancora una volta represse dalle forze di polizia.
Nel 2011 un attentato alla metropolitana di Minsk incrementò lo stato di tensione del paese, già alle prese con i gravi effetti della crisi finanziaria globale. Lukašenko continuò tuttavia a mantenersi saldamente al potere e le elezioni del settembre del 2012, boicottate dalle opposizioni, assicurarono ancora una volta la maggioranza dei voti ai suoi sostenitori.