Nigeria

Stato attuale dell’Africa occidentale.

  1. L’età precoloniale
  2. La conquista coloniale
  3. L'indipendenza
  4. La Nigeria nel Terzo Millennio
1. L’età precoloniale

Le prime tracce della presenza dell’uomo in territorio nigeriano risalgono al paleolitico, ma fu nell’età del ferro, tra il 500 a.C. e il 200 d.C., che si sviluppò l’importante civiltà di Nok. Nel corso del medioevo il paese fu raggiunto dagli yoruba (popolazioni provenienti dall’ovest), dagli hausa (giunti dal Nord) e dagli ibo. Gli hausa si stabilirono nella fascia settentrionale del paese, dove dal X secolo diedero vita a una serie di città stato fra le quali emersero quelle di Kano, di Katsina e di Zaria, rette da dinastie locali ma, fino al XIV secolo, formalmente gravitanti intorno al regno del Kanem-Bornu (Ciad). Nel XIV secolo le dinastie hausa abbracciarono l’islam. Nella seconda metà del XIV secolo la città di Kano, stazione terminale delle piste transahariane verso il Nordafrica, raggiunse il massimo splendore; Katsina contese poi a lungo (fino al XVII secolo) a Kano il primato economico e politico sul territorio hausa. Dopo i primi contatti con gli arabi e poi con gli europei, questi regni divennero importanti centri della tratta degli schiavi, ma fu soprattutto Zaria a divenire dal XVI secolo il maggiore mercato della Nigeria settentrionale. Nella zona meridionale della Nigeria tra l’XI e il XIII secolo si stabilirono gli ibo e gli yoruba. I primi, stanziati nella zona sudorientale, non diedero luogo a grandi formazioni politiche, mentre gli yoruba costituirono i regni di Oyo e di Benin, che assunsero particolare importanza per la storia di tutta la fascia guineana. Il regno di Benin pervenne al suo apogeo nella seconda metà del XVI secolo, quando i suoi confini comprendevano la costa nigeriana dal delta del Niger all’attuale città di Lagos, mentre il regno di Oyo raggiunse la massima potenza nel XVIII secolo, quando riuscì a unificare tutta la regione degli yoruba (tranne il Benin). Entrambi furono retti da una monarchia dal carattere sacrale in grado di dominare i capi politici e militari che facevano parte del consiglio della corona. Il regno di Benin si caratterizzò inoltre per una salda organizzazione amministrativa e per una sorta di “mecenatismo” dei suoi sovrani, che favorirono lo sviluppo di un’arte raffinata (particolarmente significativa la scultura in legno, avorio e bronzo del XVI-XVII secolo). La principale risorsa di entrambi i regni fu rappresentata dal commercio dei tradizionali prodotti coloniali (olio di palma, pepe) e soprattutto dalla tratta degli schiavi. Agli inizi del XIX secolo entrarono in crisi: il regno di Benin perse l’area settentrionale, conquistata dai fulbe, quello di Oyo intorno al 1830 fu devastato dai fulbe e dagli hausa e non riuscì più a recuperare l’antico splendore. Ebbe così inizio il processo di decadenza che si concluse con l’invasione inglese.

