Bahrein

Stato attuale dell’Asia occidentale. L’arcipelago del Bahrein si estende nel Golfo Persico, di fronte alla costa nordorientale dell’Arabia. Già nel terzo millennio a.C. queste isole erano affermati centri mercantili: si hanno infatti notizie di relazioni commerciali con i sumeri e con la valle dell’Indo. Il Bahrein conobbe successivamente l’egemonia degli assiri e nel VII secolo d.C. fu conquistato all’islam. Nel 1507 fu occupato dai portoghesi e, nel 1622, dai persiani che ne mantennero il dominio fin verso la fine del XVIII secolo. In seguito divenne oggetto delle mire degli inglesi che, attraverso una serie di trattati, tra Otto e Novecento ne fecero un protettorato britannico. La svolta radicale nella vita economica del paese avvenne nel 1932 quando furono scoperte ingenti risorse petrolifere. La compagnia americana Bahrein Petroleum Co. si assicurò lo sfruttamento del petrolio, esercitando di fatto il controllo sull’economia del paese. Nel 1968 il Bahrein entrò a far parte della federazione degli Emirati Arabi Uniti, sotto l’egida dell’Inghilterra. Tre anni più tardi, nel 1971, l’emirato proclamò la propria indipendenza ed entrò a far parte dell’ONU. Nel 1973 entrò in vigore una costituzione che introdusse la monarchia costituzionale; due anni dopo però il parlamento fu sciolto e s’impadronì del potere lo sceicco al-Khalifah, che introdusse un governo di tipo assolutistico. Nel corso degli anni Ottanta, si fece più intenso il conflitto tra la minoranza dei musulmani sunniti detentori del potere e la maggioranza sciita della popolazione, che guardò con favore alla rivoluzione islamica di Khomeini in Iran (1979). Entrato più volte in conflitto con il Qatar per ragioni territoriali, il Bahrein stabilì relazioni sempre più strette con gli Stati Uniti: dapprima durante gli anni del lungo conflitto tra Iran e Iraq (1980-88) e poi durante la prima guerra del Golfo (1991), in cui il piccolo emirato arabo prese posizione per lo schieramento internazionale guidato dagli USA, fornendo a esso supporto tecnico e logistico. Accanto allo sfruttamento delle risorse petrolifere, a partire dagli anni Novanta il Bahrein favorì progressivamente la diversificazione della propria economia, puntando soprattutto sul turismo, sull’industria navale e sulla finanza. Nel 1995-96 la povertà degli strati inferiori, a maggioranza sciita, provocò gravi disordini, cui il governo rispose con una dura repressione. Ma la crisi impose al regime di dare una svolta alla struttura del paese: nel 2001, all’indomani della salita al potere di re Hamad ibn Isa al-Khalifah, fu promosso un referendum per approvare una nuova costituzione in vista della trasformazione dell’emirato in una monarchia costituzionale, proclamata nel 2002. La presenza militare statunitense nell’area favorì un progressivo rafforzamento delle relazioni bilaterali con l’Arabia Saudita e, al contempo, contribuito a un allentamento delle tensioni con il Qatar. Nonostante i progressi compiuti sul piano della modernizzazione economica e politica – nel 2006 entrò per la prima volta in parlamento una donna – nel gennaio del 2011, nel quadro delle proteste di massa che agitarono l’intera regione nordafricana e mediorientale, furono organizzate grandi manifestazioni in favore di una maggiore libertà politica, di una nuova costituzione e del rilascio dei prigionieri politici. Le proteste degenerarono presto in scontri violenti con la polizia e proseguirono sino a marzo, quando il governo dichiarò lo stato di emergenza e richiese l’intervento delle forze armate congiunte di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, dando il via a una spirale repressiva che sarebbe continuata anche nei mesi successivi.
Assicuratosi il controllo della situazione, il governo assunse un atteggiamento maggiormente conciliante. Nel luglio 2011 il re Hamad incaricò una speciale commissione investigativa di redigere un rapporto sull’operato del governo e, nel maggio dell’anno seguente, rafforzò il ruolo del parlamento con una serie di emendamenti costituzionali. Le proteste tuttavia non cessarono e furono causa di nuovi scontri con le forze di polizia.