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2. La conquista coloniale

I portoghesi raggiunsero le coste del paese già alla fine del XV secolo, instaurando con i sovrani locali rapporti commerciali poi sviluppati, dalla seconda metà del XVI secolo, dagli inglesi che monopolizzarono la tratta degli schiavi nel golfo del Biafra. All’inizio del XIX secolo le regioni della Nigeria settentrionale furono segnate dalle guerre sante dei fulbe, che scalzarono il potere dei gruppi dirigenti hausa costituendo un grande impero. Dopo la conferenza di Berlino (1885), che sanzionò le mire inglesi sull’area nigeriana, ebbe inizio il processo di colonizzazione attraverso l’occupazione, nel 1851-52, di Lagos e poi della zona costiera, divenuta colonia nel 1861. Nel 1879 venne creata la Compagnia reale del Niger, che amministrò i territori lungo il Niger fino al 1898. Successivamente fu completata la sottomissione dell’area settentrionale e nel 1914 le due zone (settentrionale e meridionale) furono poste sotto un’unica amministrazione. Tra le due zone permasero tuttavia profonde differenze e conflitti etnici che, complicati da interessi economici, avrebbero contraddistinto la storia coloniale e postcoloniale della Nigeria. Governatore generale del paese divenne lord Frederik Lugard, che vi applicò il sistema dell’indirect rule, mantenendo a livello locale le strutture amministrative indigene ma sovrapponendovi l’autorità di un governo coloniale che deliberava in ambito nazionale.

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3. L'indipendenza

Nel dopoguerra si manifestarono i primi fermenti nazionalistici – alimentati dai partiti politici e dai movimenti sindacali – che ricevettero un forte impulso quando la vicina Costa d’Oro (Ghana) divenne indipendente. La costituzione del 1945 e poi quella del 1951, che introduceva il suffragio universale e il sistema rappresentativo a livello nazionale, segnarono un ulteriore passo verso il processo di decolonizzazione. La costituzione del 1954 fece della Nigeria uno stato federale: con questa soluzione si cercò di tenere conto delle profonde differenze esistenti fra la regione settentrionale (in cui la classe dominante locale era ancora costituita dai fulbe e la maggioranza della popolazione era rappresentata dagli hausa), quella occidentale (abitata dagli yoruba) e quella orientale (caratterizzata da una maggioranza ibo strettamente legata all’amministrazione coloniale inglese). Tra il 1957 e il 1959 le tre regioni raggiunsero separatamente l’indipendenza, che fu poi riconosciuta all’intera Nigeria il 1° ottobre 1960. Primo ministro della federazione divenne allora sir Abubakar Tafawa Balewa, membro del Partito del Congresso del popolo settentrionale: il nord del paese, politicamente più arretrato ma più vasto e popolato delle altre regioni, si avviava così a esercitare una supremazia che sarebbe stata ben presto violentemente contestata. Divenuta nel 1963 una repubblica in seno al Commonwealth britannico, la Nigeria fu scossa da un primo colpo di stato militare il 15 gennaio 1966, quando prese il potere il generale Ironsi, appartenente all’etnia ibo. Furono quindi adottate una serie di misure volte a ridurre la preminenza della regione settentrionale nella vita politica del paese, mentre gli ibo residenti nel nord divennero oggetto di dure persecuzioni. Il 29 giugno dello stesso anno il generale Ironsi fu assassinato, e la guida del nuovo governo militare fu assunta dal generale Yakubu Gowon (dell’etnia hausa). Mentre nella zona settentrionale continuavano i massacri degli ibo, il 27 maggio 1967 Gowon attuò una riforma amministrativa che aboliva la precedente suddivisione del territorio in quattro unità istituendo dodici nuovi stati. In questa confusa e grave situazione il colonnello Chukwuemeka Ojukwu reagì dichiarando l’indipendenza della regione orientale, che si proclamò repubblica del Biafra (30 maggio 1967). Ebbe così inizio una guerra civile su base etnica fra ibo del Biafra e hausa a nord, che si sarebbe trascinata dal 1967 al 1970, e nella quale gli interessi economici legati allo sfruttamento delle risorse petrolifere determinarono il coinvolgimento di paesi stranieri a sostegno del governo federale nigeriano (la Gran Bretagna e l’Unione Sovietica) o dei secessionisti biafrani (gli Stati Uniti e la Francia). Il conflitto, dopo gli iniziali successi delle forze del Biafra, si concluse con la capitolazione di queste ultime, ma soprattutto con un tragico bilancio in vite umane (circa un milione e mezzo di morti) e un enorme dispendio di risorse materiali. La ricostruzione e la riconciliazione del paese furono i compiti che il governo militare di Gowon si sforzò di perseguire, ma i gravi problemi irrisolti – dal sottosviluppo all’inefficienza e alla corruzione dell’amministrazione – crearono le condizioni per un nuovo colpo di stato, che destituì Gowon nel luglio 1975 e pose al suo posto il generale Mohammed Murtala, il quale fu ucciso l’anno seguente in un fallito colpo di stato e fu sostituito dal generale Olusegun Obasanjo. Questi nel settembre 1978 promulgò una nuova costituzione che prevedeva il ritorno al potere dei civili e l’instaurazione di una repubblica presidenziale sul modello di quella statunitense. Nel luglio 1979 si tennero quindi libere elezioni per la Camera e il Senato, mentre nell’agosto dello stesso anno fu eletto presidente il candidato del Partito nazionale della Nigeria Alhaji Shehv Shagari. Il governo civile nigeriano, in conseguenza del boom petrolifero e del sempre maggior peso sulla sua economia dei giacimenti di petrolio, avviò una politica di nazionalizzazioni delle proprietà delle compagnie petrolifere straniere e assunse una posizione radicale fra i membri dell’OPEC. Riconfermato il 6 agosto 1983, il 31 dicembre 1983 Shagari fu però rovesciato da un nuovo colpo di stato, che portò al potere nuovamente i militari con il generale Mohammed Buhari, deposto il 27 agosto 1985. Gli subentrò un Consiglio superiore delle forze armate (AFRC) guidato dal generale Ibrahim Babangida. Il nuovo governo attenuò gli aspetti più repressivi della politica di Buhari (la censura, la detenzione di prigionieri senza processo, lo strapotere della polizia segreta), migliorò le relazioni con la Gran Bretagna e riaprì le frontiere con gli stati confinanti, chiuse dal 1984. Un fallito complotto nel dicembre 1985, le agitazioni studentesche del 1986, il riproporsi di gravi intolleranze etniche e religiose ritardarono il ritorno alla democrazia sino alle elezioni presidenziali del 1993, quando fu eletto Moshood Abiola. L’avvio della Terza Repubblica fu tuttavia nuovamente interrotto dal golpe del generale Sanni Abacha (novembre 1993). Questi introdusse nel paese un regime di terrore, durato sino alla sua morte nel 1998. La fine della dittatura creò, a opera di un governo militare di transizione, le condizioni per un ritorno alla normalità politica, che trovò la sua espressione nelle elezioni legislative e presidenziali del 1999. Fu eletto presidente il generale Olusegun Obasanjo del Partito democratico del popolo (PDP), che già tra 1976 e 1979 si incaricò di avviare il paese verso il governo civile. Fu quindi promulgata una nuova costituzione e nel 2003 Obasanjo fu riconfermato alla presidenza.

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4. La Nigeria nel Terzo Millennio

Nonostante gli sforzi compiuti da quest’ultimo per la pacificazione del paese, la situazione generale restò fortemente instabile a causa dei numerosi conflitti etnici, del periodico riaccendersi delle violenze tra cristiani e musulmani e delle azioni di guerriglia del Movimento per l’emancipazione del delta del Niger (MEND), che colpirono soprattutto le raffinerie di petrolio straniere. Un altro fattore di instabilità fu legato alla disputa territoriale con il Camerun per il possesso della penisola di Bakassi, dalla quale la Nigeria ritirò le proprie forze militari solo nel 2008. Nel 2007, nonostante le gravi irregolarità, divenne presidente Umaru Yar Adua, candidato del PDP. A causa delle precarie condizioni di salute di quest’ultimo, nel 2010 il potere passò nelle mani del suo vice, Goodluck Jonathan, tra le cui priorità rientrarono la lotta alla corruzione e l’avanzamento delle trattative con i ribelli del delta del Niger. Goodluck Jonathan fu riconfermato nelle elezioni presidenziali dell’aprile 2011.

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